LA STAMPA: LA BATTAGLIA DEI TASSISTI CONTRO IL PROGRESSO TECNOLOGICO

LO SCIOPERO DI QUESTI GIORNI È UN CLASSICO CASO DI AUTODIFESA DI UN GRUPPO DI INSIDERS CONTRO LA CONCORRENZA DEGLI OUTSIDERS

Intervista a la Stampa pubblicata il 20 maggio 2014

Professor Ichino, come giudica le nuove manifestazioni di questi giorni da parte dei tassisti milanesi contro il servizio Uber?
Mi sembra che siano un classico caso di autodifesa di un gruppo di insiders contro la concorrenza di un gruppo di outsiders. Come sempre accade in questi casi, gli insiders si presentano come paladini di un interesse degli utenti alla qualità e sicurezza del servizio. Ma non è così.

La liberalizzazione non esporrebbe gli utenti a qualche rischio?
No. Gli utenti avrebbero tutto l’interesse di poter usufruire anche dei servizi offerti dagli outsiders. Nulla vieterebbe poi, in un mercato liberalizzato, ai taxisti più seri e affidabili di organizzarsi e darsi un marchio di qualità e sicurezza. Ma devono essere gli utenti a giudicare e a scegliere.

Lei è stato <pubblico ministero> nel <processo> intentato da Italia Aperta sui provvedimenti restrittivi minacciati dall’amministrazione Pisapia nei confronti di Uber. L’ultimo documento di consultazione  del Comune, che propone un tempo di attesa minimo di 90 minuti tra la chiamata all’Ncc e il suo effettivo utilizzo, impedendo quindi di usare gli Ncc come un servizio taxi immediato, conferma la sua opinione di una discriminazione contro gli Ncc?
Sì: sarebbe né più né meno che un modo per mettere i bastoni tra le ruote all’innovazione tecnologica. Una forma di vero e proprio luddismo. Con l’aggravante che a porlo in essere sarebbe un’amministrazione comunale, la quale dovrebbe invece fare l’interesse di tutta la cittadinanza. Non dovrebbe porsi al servizio di una lobby, per quanto prepotente e agguerrita.

I tassisti sostengono che la loro licenza, spesso acquistata a caro prezzo, viene di fatto svalutata da una liberalizzazione del trasporto urbano. Non è così?
I tassisti nel recente passato hanno respinto anche alcune proposte che prevedevano di accompagnare la liberalizzazione con un congruo indennizzo a loro favore, in proporzione al valore originario della licenza. Quello che difendono, in realtà, è proprio il principio del loro monopolio.

 

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