REPUBBLICA.IT: AUMENTA LA DISOCCUPAZIONE, MA NON DIMINUISCE L’OCCUPAZIONE

NON È NEGATIVO CHE UN NUMERO MAGGIORE DI PERSONE CERCHINO IL LAVORO, SE IL TASSO DI OCCUPAZIONE RESTA INVARIATO – OCCORRE TUTTAVIA CHE CI METTIAMO RAPIDAMENTE IN CONDIZIONE DI FAR FUNZIONARE MEGLIO IL MERCATO DEL LAVORO, SIA NEL SEGMENTO GIOVANILE, SIA IN QUELLO FEMMINILE, SIA IN QUELLO DEGLI ANZIANI

Testo integrale dell’intervista a cura di Roberto Mania, pubblicata (con alcuni tagli per ragioni di spazio) sul sito Repubblica.it il 1° dicembre 2012.

L’aumento della disoccupazione è dovuto certamente alla recessione che ha colpito l’Europa. Ci sono però delle specifice cause italiane?
Il dato Istat indica un aumento delle persone in cerca di occupazione: questo di per sé non è negativo, in una situazione come quella che questi dati mostrano (almeno nel breve periodo), di stabilità del tasso di occupazione. Sta di fatto, comunque, che in Italia la situazione è aggravata dall’impossibilità in cui ci troviamo di stimolare l’economia con un aumento della spesa pubblica, o con un taglio drastico delle tasse compensato da un aumento del debito pubblico.

Quali sono le sue proposte per ridurre la disoccupazione, in particolare quella giovanile?
Per ridurre la disoccupazione, in questa situazione, dobbiamo innanzitutto attivare servizi di formazione professionale mirata ai posti di lavoro che restano scoperti per mancanza di personale qualificato (i cosiddetti skill shortages): ne abbiamo censiti centinaia di migliaia. Occorre inoltre imparare ad attirare gli investimenti stranieri: se solo fossimo capaci di allinearci per questo aspetto alla media europea, avremmo un flusso di investimenti in entrata ogni anno pari a più di 50 miliardi, che significa centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Per l’occupazione giovanile è indispensabile un servizio di orientamento scolastico e professionale capillare ed efficiente, che da noi per lo più manca. Per l’occupazione femminile occorre una strategia complessa, nella quale coniugare un forte incentivo fiscale con un aumento e miglioramento dei servizi alla famiglia. Anche per l’occupazione degli over55 è necessaria una strategia complessa; ma qui sono necessarie soprattutto nuove forme modulabili di transizione graduale dal lavoro alla pensione e la progettazione di nuove occasioni di lavoro, sia nel settore privato sia in quello dei servizi pubblici.

Le riforma del lavoro del ministro Fornero migliorerà la situazione?
La riforma Fornero per un verso flessibilizza il rapporto di lavoro regolare a tempo indeterminato, per altro verso pone norme di contrasto alle collaborazioni autonome in posizione  di sostanziale dipendenza. Nell’immediato questi due interventi possono produrre la perdita di qualche posto di lavoro: era probabilmente meglio un intervento più incisivo, ma limitato ai soli nuovi rapporti di lavoro. Le nuove disposizioni preparano però il terreno per una ripresa dell’occupazione più rapida e di qualità migliore, appena la congiuntura tornerà positiva. Concordo, comunque, con Mario Draghi quando ci esorta a proseguire sulla via della riforma del nostro mercato del lavoro in direzione di una migliore coniugazione tra flessibilità delle strutture produttive e sicurezza economica e professionale dei lavoratori.

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