PENSIONI E LEGGE ELETTORALE: NO AL RITORNO AL PASSATO

LA FEDELTÀ AGLI IMPEGNI PRESI, NELL’AMBITO DELLA STRATEGIA EUROPEA DELL’ITALIA, ESIGE COMPORTAMENTI COERENTI NON SOLO SUL CAMPO PREVIDENZIALE, MA ANCHE SU QUELLO DEI COSTI DELLA POLITICA

Appello dei promotori di Il Pd e l’Agenda Monti oltre il 2013, 11 ottobre 2012

Non si può affermare che si considera prioritario il sostegno alla strategia europea dell’Italia delineata e perseguita dal Governo Monti, e nello stesso tempo minare alla base uno dei pilastri di questa strategia, tornando ad abbassare l’età del pensionamento, oppure favorire un drastico aumento dei costi della politica, reintroducendo il sistema elettorale proporzionale con le preferenze, in circoscrizioni enormi.
Il futuro del Paese è legato alla capacità delle forze politiche di garantire che l’azione di salvezza e rilancio intrapresa dal Governo Monti non sia messa tra parentesi, ma si sviluppi coerentemente dopo le elezioni del 2013. È per questo che abbiamo sollecitato il Pd ad impegnarsi per portare l’Agenda Monti nella prossima legislatura. Se torniamo ad intervenire, a distanza di pochi giorni dalla nostra assemblea pubblica del 29 settembre scorso, è perché vediamo nella scelta del Pd di sostenere alla Camera una drastica correzione dell’intervento sul sistema previdenziale realizzato dal Governo Monti una pericolosa smentita di impegni e rassicurazioni verbali.
La disputa non riguarda la questione degli esodati che esige una soluzione legislativa improntata a uno spirito di giustizia: i cinquantenni o sessantenni che si ritrovano senza lavoro e senza pensione devono essere fortemente sostenuti nella ricerca di una nuova occupazione, con incentivi economici e normativi, e assistenza intensiva nel mercato; e se ciononostante restano disoccupati, hanno diritto a un congruo sostegno del reddito, come quello offerto dall’ASpI, condizionato alla loro disponibilità al lavoro (come previsto nel ddl Ichino presentato al Senato).
La proposta sostenuta dal Pd alla Camera, al contrario, “abbassa significativamente l’età media di accesso al pensionamento e determina oneri di rilevante entità, compromettendo non solo gli effetti della riforma operata col decreto legge 201 del 2011, ma anche quelli del complessivo processo di riforma implementato negli ultimi 10 anni” (dalla relazione della Ragioneria dello Stato).
Chiediamo dunque al Pd di superare ogni residua ambiguità, lasciando cadere una proposta che potrebbe demolire uno dei pilastri dell’Agenda Monti, mettendo a rischio l’intero sistema degli interventi attraverso i quali il Paese ha recuperato credibilità e ruolo nel processo volto a costruire un nuovo equilibrio delle politiche europee. Un ruolo che è stato universalmente riconosciuto. In ultimo dal Presidente Hollande e dal Governo francese, impegnati per la ratifica del Fiscal Compact.
Sollecitiamo infine tutte le forze politiche – e in particolare il Pd – a guardarsi dall’adottare, per il sistema elettorale, soluzioni che aumentino il costo delle campagne elettorali. Anche questo ha a che fare con l’Agenda Monti: sobrietà, rigore, trasparenza, sono suoi essenziali principi ispiratori. Il rapporto tra cittadini e sistema politico – gravemente compromesso da degenerazioni, malversazioni e sguaiataggine – finirebbe col rompersi irrimediabilmente di fronte alla scelta della politica di darsi regole elettorali stridenti con questi principi.
Roma, 11 ottobre 2012

I promotori di Il Pd e l’Agenda Monti oltre il 2013,  Alessandro Maran, Claudia Mancina, Giorgio Tonini, Enrico Morando, Magda Negri, Marco Follini, Marilena Adamo, Paolo Gentiloni, Paolo Giaretta, Pietro Ichino, Salvatore Vassallo, Stefano Ceccanti, Umberto Ranieri.

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