LA VENDETTA DEL DUE PER CENTO

SE IL NEO-SEGRETARIO DEL PD RENDE PAN PER FOCACCIA AL VICEMINISTRO DELL’ECONOMIA

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 278, 5 gennaio 2014

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Stefano Fassina se l’è presa perché  Matteo Renzi, quando gli hanno riferito di una sua presa di posizione, ha risposto “Fassina chi?”. Susanna Camusso  ha prontamente stigmatizzato lo sberleffo e solidarizzato con il beffato: “un dirigente del partito deve rispettare ogni sua componente; quel toscanaccio di Renzi non può permettersi di sfottere uno che è stato fino a un mese fa responsabile nazionale del PD per l’Economia e ora vice-ministro!”

Ricorderà, però, l’ormai ex-responsabile nazionale PD ed ex-viceministro per l’Economia, che anche lui un anno e mezzo fa, nel giugno 2012, riferendosi alle proposte in materia di politiche del lavoro allora fatte proprie e rilanciate da Matteo Renzi, ebbe a dire che non  era neppure il caso di discuterne, perché quelle proposte erano condivise soltanto dal due per cento del PD (un due per cento destinato a crescere vertiginosamente!) (1). L’ex-responsabile  nazionale e ora ex-viceministro deve considerare che questi toscanacci sono permalosi: se la legano sempre al dito.

 

(1) Un lettore mi segnala in proposito anche questo titolo del Fatto Quotidiano del 22 giugno 2012: Fassina: “Renzi? È un portaborse. Ripete a pappagallo ricette di destra. È una figura minoritaria nel partito”

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