RENZI E LA “FINANZA CATTIVA”: BERSANI METTE A NUDO UN LUOGO COMUNE DELLA VECCHIA SINISTRA

CONSIDERARE LA FINANZA COME IN SÉ “CATTIVA” È UNA GROSSA SCIOCCHEZZA, CHE UNA SINISTRA MODERNA NON PUÒ PERMETTERSI: SENZA LA FINANZA IL MONDO SAREBBE DRAMMATICAMENTE PIÙ POVERO E NON SAREBBERO POSSIBILI NEPPURE LE POLITICHE KEYNESIANE CHE LA SINISTRA STESSA PREDICA

Testo integrale della dichiarazione raccolta da Claudio Cerasa per Il Foglio, 20 ottobre 2012, pubblicata con alcuni tagli per motivi di spazio – Su questa mia dichiarazione è stato diffuso sul web un commento fortemente critico che riporto di seguito, con la mia risposta

In che cosa, secondo lei, è fuori luogo la polemica di Bersani e D’Alema sui rapporti tra Matteo Renzi e la “finanza cattiva”?

“Considerare la finanza come in sé cattiva, come la responsabile della crisi economica globale, equivale a dimenticare che senza finanza lo Stato non avrebbe neppure potuto prendere il denaro a prestito nei mercati internazionali, quindi non avrebbe potuto praticare quelle politiche keynesiane che gli stessi Bersani e D’Alema indicano come necessarie e salutari.  Certo, c’è anche la finanza cattiva; come ci sono i cattivi imprenditori e i cattivi lavoratori. Mi chiedo però se in questa polemica contro la ‘finanza cattiva’ non torni fuori  quell’antica concezione manichea che da una parte metteva la buona e operosa classe operaia, mentre dall’altra starebbe la classe borghese rapace e sempre a caccia di rendite. Un’edizione più recente di questo manicheismo è quella che mette da una parte gli operosi operai e imprenditori, dall’altra i finanzieri, indicati come parassiti della società. Se la polemica di Bersani e di D’Alema dovesse intendersi in questi termini, essa implicherebbe da parte loro una visione del Pd come una creatura politica più antica dello stesso Pci: Berlinguer e Longo avevano già mandato in soffitta quel genere di manicheismo.
Da parte di Bersani e di D’Alema – aggiunge Ichino – avverto anche un’altra stonatura su questo tema: in primo luogo l’incoerenza della critica rivolta a Renzi per quello stesso dialogare con esponenti del mondo dell’economia e della finanza che sia Bersani sia D’Alema hanno – giustamente – praticato mille volte, in incontri aperti o a porte chiuse, lungo tutto l’arco dell’ultimo quarto di secolo. Se  poi la critica è rivolta contro la ricerca da parte di Renzi di un finanziamento per la sua attività politica, attraverso questi contatti, non credo proprio che Bersani e D’Alema possano negare di aver mai ricevuto finanziamenti da imprenditori per la loro attività politica personale e/o per quella del partito da loro diretto: quello che conta, in questa materia, è soltanto la trasparenza. E su questo terreno Renzi oggi è più avanti del Pd, poiché pratica il principio della full disclosure: mette cioè on line ogni singola spesa effettuata e ogni singolo contributo ricevuto, con nome e cognome (mentre finora il Pd e i suoi gruppi parlamentari si sono limitati a mettere on line i bilanci annuali).”

UN COMMENTO CRITICO: “LA FINANZA E’ LA RESPONSABILE DELLA GRANDE CRISI”
Sarà anche un ottimo giuslavorista (comincio a dubitare anche di questo) ma quando parla di altro dice emerite superficialità.  Vorrei spiegare a d Ichino (ma sul suo blog non sono ammessi commenti) che tutta la letteratura economica mondiale ormai ha individuato nella finanza perversa la vera cifra che governa il mondo (e che è stata causa della crisi del 2008). Quello di cui Ichino non tiene per nulla in conto è lo stravolgimento delle regole che dominano i mercati finanziari voluti dai neocons repubblicani americani e con la complicità del new labour di Blair.  Quando il volume d’affari dei derivati è enormemente superiore al PIL di tutto il mondo di cosa stiamo parlando? Affermare che la finanza serve al sistema produttico è una affermazione banale, nessuno nega questo. Ma OGGI la finanza mondiale NON E’ al servizio dell’economia reale, i rapporti si sono invertiti.  Sono i guadagni a breve che contano; ed i guadagni a breve si fanno giocando d’azzardo sui mercati finanziari. Mi stupisce che queste cose Ichino non le sappia (anche se non mi stupisco più di niente).
Enzo Puro

Una cosa è la “finanza perversa”, altra cosa è la finanza in generale. E altra cosa ancora sono gli uomini e le donne che si occupano di finanza: conosco numerose persone serissime e molto perbene che fanno questo mestiere, con le quali ho frequenti incontri e scambi di idee molto utili, talvolta illuminanti; sentirle apostrofare indistintamente come “banditi” dal segretario del mio partito mi è molto dispiaciuto, per lui e per lo stesso mio partito. Ma torniamo alla finanza come attività, come categoria economica; essa costituisce un fattore essenziale per il buon funzionamento della nosta economia. Enzo Puro non ha mai sentito parlare di imprese che prendono denaro a prestito o cercano capitali nel mercato azionario per poter realizzare i propri investimenti? Questa non è forse “finanza”? E non è forse “finanza” quella a cui si rivolge il nostro ministro dell’Economia quando bandisce le aste per il collocamento dei titoli del debito pubblico? Se Bersani diventerà il nostro premier, non dovrà forse anche lui avvalersi della finanza per… finanziarlo questo nostro benedetto debito? Pensiamo davvero che i professionisti di queste transazioni siano tutti degli spregevoli Shylock assetati del sangue dei loro debitori? Lo sa, Enzo Puro, che chi acquista i titoli del nostro debito, per il tramite degli odiati finanzieri, sono per la maggior parte i fondi pensione dei lavoratori americani o giapponesi (ma anche i fondi di previdenza complementare dei lavoratori italiani) e i fondi di investimento che gestiscono il denaro dei piccoli risparmiatori di tutto il mondo? Certo, ci sono anche la cattiva finanza e i cattivi finanzieri; e ci sono le ricchezze eccessive accumulate attraverso le attività finanziarie; ma Enzo Puro lo sa che una buona metà delle attività della finanza mondiale è attivata e alimentata dai debiti sovrani, cioè in sostanza da spesa pubblica? Questa idea che oggi va per la maggiore nella cultura della vecchia sinistra italiana, secondo cui da una parte c’è “l’economia reale” (buona) e dall’altra “la finanza” (cattiva e causa prima della crisi economica mondiale) è davvero molto ingenua e fuorviante. La crisi del 2008 è nata dall’eccesso di mutui immobiliari statunitensi in sofferenza: vogliamo sostenere per questo che la “finanza” necessaria per favorire l’acquisto della casa è in sé malvagia e pericolosa? La crisi dell’euro che stiamo attraversando ora nasce dalla sfiducia degli operatori finanziari nella capacità di alcuni Paesi dell’Europa meridionale di far fronte ai propri debiti: questa crisi, dunque, è colpa degli operatori finanziari che si preoccupano, o dei Paesi che si sono indebitati troppo? Come tutte le attività, beninteso, anche la finanza va regolata bene; quanto più si fa sofisticata, tanto più è necessaria una sua sofisticata regolazione; ed è urgente riuscire a imporle una tassazione uniforme sul piano globale. Ma da questo a considerare genericamente “la finanza” come la causa prima se non unica della crisi mondiale ci corre molto. E un partito che tratta indistintamente come “banditi” i professionisti della finanza avrà sempre qualche problema a candidarsi al governo di un grande Paese. Tanto più se questo Paese è molto indebitato e quindi, oltre a essere un benemerito della finanza mondiale (per propria esclusiva scelta), della finanza stessa ha molto bisogno.  (p.i.)
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