L’EQUILIBRIO POLITICO DELLA RIFORMA

NON STA IN UN COMPROMESSO TRA IMPOSTAZIONI CONTRAPPOSTE, MA NEL SUPERAMENTO DELL’APARTHEID, NELLA CONIUGAZIONE TRA FLESSIBILITÀ DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE E SICUREZZA DI TUTTE LE PERSONE NEL MERCATO DEL LAVORO

Dichiarazione pubblicata, con alcuni tagli per motivi di spazio, dal Sole 24 Ore il 20 febbraio 2015.

L’equilibrio politico di questa riforma del lavoro non può stare in un compromesso tra impostazioni diverse, in una commistione di contenuti che ne diluisca l’efficacia. Esso deve basarsi invece sul superamento dell’apartheid fra protetti e non protetti, sulla coniugazione di flessibilità delle strutture produttive e sicurezza economica e professionale delle persone nel mercato del lavoro, sull’effetto che essa produrrà già nelle settimane prossime nel senso dell’aumento drastico della quota di assunzioni a tempo indeterminato sul flusso complessivo dei nuovi contratti. Perché questo effetto si produca è indispensabile la nitida coerenza sistematica della nuova disciplina legislativa: questa costituisce oltretutto la migliore garanzia di stabilità nel tempo delle nuove norme, condizione indispensabile perché il nuovo diritto del lavoro aiuti la ripresa economica, invece che ostacolarla.

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