SE IL PD RIFIUTA IL MEMORANDUM DI MONTI, RINUNCIO ALLA CANDIDATURA

IL PD NON PUÒ CANDIDARSI A PROSEGUIRE NELLA STRATEGIA EUROPEA DELL’ITALIA AVVIATA DA MARIO MONTI, SE IL SUO RESPONSABILE NAZIONALE DELL’ECONOMIA AFFERMA CHE PROPRIO QUELLA STRATEGIA È LA CAUSA  DEI MALI DEL SISTEMA ITALIA

Intervista a cura di Alessandro Trocino, pubblicata sul Corriere della Sera del 21 dicembre 2012

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Resto nel Pd. Ma non mi candido alle primarie se il Pd non esce dall’ambiguità sulla via da seguire per uscire dalla crisi». Giuslavorista, liberal, sostenitori di Matteo Renzi alle primarie, Pietro Ichino è uno degli esponenti del partito democratico più vicino a Mario Monti.

Come vede il suo futuro politico?
«Continuerò a lavorare perché l’Italia esca dalla crisi mantenendosi sulla linea della strategia europea che abbiamo definito nel corso di quest’anno. E che ha incominciato a dare frutti importantissimi: la manovra di Draghi alla Bce e il Fondo Salva Stati sarebbero politicamente impensabili senza quello che il governo Monti ha fatto in casa nostra».

Lei è considerato un dei più filomontiani del Pd.
«Sono stato tra gli animatori di un nutrito gruppo di parlamentari democratici che hanno tenuto, nel luglio scorso e poi ancora a settembre, due affollate assemblee pubbliche sul tema “L’Agenda Monti al centro della prossima legislatura”. Il punto cruciale non è il ruolo istituzionale che avrà Monti dal marzo prossimo, ma quell’agenda, cioè la nostra strategia europea. Questo è oggi, e resterà sicuramente ancora per qualche anno, il discrimine fondamentale della politica italiana. Stiamo lavorando perché il Pd resti saldamente sul versante giusto rispetto a questo spartiacque».

Non tutti condividono le sue posizioni. Il responsabile per l’Economia del Pd, Stefano Fassina, la pensa diversamente.
«La mia speranza è che Bersani prenda una posizione molto chiara, correggendo nettamente la posizione di Fassina. L’occasione può essere proprio il memorandum che – come sembra – Monti proporrà alle forze politiche che hanno appoggiato il suo governo. Se quel memorandum corrispondesse sostanzialmente alla bozza che abbiamo presentato all’assemblea pubblica del 29 settembre scorso, noi chiediamo che il Pd si pronunci in modo netto a suo sostegno. E a quel punto sarebbe naturale che il Pd stringesse con Monti un’alleanza per le prossime elezioni. Il che ovviamente non significa ignorare gli errori e le lacune nell’operato del governo Monti nel corso di quest’anno».

Qualche giorno fa Matteo Renzi ha riferito che lei non avrebbe accettato di entrare nella quota dei “garantiti” e che si sarebbe sottoposto alla prova delle “primarie dei candidati”.
«Ho posto la mia candidatura alle primarie dei candidati del Pd. Chi intende votare per me sa benissimo che voterà per i progetti di riforma del lavoro che ho presentato in questa legislatura con l’appoggio di metà del gruppo dei senatori democratici, ripresi nel programma di Matteo Renzi per le primarie di novembre. E voterà anche per le proposte che abbiamo presentato nell’assemblea pubblica del settembre scorso. Ho inteso la mia candidatura alle primarie dei candidati per rendere evidente quanto esteso è il consenso, nell’elettorato di centrosinistra, intorno alle mie proposte e a quelle dei “democratici per l’Agenda Monti”».

Ma se il Pd prende un’altra strada, lei resta nel Pd o sta con Monti?
«Resto nel Pd. Ma a quel punto rinuncio alla candidatura al Parlamento. Non potrei partecipare alla campagna elettorale invitando a votare per un programma non compatibile con quello che sono convinto essere necessario per il nostro Paese. E continuo a lavorare per le cose in cui credo, nella convinzione che esse sono perfettamente coerenti con la ragion d’essere fondamentale del partito democratico».

D’accordo, ma nel caso in cui il Pd confermasse la posizione di Fassina, lei che farebbe? Potrebbe prendere in consideraizone l’ipotesi di candidarsi in una lista centrista montiana?
«Dopo 40 anni passati a lavorare dentro la sinistra italiana faccio molta fatica a vedermi in una delle formazioni politiche del centro attuale. Certo, nell’ipotesi di un Pd che, di fatto, si metta sul versante sbagliato e di fronte a qualche cosa di davvero nuovo rispetto ai vecchi schemi, potrei anche ripensarci. Ma oggi questo qualcosa non c’è».

E se Monti le proponesse di far parte di un suo governo?
«Conoscendo le sue idee, i suoi programmi e le sue qualità personali, sarei onorato di far parte della sua squadra, anche per l’amicizia antica che mi lega a lui. E non lo considererei affatto incompatibile con la mia appartenenza al Pd».
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