IL MATTINO: LA QUESTIONE DEL MONTI-BIS AL CENTRO DEL DIBATTITO POLITICO ITALIANO

LA QUESTIONE CRUCIALE OGGI NON È SE SARÀ MONTI O NO A GUIDARE IL PROSSIMO ESECUTIVO, DOPO LE ELEZIONI DEL 2013, MA SE LE FORZE CHE SOSTENGONO IL GOVERNO MONTI SI IMPEGNANO O NO FIN D’ORA A PROSEGUIRE NELLA SUA STRATEGIA, PER LA SCOMMESSA EUROPEA DELL’ITALIA, LUNGO TUTTA LA PROSSIMA LEGISLATURA

Intervista a cura di Maria Paola Milanesio, pubblicata sul quotidiano di Napoli il Mattino il 10 settembre 2012.

Professor Ichino, “sarà il voto a decidere chi governa”, dice Bersani. È uno stop a ogni ipotesi di un Monti-bis?
No,  è una regola elementare di democrazia. Comunque è sbagliato legare strettamente la questione della nostra strategia per uscire dalla crisi alla persona dell’attuale capo del governo: nel prossimo futuro Mario Monti potrebbe essere chiamato anche alla carica di Presidente della Repubblica, o dell’Unione Europea. E non ci sarebbe alcun motivo di rammaricarsene.

Lei da che parte sta? Con chi vuole che questa esperienza continui o con chi ritiene sia arrivato il momento dei politici?
Non solo io, ma moltissimi nel Pd, e anche fuori dal Pd, sono convinti che la strategia di Mario Monti per la scommessa europea dell’Italia debba essere confermata per l’intera prossima legislatura, indipendentemente da chi guiderà il governo. E sarebbe utilissimo che questa conferma venisse data fin d’ora, in modo esplicito e univoco, da tutte le forze politiche che sostengono il governo Monti: sarebbe questo il modo migliore per rispondere agli interrogativi sul prossimo futuro dell’Italia che giustamente si pongono i nostri interlocutori europei. Se questo avvenisse, l’intero clima politico si svelenirebbe.

In che senso?
In questo modo ciascun partito dell’attuale “grande coalizione”, superando la litigiosità esasperata che caratterizza la nostra politica nazionale, si impegnerebbe a contribuire a tenere ferma la barra nella prossima legislatura, sia che l’esito delle elezioni gli riservi un ruolo di maggioranza o di opposizione. È quello che chiederemo al Pd di fare, con un apposito memorandum programmatico, all’assemblea aperta convocata a Roma per il 29 settembre dai parlamentari firmatari del documento L’Agenda Monti al centro della prossima legislatura. Ed è quello che penso altri parlamentari stiano facendo in seno al PdL e al Terzo Polo, ovviamente con contenuti in parte diversi ma non sui punti essenziali dell'”Agenda”.

Ma se la condizione ineludibile, per qualsiasi prossimo governo, sarà accettare tout court l’agenda Monti, tanto vale dire subito che sarà anche dopo le elezioni un governo di “grande coalizione” come l’attuale.
Non è così. Fermi i pilastri portanti della strategia europea di Monti, le agende politiche di un Governo di centrosinistra, di centro o di centrodestra devono potersi differenziare tra loro in modo molto netto su numerosi capitoli, anche di notevole importanza.

Gli elettori, anche del Pd – così un sondaggio di Mannheimer -, sono divisi in due e quasi la metà vorrebbe un governo tecnico guidato da Monti o da un altro tecnico. Come legge questi dati?
Mario Monti è un outsider, ha una autorevolezza straordinaria sul piano continentale e su quello globale. E in casa nostra sta mostrando come si possa fare una politica molto incisiva anche senza la minima faziosità: una vera lezione per tutto il nostro ceto politico. Si può ben capire che siano in moltissimi a desiderare di averlo ancora a capo del governo nella prossima legislatura.

Troppo enfatico dire che l’Europa è stata salvata da due italiani, Monti e Draghi?
A patto di riconoscere che è stata proprio l’Italia a mettere più gravemente a rischio l’Europa, con l’enormità del suo debito pubblico. Certo è che la svolta clamorosa compiuta nei giorni scorsi dalla BCE guidata da Draghi non sarebbe stata neppure concepibile, se da parte della più grande nazione beneficiaria dell’intervento, l’Italia, non fossero state adottate proprio le misure di rigore e riallineamento agli standard europei che Monti ha saputo progettare e attuare a tempo di record.

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