C’È MOLTO DI PIÙ DELL’ARTICOLO 18 (MA C’È ANCHE QUELLO)

L’INSIEME DI MISURE DI RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO SU CUI  STA LAVORANDO LA COMMISSIONE LAVORO DEL SENATO

Intervista a cura di Adriana D’Aquino per l’Agenzia di stampa ADN Kronos, 17 agosto 2014.

Dice il ministro Poletti: “Non serve abolire l’articolo 18, basta il contratto di inserimento. Se ci infiliamo nel solito braccio di ferro sull’articolo 18 non portiamo a casa nulla”. Senatore Ichino, che cosa ne pensa?
Il ministro Poletti ha ragione quando si propone di evitare il ripetersi del vecchio braccio di ferro pro o contro l’articolo 18. Proprio per uscire da quell’alternativa molto rozza, in sede di discussione del suo decreto-legge, nel maggio scorso, abbiamo raggiunto un accordo in seno alla maggioranza, che prevede la riscrittura semplificata di tutta la legislazione in materia di lavoro, con l’introduzione del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente. In quella sede abbiamo anche escluso l’introduzione di nuovi tipi di contratto di lavoro: questo significa che il contratto a protezione crescente non è  altro che il vecchio contratto a tempo indeterminato, con una nuova disciplina del licenziamento.

Dice Poletti: “Più che partire dall’art.18 dello statuto dei lavoratori, cioè dai licenziamenti, sarei per partire dall’art. 41 della Costituzione che tutela l’impresa e le sue finalità sociali e dall’art.46 che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione dell’azienda”.
Infatti in Commissione Lavoro al Senato stiamo lavorando da tempo con il Governo su entrambi questi capitoli. In particolare, sulla partecipazione dei lavoratori è in fase avanzata di definizione un disegno di legge mirato a rimuovere alcuni ostacoli che oggi frenano l’azionariato dei lavoratori e la partecipazione di loro rappresentanze nei Consigli di Sorveglianza.

Dice ancora Poletti: “Non basta introdurre il contratto a tutele crescenti se non si rende il contratto a tempo indeterminato più competitivo; e il contratto a tutele crescenti lo è, un contratto meno oneroso per l’impresa, se si alleggerisce il carico fiscale e contributivo”.
Perché il contratto a tempo indeterminato torni a essere la forma normale di assunzione occorrono due cose: una disciplina molto più semplice e meno rigida; una riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Per la prima occorre il Codice semplificato del lavoro con il contratto a protezione crescente, di cui si è detto prima. Per la seconda occorre un accordo bilaterale con l’UE: noi facciamo per davvero e fino in fondo la riforma all’insegna della flexsecurity, e voi ci consentite di sforare per due anni rispetto al vincolo del 3 per cento, per consentirci di ridurre di 35 miliardi annui il cuneo. I trattati europei consentono, anzi prevedono espressamente un accordo di questo genere.

Poletti dice una terza cosa interessante: “Sono favorevole ad un intervento sulle pensioni alte a sostegno di quei lavoratori che altrimenti rischiano di essere esodati”.
Ho sempre sostenuto che sulle pensioni di fascia alta calcolate con il sistema retributivo dovrebbe essere imposto un contributo proporzionato alla differenza rispetto al loro ammontare ricalcolato secondo il sistema contributivo: quella differenza è infatti la parte “non guadagnata” della pensione. Ma quel contributo non deve certo servire per riprendere la politica dei prepensionamenti. I lavoratori over 55 che rischiano il posto di lavoro, o lo hanno già perso, e non hanno ancora i requisiti per la pensione, devono essere considerati “disoccupati”, e non “esodati”; anche se hanno superato i cinquant’anni. Occorre porre in essere tutte le misure necessarie, compresi gli incentivi finanziari, per facilitare il loro reinserimento nel tessuto produttivo.

In Commissione lavorate al Codice semplificato del lavoro. In che consiste il progetto?
Nel 2009 ho presentato, con altri 54 senatori, un progetto di Codice semplificato mirato a sostituire le duemila pagine di legislazione del lavoro attuale con 70 articoli semplici, leggibili da chiunque e facilmente traducibili in inglese. Negli anni successivi, a seguito di centinaia di incontri in sede sindacale, politica e accademica, sono state realizzate due nuove “edizioni” di quel progetto. Ora in Commissione Lavoro al Senato stiamo lavorando a un disegno di legge-delega che consenta al Governo di emanare un testo unico semplificato, per il quale potrà essere in gran parte utilizzato quel progetto.

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