UN MEMORANDUM PER L’ITALIA IN EUROPA

MONTI PROPONGA ALLA SUA MAGGIORANZA DI IMPEGNARSI DA ORA A DIFENDERE, AL GOVERNO O ALL’OPPOSIZIONE, LA STRATEGIA  CHE HA DELINEATO E INCOMINCIATO AD ATTUARE PER L’USCITA DALLA CRISI

Articolo-intervista di Claudio Cerasa, Il Foglio, 14 dicembre 2012

L’agenda dell’Europa è l’agenda dell’Italia, cari amici del Ppe, e vi garantisco che il programma dell’Europa non potrà che essere il programma da cui ripartirà chiunque andrà al governo nella prossima legislatura. Al netto di tutte le interpretazioni possibili sul gesto non scontato di partecipare al pranzo con i vertici del Ppe, il succo della giornata di ieri a Bruxelles è che Mario Monti ha garantito in mondovisione che, qualunque cosa accadrà nella prossima battaglia elettorale, l’Italia diligentemente continuerà a fare i suoi compiti a casa. Ecco: questo per quanto riguarda la teoria, ma nella sostanza cosa potrebbe fare Monti per dimostrare ai leader che ieri lo hanno coccolato che le sue parole non sono promesse ma impegni concreti che l’Italia intende prendere con le istituzioni europee?
“Credo – dice al Foglio Pietro Ichino, senatore del Pd – che Monti farebbe bene proporre alle forze della maggioranza che ha sorretto il governo in quest’ultimo anno un memorandum che le impegna, quale che sia la loro posizione nella prossima legislatura, a difendere i punti essenziali della strategia europea dell’Italia.

Quali punti in particolare?
“I punti sono gli stessi che sarebbero contenuti nel Memorandum che l’Italia dovrebbe firmare il giorno in cui fossimo costretti a chiedere l’intervento del Fondo salva-stati. E dunque: non si torna indietro su pensioni e mercato del lavoro; non si interrompe l’opera di riduzione della spesa pubblica e la dismissione del patrimonio pubblico male utilizzato; e non si fa populismo sull’Imu perché le nuove risorse disponibili devono essere destinate prioritariamente a ridurre il carico fiscale su lavoro e impresa. È  su questi contenuti che si gioca la fiducia dei creditori nei nostri confronti e quindi il tasso di interesse che pagheremo sui 2.000 miliardi del nostro debito. Avere la massima credibilità su questo terreno può fruttarci qualcosa come 50 miliardi di risparmio annuo su quegli interessi.  E assumere questo impegno spontaeamente, senza aspettare di doverlo fare nella stretta di una nuova crisi finanziaria, avrebbe un’efficacia doppia. Al posto di Bersani, non mi farei sfuggire un’occasione del genere.
“Viste le posizioni assunte da Berlusconi in questi ultimi mesi – dice Ichino riprendendo il filo – Bersani avrebbe tutto l’interesse a sfidare su questo terreno il centrodestra; e dovrebbe essere lui più di chiunque altro oggi – anche per rafforzare la propria affidabilità internazionale – a spingere Monti a presentare questo memorandum, ovviamente impegnandosi a votarlo. Certo, questo implicherebbe mettere la sordina a Fassina e rischiare la rottura con Vendola. Ma il discrimine della politica italiana oggi è costituito proprio dall’impegno su questa strategia europea. E il centrosinistra, se non indica con chiarezza su quale versante intende collocarsi rispetto a questo spartiacque, rischia una crisi con i grandi interlocutori europei. E forse anche una crisi interna”.
Ichino però, al contrario di quello che si potrebbe credere, non è convinto che la presenza di Monti in campo (o a bordocampo) possa essere un ostacolo per Bersani, ma intravede invece nella corsa parallela che porterà avanti il presidente del Consiglio una grande occasione per il segretario del Pd.
“La campagna di Monti per Bersani e il centrosinistra significa potersi finalmente confrontare con un ‘altro da sé’  di alto livello, invece che con il populismo di Berlusconi, o con il localismo xenofobo della Lega. Finalmente un benchmark politico impegnativo, che costringe la sinistra a svecchiarsi. Il problema, se mi è concesso, è che Bersani non ha chiarito con precisione che cosa contiene la sua agenda di governo. Se stiamo a quel che dice il responsabile Pd per l’Economia, Fassina, dobbiamo pensare a un’agenda diversissima rispetto alla strategia delineata da Monti. La stessa Carta d’intenti a cui Bersani si riferisce è così poco chiara, riguardo al discrimine fondamentale di cui parlavamo prima, che Vendola può presentarla addirittura come la pietra tombale sull’Agenda Monti. Per questo noi ‘democratici per l’Agenda Monti’ speriamo che Bersani la smetta di dire che facciamo metafisica; e sottoscriva degli impegni precisi che diano una marcia in più alla sua agenda di governo. Oltretutto – aggiunge Ichino – un’Agenda Monti fatta propria dal centrosinistra acquisterebbe più credibilità rispetto a quella attuale, sul piano internazionale. Ma per questo occorrerebbe che il Pd fosse un po’ più autonomo dalla Cgil”.
Una soluzione possibile, secondo il senatore, sarebbe non solo sostenere Monti nell’intenzione di portare il Memorandum alle Camere ma anche dare più spazio alle idee di Renzi.
“In questo momento – conclude Ichino – quello di cui Bersani ha bisogno non è tanto far spazio a Renzi, quanto far spazio alla sua spinta più incisivamente riformista, mostrare di avere capito perché Renzi è stato tanto capace di conquistare voti sia al centro dello schieramento, sia nella vecchia sinistra. E ne è stato capace non prendendo le distanze, ma facendo sostanzialmente propria la strategia europea dell’Italia disegnata da Monti, sia pure con le integrazioni più tipicamente proprie di uno schieramento di centrosinistra, incominciando da un forte sgravio fiscale sui redditi di lavoro più bassi. Questo ci chiede oggi l’Europa. E le parole di Monti a Bruxelles dovrebbero suggerire a Bersani che la strada dell’Italia è quell: alternative non ce ne sono”.

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