LA FIDUCIA CONDIZIONATA DI SC CIVICA AL GOVERNO LETTA

NELL’INTERVENTO DEL NEO-SEGRETARIO DEL PARTITO IN SENATO I PUNTI PROGRAMMATICI IN MATERIA DI LAVORO, CHE SCELTA CIVICA CHIEDE ALl’ESECUTIVO DI ATTUARE PRIORITARIAMENTE: CODICE SEMPLIFICATO, CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE, SPERIMENTAZIONE BIENNALE, SGRAVI FISCALI PER IL LAVORO FEMMINILE

Intervento della senatrice Stefania Giannini, segretario nazionale di Scelta Civica, in sede di dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo Letta, svolto in Senato nella seduta pomeridiana dell’11 dicembre 2013Questi i documenti citati nell’intervento: la proposta di SC per il Contratto di coalizione; la proposta del Codice semplificato del lavoro: d.d.l. n. 1006/2013; quella relativa alla sperimentazione regionale del contratto di ricollocazione: ordine del giorno accolto dal Governo il 10 ottobre 2013; quella relativa alla sperimentazione di un rapporto più flessibile e meno costoso: d.d.l. n. 555/2013; la proposta dello sgravio fiscale per la promozione dell’occupazione femminile: d.d.l. n. 247/2013

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GIANNINI (SCMpI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNINI (SCMpI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, siamo oggi qui per votare la fiducia a un’Italia europea.
Viviamo, lavoriamo e continuiamo ad impegnarci in un Paese stanco e sfiduciato, in cui la tensione sociale – lo hanno ripetuto più o meno tutti – ha raggiunto proprio in questi ultimi giorni livelli allarmanti. (Brusìo).

PRESIDENTE. Colleghi, invito chi deve uscire dall’Aula a farlo in silenzio.

GIANNINI (SCMpI). Grazie, signor Presidente.
Tuttavia questo Paese vuole e deve ritrovare la dignità – come ha detto lei, signor Presidente del Consiglio, alla fine del suo intervento – e lo slancio per essere parte di un grande progetto: il progetto dell’Europa dei popoli, nel contesto di un mondo globale, in cui essere uniti e identificabili in questa unità vorrà dire poter partecipare, poter incidere, e cioè contare, trovare la strada della crescita e dello sviluppo.
L’Europa, nella nostra visione, non è un tema, è il contesto, la condizione necessaria e irrevocabile perché ogni azione politica nazionale possa trovare un senso e generare progresso. Ma ciò significa restituire alla politica, anche e soprattutto alla nostra politica nazionale, la sua responsabilità primaria: ovvero quella di scegliere e di decidere quali obiettivi, con quali strumenti e in quali tempi avviare quel processo di radicale riforma del Paese, sul piano politico, istituzionale ed economico, di cui la società italiana – lo abbiamo detto tutti e lo ripeto anch’io – ha ancora drammatico bisogno. E questo oggi, non domani.
Le abbiamo proposto un metodo, signor Presidente del Consiglio, perché il suo Governo, ristretto nei numeri e quindi necessariamente ispirato a obiettivi più ambiziosi, possa diventare veramente motore del cambiamento indispensabile. Il nostro metodo si chiama «contratto di coalizione», che per primi abbiamo suggerito nel giugno scorso – lei ha voluto ricordarlo e gliene sono grata – come binario preciso e sicuro per le larghe intese, che però le larghe intese non hanno potuto o saputo accogliere. Siamo certi che, se accolta, quella proposta avrebbe aiutato il Governo a non cedere ai ricatti, che ricordiamo ancora, sgradevolmente, e soprattutto avrebbe potuto generare una legge di stabilità più solida, già orientata a quelle politiche che costituiranno i pilastri dell’agenda politica dell’Impegno 2014: anno in cui speriamo che la discontinuità emerga chiaramente.
Si tratta di riforme che hanno solo costi politici e che, per volontà politica, potranno ridarci un’Italia più forte, più competitiva, più semplice e più istruita.
Il lavoro (lo hanno detto tutti e lo ripeto anch’io) è la priorità assoluta in Italia e in Europa ed è la nostra priorità. Chiediamo al Governo di intervenire, in primo luogo e subito, semplificando un diritto del lavoro ipertrofico. Migliaia di norme disperse in decine di migliaia di pagine possono essere racchiuse in poche decine di articoli, come ha dimostrato il senatore Ichino (il tema è molto popolare e ne ricordo il copyright autentico) e ben sappiamo come l’incertezza e l’incomprensibilità di una normativa oscura sia un disincentivo potentissimo per chi vuole investire e una straordinaria opportunità per chi vuole assumere irregolarmente.
Allo stesso modo, con misure definite e tempi certi, chiediamo di intervenire sul servizio del collocamento pubblico, che di fatto non esiste. Prenderne atto è già un passo avanti, ma non basta. Regione per Regione, attraverso un modello di cooperazione con servizi privati, chiediamo di introdurre il contratto di ricollocazione come strumento per il collegamento tra politiche passive e politiche attive del lavoro, per il sostegno del reddito, per l’incentivo alla mobilità della manodopera dai settori e aziende in contrazione a quelli in fase di espansione.
In questa fase di emergenza, Presidente, si deve avere anche e soprattutto il coraggio della sperimentazione e dell’innovazione: lo sono misure straordinarie come quella di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato più snello e flessibile, con costi contributivi e fiscali ridotti e uno sgravio selettivo dell’Irpef sui redditi di lavoro delle donne, per incentivare il tasso di attività femminile, su cui l’Italia è, dopo Malta, il fanalino di coda dell’Unione. Non ho sentito parlare tanto di questo tema oggi in quest’Aula, e vorremmo che fosse questo il primo Governo che si impegna a sostituire alla retorica di genere concrete politiche di genere. Noi ci impegneremo anche e soprattutto su questo. (Applausi dai Gruppi SCMpI e PD).
Non voglio tralasciare per ragioni di tempo volutamente le questioni importanti, fondamentali, di tipo istituzionale che la sentenza della Consulta sulla legge elettorale rende oggi più urgenti, ma che il mutato quadro politico forse rende più complicate da affrontare. Non sono questioni in sé dell’Esecutivo, ma l’Esecutivo ne dovrà tener conto. Esse chiamano in causa soprattutto le forze politiche e il Parlamento, e qui noi saremo pronti a dare prova di una vera maturità politica. Aggiungo che riteniamo fermamente che il Senato debba mantenere il suo lavoro sulla riforma della legge elettorale.
Non entro nemmeno nel merito dei temi che ho citato come prioritari, perché voglio solo richiamare ad atti espliciti di coraggio politico, per noi indispensabili. Un Governo che taglia i costi deve impegnarsi a restituirli alle imprese e alle famiglie (quindi un patto trasparente e dichiarato, cogente e non derogabile per destinare i risparmi della spending review 2014-2016 alla riduzione del cuneo fiscale e dell’IRAP, cioè i risparmi del bilancio pubblico che diventano risparmi nei bilanci delle imprese e guadagni nelle tasche dei lavoratori e delle loro famiglie); un Governo che vuole semplificare e modernizzare il Paese deve intervenire con leggi tempestive, chiare e coerenti rispetto agli obiettivi politici. Dal 2009, tutte le misure per le liberalizzazioni si sono perse nella ricerca di introvabili equilibri politici: ora è il momento di dare seguito ai rilievi dell’Antitrust sugli ostacoli alla trasparenza e alla concorrenzialità del mercato di beni e servizi nei diversi settori: dai trasporti, alle comunicazioni, dall’energia alle reti, dai servizi professionali a quelli postali. Liberalizzazioni e privatizzazioni sono processi strettamente legati, appartengono alla stessa cultura del rapporto pubblico-privato e se sono reali non devono implicare il controllo pubblico sulle società che generano.
Infine, signor Presidente, un tema che mi sta, ci sta particolarmente a cuore, anch’esso non troppo rilevato oggi, ma che metterei per primo in una gerarchia personale: un Governo che intende concorrere alla costruzione di una rinnovata agenda europea (assumendone la leadership e non subendone le politiche dall’alto, a partire senz’altro dalla straordinaria opportunità che è costituita dal semestre di Presidenza europea) deve investire sull’istruzione senza timidezze, senza recuperi dalle accise, con una generosità che sia in termini di strategia politica. (Applausi dal Gruppo SCMpI). Deve garantire un diritto allo studio consolidato e diffuso, ma favorire, al tempo stesso, quei percorsi di eccellenza che anche l’Italia possiede, che vanno valorizzati e dotati di un’autonomia gestionale e finanziaria, perché, anche in questo caso, la retorica del merito, qui più volte evocata, lasci il posto alla cultura del merito. Il decreto scuola, che ha destinato circa un terzo dei 450 milioni di euro assegnati alla stabilizzazione dei precari, francamente non è andato esattamente in questa direzione.
Si deve poi investire nella ricerca favorendo l’attrazione (lo ha detto bene nel suo intervento introduttivo) di investimenti privati italiani e stranieri. Anche in questo caso gli strumenti esistono: vanno applicati. Un credito di imposta superiore al 50 per cento ha fatto di Singapore l’Eldorado della conoscenza. Perché l’Italia non deve concorrere, nell’Europa del domani, ad assumere questo primato?
Signor Presidente del Consiglio, ho molto apprezzato la parte europea del suo discorso e mi ha ricordato parole che ho sentito pronunciare a Milano lunedì mattina da lei stesso, dal presidente Barroso e da altri.
Una nuova narrativa europea deve trovare un nuovo pubblico in grado di capirla, condividerla e diffonderla, se vogliamo restituire un orizzonte concreto e di lungo respiro al sogno di un continente fatto di integrazione, e quindi anche un’immediata sensibilità rispetto ai temi dell’immigrazione, del diritto di cittadinanza, di inclusione sociale e di sviluppo.
Avviandomi alla conclusione, vorrei ricordare che le cause della debolezza del sistema economico italiano sono strutturali ed è possibile rimediarvi solo con riforme strutturali. Noi saremo impegnati da subito su questo fronte e il nostro appoggio al Governo convinto rimarrà, tuttavia, condizionato all’accordo su un patto di coalizione che sia in grado di soddisfare le condizioni di merito e di metodo che ho riassunto.
Nelle prossime settimane avremo subito la verifica che questo sia l’orizzonte italiano ed europeo che vogliamo insieme raggiungere. (Applausi dai Gruppi SCMpI e PD).

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