LA TERZA LEVA PER PROMUOVERE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE; ANZI, LA PRIMA

UNA “AZIONE POSITIVA” INCISIVA PER L’AUMENTO DEL TASSO DI OCCUPAZIONE FEMMINILE, ANCORA LONTANO DALL’OBIETTIVO UE – AL PROGETTO SI AGGIUNGE, PER LA PRIMA VOLTA, LA PROPOSTA DI UN ESPERIMENTO CONDOTTO SECONDO UN METODO RIGOROSO, PER MISURARE GLI EFFETTI DELL’INCENTIVO ECONOMICO

Risposta a una domanda del settimanale Donna Moderna, 7 ottobre 2015.

LA DOMANDA
Secondo lei, che cosa aiuterebbe le donne a conciliare lavoro e famiglia? Più leggi e/o più servizi? (per esempio, lavoro agile, voucher per baby sitter, più tutele, più donne dirigenti, meno carichi familiari?

UNA INCISIVA RIDUZIONE DELL’IRPEF SUI REDDITI DI LAVORO DELLE DONNE, COME AZIONE POSITIVA PER AUMENTARE IL LORO TASSO DI OCCUPAZIONE
L’alternativa non è soltanto fra una maggiore protezione o “promozione legislativa” e un aumento dei servizi, come asili nido o assistenza domiciliare per le persone non autosuffucienti. C’è una terza leva che, a mio avviso, dovremmo incominciare a sperimentare perché può essere la più efficace: la riduzione dell’Irpef sul lavoro delle donne, sia subordinato sia autonomo. Questa misura dovrebbe configurarsi come una “azione positiva” mirata a rompere il circolo vizioso che condanna oggi il tasso di occupazione femminile a rimanere largamente sotto il 50 per cento, con punte negative del 30 per cento nel Mezzogiorno. Essendo dunque finalizzata a neutralizzare una discriminazione sistemica, questa misura dovrebbe ridursi gradualmente via via che il gap tra i tassi di occupazione femminile e maschile si riduce. Questo farebbe sì che, a parità di ogni altra condizione, sia un po’ più conveniente che tra i due coniugi sia il maschio a prendere l’aspettativa per accudire il bebé, o il permesso per andare a parlare con il professore di una figlia. Nei disegni di legge che ho presentato su questa misura (n. 2102/2010 e n. 243/2013) è contenuta una disposizione che prevede lo svolgimento in due province di un esperimento pilota, gestito dalla Banca d’Italia, finalizzato a misurare il grado di elasticità dell’offerta di manodopera femminile e quindi a consentire di calibrare al meglio l’incentivo fiscale.

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