N. 334 – 23 febbraio 2015

UNA BATTAGLIA DURATA VENTICINQUE ANNI
Giunge a compimento, con il varo definitivo del decreto sul contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, un progetto enunciato per la prima volta alla fine degli anni ’80: un cammino lungo, difficile e a tratti tragico: leggi il mio editoriale telegrafico di oggi. È on line anche il testo del decreto approvato definitivamente dal Governo venerdì.

L’EQUILIBRIO POLITICO DELLA RIFORMA
Non sta in un compromesso tra impostazioni contrapposte, ma nel superamento dell’apartheid fra protetti e non protetti, nella coniugazione tra flessibilità delle strutture produttive e sicurezza di tutte le persone nel mercato del lavoro: leggi il mio breve intervento pubblicato sul Sole 24 Ore di venerdì.

LA FILOSOFIA DELLA RIFORMA E IL CAMMINO CHE RESTA DA FARE
Gli intendimenti di fondo del jobs act,  i primi passi compiuti e quelli ancora da compiere: leggi la mia intervista pubblicata dal mensile Acli News di febbraio.

DOVE AFFONDA LE RADICI LA RIFORMA
Come l’idea di fare del contratto a tutele crescenti la forma normale di assunzione per tutti è nata da un progetto organico che avevo già esposto alla metà degli anni ’90: leggi la mia intervista pubblicata ieri sui 19 quotidiani locali del Gruppo l’Espresso.

IL DECRETO SUL “RIORDINO DEI CONTRATTI”: LUCI E OMBRE
È positivo che il ministro del Lavoro abbia fatto propria la sfida della chiarezza e della semplificazione, ma lo schema provvisorio presenta alcuni difetti che vanno corretti: leggi la risposta al messaggio con cui un amico chiede la mia opinione a caldo sullo schema del terzo decreto, approvato provvisoriamente dal Governo venerdì.

IL JOBS ACT, LA LIBERTÀ INTELLETTUALE E LA DISCIPLINA DI GRUPPO
Se ci si pone al servizio della collettività impegnandosi in politica, e si vogliono produrre risultati utili per il Paese, si devono accettare regole comuni con i compagni di strada che ci si è scelti, almeno riguardo al comportamento nel voto: leggi la mia intervista al Corriere.it di mercoledì scorso.

COME SI MUOVERÀ L’ITALIA PER DIFENDERSI DALLA III GUERRA MONDIALE
La terza guerra mondiale, come non si stanca mai di dire Emma Bonino, è in gran parte una guerra civile che si va dispiegando nel mondo arabo-islamico,  e non soltanto lungo le tradizionali linee di frattura tra sciiti e sunniti: leggi l’editoriale di Giorgio Tonini, senatore PD, pubblicato sul Foglio di venerdì.

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