ALBERTINI, AMBROSOLI E LA LISTA MONTI

PERCHÉ PENSO CHE IL VOTO PER MARONI NON SIA POLITICAMENTE COMPATIBILE CON L’AGENDA MONTI, MENTRE LO SONO SIA IL VOTO PER L’EX SINDACO DI MILANO, SIA QUELLO PER LA LISTA CIVICA GUIDATA DA UMBERTO AMBROSOLI

Intervista a cura di Andrea Montanari, pubblicata da la Repubblica il 9 febbraio 2013

Pietro Ichino, numero due della lista “Scelta civica con Monti” al Senato in Lombardia, e numero uno in Toscana, alle elezioni regionali in Lombardia lei voterà Gabriele Albertini o Umberto Ambrosoli?
Non voglio rispondere a questa domanda oggi; e le spiego perché. Le figure di Albertini e Ambrosoli rappresentano due aspetti e due tendenze di una stessa società civile ambrosiana, onesta, laboriosa, europeista, convinta della necessità di riformare profondamente il nostro paese per fargli raggiungere i migliori parametri europei. La lista Monti vuole unire e rappresentare entrambe queste parti della società civile; cioè unire, sul piano nazionale, tutti gli europeisti riformatori, quale che sia la loro provenienza secondo le vecchie geometrie politiche.

Albertini, però, sostiene che i montiani che eventualmente votassero Ambrosoli lo spingerebbero solo nel burrone.
Non condivido questa affermazione. L’essenza stessa del regionalismo implica che ci sia uno spazio di possibile articolazione e di diversa combinazione tra le scelte che si compiono al livello nazionale e quelle al livello regionale. Proprio questo mi induce ad affermare che in Lombardia esistono, oggi, due opzioni sul piano regionale entrambe compatibili con una scelta politica sul piano nazionale per la Lista Monti. Lo stesso Albertini, del resto, stima Ambrosoli al punto da avergli offerto un posto nella propria giunta in caso di vittoria.

Quando scioglierà la sua riserva?
Prima del voto; e non lo terrò per me. Ma ogni cosa a tempo debito. Farlo oggi significherebbe allontanare senza ragione dalla Lista Monti e da Scelta Civica i sostenitori dell’uno o dell’altro candidato alla presidenza della Regione.

Lei come giudica i montiani che hanno già annunciato il voto disgiunto?
Così come molti altri che hanno compiuto la scelta di voto per Albertini. Questo conferma quanto dicevo prima: non è affatto irrealistica la prospettiva strategica di unire gli europeisti riformatori da qualsiasi parte essi provengano.

Chi rappresenta meglio in Lombardia il progetto riformista europeista di Monti: Ambrosoli o Albertini?
Entrambi sono dalla parte giusta, che è quella legata alla strategia europea dell’Italia. È Roberto Maroni che è dalla parte sbagliata. La posizione di Maroni è incompatibile non solo con l’agenda Monti , ma anche con la stessa Costituzione italiana.

Perché?
Perché la sua rivendicazione di riservare alla Lombardia come ad ogni altra regione italiana il 75 per cento del gettito delle imposte implicherebbe l’abbandono del principio di progressività fiscale.

Come mai?
Il reddito pro capite in Lombardia e Piemonte è superiore ai ventimila euro l’anno. Nel mezzogiorno, invece, è di poco superiore ai tredicimila euro. Il principio di progressività fiscale impone che ciascuno contribuisca a finanziare il bilancio pubblico nazionale in modo, appunto, progressivo. Per questo aspetto quel che propone Maroni viola la Costituzione. Altro è, ovviamente, il discorso sull’eliminazione degli sprechi e dell’assistenzialismo che contribuiscono a mantenere il sud in una situazione di sottosviluppo. Poi Maroni parla di rimetterci a battere moneta, che significa uscire dal sistema dell’euro. Non si rende conto del fatto che questo farebbe schizzare l’interesse sul nostro debito pubblico al 14 per cento, come era nel 2011 con la lira, e anche oltre. Vorrebbe dire spendere 280 miliardi di euro solo per gli interessi. Maroni dovrebbe spiegarci dove li andiamo a prendere e perché dovremmo buttare via tutti questi soldi. Il suo è un progetto demagogico, provocatorio e del tutto velleitario. Davvero non degno della regione italiana più importante e più europea.

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