PERCHÉ L’ESPERIMENTO DEL CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE È INDISPENSABILE

OCCORRE RIDARE AGLI OSSERVATORI INTERNAZIONALI FIDUCIA NELLA CAPACITÀ DELL’ITALIA DI CONDIZIONARE IN MODO EFFICACE E TRASPARENTE IL SOSTEGNO DEL REDDITO AI DISOCCUPATI ALLA LORO DISPONIBILITÀ EFFETTIVA PER TUTTO QUANTO È NECESSARIO PER TORNARE A LAVORARE

Brano estratto dall’articolo A job half-done, di James Fontanella-Khan e Peter Wise, pubblicato sul quotidiano Financial Times del 24 ottobre 2013 – Segue una mia breve osservazione.

[…] Daniel Gros, director of the Centre of European Policy Studies, disagrees with the unions’ contention that labour market deregulation will fail to create jobs. However, he concedes that such reforms would be hard to implement unless supported by robust social welfare and efficient buresucracy. “In Italy, for example, I doubt they would be able to create a corruption-free system that actively helps and monitors that the unemployed are seeking work […] the risk of collusion is high” says Mr. Gros. […]

Questo è il modo in cui gli osservatori stranieri considerano la capacità del nostro Paese di praticare il necessario collegamento funzionale tra politiche passive e politiche attive del lavoro, cioè la necessaria condizionalità nell’erogazione del sostegno del reddito ai disoccupati. Se vogliamo voltar pagina, è indispensabile incominciare a sperimentare quel collegamento, e dedicare all’esperimento tutte le risorse di cui disponiamo, in modo da assicurarne il successo. A questo mira il progetto sul quale il Governo si è impegnato due settimane or sono accogliendo l’ordine del giorno preciso e dettagliato presentato da senatori di SC e del PD.    (p.i.)

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