EMENDATO E APPROVATO IL DECRETO-LEGGE SULLE STABILIZZAZIONI

IL SENATO TRASMETTE ALLA CAMERA PER LA SECONDA LETTURA IL CONTROVERSO DECRETO SULL’ACCESSO AL RUOLO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE, DOPO AVERNE CORRETTO GLI ERRORI PIÙ GRAVI

Intervento per dichiarazione finale di voto della senatrice Linda Lanzillotta, a nome del Gruppo di Scelta Civica, nella seduta pomeridiana del Senato del 10 ottobre 2013

LANZILLOTTA (SC) – Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE – Ne ha facoltà.

LANZILLOTTA (SC) – Signor Presidente, credo che, a conclusione dei lavori molto difficili che abbiamo svolto in questi giorni, sia necessario innanzitutto dare atto sia al Ministro che al relatore di avere assicurato la massima disponibilità e attenzione alle proposte e alle riflessioni che sono scaturite in Parlamento su temi molto seri che apparentemente riguardano l’organizzazione interna e il personale delle amministrazioni pubbliche, ma che, in realtà, condizionano la qualità dei servizi pubblici, l’efficienza dell’intera amministrazione e, quindi, la possibilità per cittadini ed imprese di disporre di un sistema che li accompagni nella loro vita e nella loro attività imprenditoriale. Infatti, quando diciamo pubblica amministrazione diciamo fisco, diciamo giustizia, diciamo sanità, diciamo tutto quello che oggi in Italia funziona non bene e che dobbiamo assolutamente migliorare. Penso che il decreto in esame sia stato oggetto in Parlamento di alcuni miglioramenti. Credo anche, però, che il rapporto tra la Commissione di merito affari costituzionali e la Commissione bilancio non abbia sempre conseguito il massimo del risultato. Bisognerà pertanto individuare metodi e raccordi per far sì che, alla fine, si possa giungere a soluzioni rispettose dei vincoli di bilancio, ma coerenti con gli obiettivi di policy amministrativa che ci si pone. Un aspetto su cui devo dare atto al Ministro di avere assicurato la massima disponibilità, quello cioè di tornare indietro su una scelta che riguardava l’Autorità  nazionale anticorruzione, che noi avevamo criticato anche se nasceva da una valutazione di criticità dell’organismo attuale, è stato in qualche modo smontato dalla Commissione bilancio. Il risultato che ne è scaturito non è soddisfacente e bisognerà pertanto riesaminare la questione.
Vorrei soffermarmi su tre aspetti su cui il Gruppo di Scelta Civica per l’Italia si è particolarmente impegnato. Il primo riguarda la mobilità dei dipendenti delle società pubbliche, quelle cioè partecipate, direttamente o indirettamente, da Stato, Regione, enti locali, ASL. Si tratta di una galassia infinita il cui perimetro è ignoto: non se ne conosce il numero esatto, non si conosce il numero dei dipendenti. Inoltre, come è noto, questo è stato un settore che ha fatto lievitare spesa pubblica occulta, disavanzi, debiti, e che è servito molto spesso ad aggirare il Patto di stabilità e anche le regole di assunzione stabilite sulla base delle norme costituzionali relative al pubblico impiego. All’interno di queste strutture lavorano anche persone di grande qualità che svolgono un’azione importante, soprattutto nei settori tecnici; molto spesso, però, si è trattato di assunzioni clientelari. Originariamente si prevedeva che nel caso di aziende e società o in default o in liquidazione (perchè procedura obbligatoria prevista dalla spending review) il relativo personale, che ovviamente è soggetto alla regolamentazione prevista per i dipendenti di società di diritto privato, sarebbe stato comunque riassorbito nel sistema pubblico. Il rischio che ciò avrebbe comportato una destabilizzazione degli equilibri anche delle società in bonis e, comunque, la creazione di disavanzi e debiti per l’intero sistema che sarebbero poi ricaduti nei bilanci degli enti controllanti era chiarissimo. Su questo si è tornati indietro, rinviando al disegno di legge di stabilità la soluzione di un problema (me ne rendo conto) socialmente grave: quello del futuro di questi dipendenti; e approvando un ordine del giorno molto preciso e dettagliato, che indica il modo giusto in cui il problema può e deve invece essere risolto. Credo che non possa sussistere una discriminazione così forte tra dipendenti di società private in crisi, posti in cassa integrazione e poi licenziati, e dipendenti di società pubbliche che, solo per avere avuto contatto con la politica, vengono in qualche modo attratti in un sistema di stabilizzazione del lavoro. Non è un sistema equo, non è un sistema meritocratico; quindi aspettiamo la soluzione che il Governo ci proporrà nella legge di stabilità. In ogni caso, diamo atto dell’attenzione ai problemi che sono emersi e per questo dichiariamo la nostra soddisfazione. Per quanto riguarda l’altro punto chiave, relativo al precariato nella pubblica amministrazione, anche in quel caso ci sono persone di grande valore che hanno fatto fronte a servizi essenziali. Tuttavia dobbiamo conciliare il principio del riconoscimento dell’attività svolta con quello del merito e del diritto dei giovani ad avere uno sbocco nel mercato della pubblica amministrazione. A nostro avviso, dunque, aver previsto che le nuove assunzioni interesseranno per il 50 per cento quanti oggi hanno un contratto a tempo determinato e per l’altro 50 per cento persone inserite in graduatorie senza termine (che quindi possono essere anche molto antiche, e dunque con la possibilità di selezionare soggetti che non hanno più aggiornamento o qualificazione) rischia di precludere l’accesso a giovani meritevoli che sono in attesa di collocamento e che aspirano a essere occupati in settori di interesse collettivo. Infine, un altro punto dove noi vediamo luci ed ombre è quello concernente l’Agenzia per la coesione territoriale. Ritengo che sia giusta la scelta di una centralizzazione, perchè la resa di una gestione così decentrata e frammentata dei fondi strutturali è sotto gli occhi di tutti: è una resa inaccettabile. Soprattutto nei territori del Mezzogiorno che più avrebbero bisogno di investimenti capaci di creare infrastrutture, sistemi di sviluppo, spinta alla crescita, abbiamo un tasso di utilizzazione in termini finanziari molto basso e una resa in termini economici solo parzialmente realizzata e che invece andrebbe decisamente incrementata. Credo che forme di tutoraggio, di monitoraggio e di sostituzione come quelle previste siano appropriate. Non so se lo strumento dell’Agenzia sarà adeguato; credo che dovremo monitorarlo. Ritengo che il doppio sistema di avere, da un lato, personale che nel corso di questi quindici anni si è specializzato e che andrà nell’Agenzia e, dall’altro, dei punti di qualità all’interno delle singole amministrazioni possa essere un metodo, mutuato da altri ordinamenti, in grado di dare risultati. Da questo punto di vista, pertanto, il decreto-legge in esame esce modificato a nostro avviso in meglio, pone problemi in parte ancora da sviluppare e approfondire, ma pensiamo che sia stato fatto un buon lavoro. Ringraziamo per questo il Ministro e il relatore e dichiariamo quindi il nostro voto favorevole. (Applausi dal Gruppo SCpI).

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