SERVIZI PER L’IMPIEGO: LETTERE DALLA PRIMA LINEA

DIRIGENTI E OPERATORI DELLA RETE CONFERMANO L’ESATTEZZA DEI DATI RIPORTATI NELLA NOSTRA INTERPELLANZA CIRCA LA NECESSITÀ DI UN IMPEGNO IMMEDIATO SUL FRONTE DEL MERCATO DEL LAVORO

Lettere pervenute nel corso del novembre 2015, a seguito della presentazione dell’interpellanza al ministro del Lavoro sul rilancio necessario della rete dei servizi per l’ìimpiego – Segue una mia breve risposta – In argomento v. anche due lettere di una dipendente di un CpI emiliano e il mio editoriale telegrafico del 23 novembre 2015, Centri per l’Impiego: occorre subito un piano organico di rilancio.

DA ROMA
Salve Senatore Ichino,
Le scrivo in riferimento all’interpellanza al mninistro del Lavoro e in particolare alla richiesta di chiarimenti sul destino del personale delle partecipate provinciali. La sottoscritta è una dipendente di una di queste società in house della ex provincia di Roma, da gennaio passata alla Città metropolitana. Lavoriamo dal 2004 formalmente in “SUPPORTO” ai centri per l’impiego di Roma, di fatto io e i miei circa 200 colleghi dei CpI siamo in sostituzione del personal e dipendente pubblico, come ormai abbondantemente certificato e documentato in questi anni.
Leggendo l’interpellanza sono rimasta colpita da alcuni passaggi che non mi fanno ben sperare  sul nostro futuro lavorativo.
1) Il  “se e come riutilizzare il personale dipendente delle partecipate provinciali” prefigura la concreta possibilità che non ci sia una prosecuzione nell’utilizzo di queste risorse a supporto dei centri per l’impiego.
2) La razionalizzazione della spesa pubblica anche “al fine del recupero delle risorse dipendenti dalle controllate partecipate”  è assolutamente doveroso procedere ad attuarla, ma non solo sulla pelle dei dipendenti di tali partecipate, soprattutto quelli che operano da anni nei centri per l’impiego e che rappresentano, con il loro lavoro, l’unica vera ragione d’esistere di certe aziende controllate ( ma da chi?). Le ricordo a tal proposito un editoriale a firma Sergio Rizzo uscito sul Corriere dell Sera a settembre scorso, in cui la società partecipata Capitale Lavoro spa viene definita “un feudo della sinistra a sinistra del PD”.
Mi rincuora, invece, che alla fine dell’interpellanza si solleciti il Ministro a “favorire la mobilità dei dipendenti delle controllate partecipate verso imprese operanti nella zona che possano valorizzare meglio le loro capacità”.
Francamente mi chiedo come si possa ricollocare sul mercato un professionista che da 10 anni si occupa di iscrizioni e reiscrizioni dei disoccupati/inoccupati, di collocamento obbligatorio, orientamento specialistico, incrocio domanda/offerta di lavoro etc etc tutte competenze possedute ma non certificate perchè risultiamo solo di “supporto tecnico ” alla pubblica amministrazione.
E poi presso quali aziende ci potremmo ricollocare? Le agenzie per il lavoro private non hanno bisogno di queste professionalità: non si occupano di orientamento specialistico e fanno poco e male anche la preselezione: l’approccio alle politiche attive è solo commerciale cioè di vendita di un servizio.
Una proposta seria ce l’avrei: dopo le stabilizzazioni nella scuola, quelle dei precari al comune di Roma etc etc procedere all’assorbimento nella pubblica amministrazione anche di noi precari dei centri per l’impiego e porre termine a questa anomalia tutta italiana di utilizzare personale privato e precario per sostenere i disoccupati nella ricerca di lavoro, firmare e certificare pratiche amministrative come fossimo dipendenti pubblici.
Visto che i centri per l’impiego si stanno svuotando e concorsi pubblici non si bandisco (oppure si bandiscono ma non si assume come al comune di Roma dove attendo da più di un anno di essere chiamata in servizio come funzionaria nei servizi di orientamento al lavoro) si potrebbe sopperire alle carenze di personale nei sevizi per il lavoro utilizzando quello che già ci lavora da anni.
Cordialmente
(lettera firmata)

 

DA VARESE
Gentile senatore Ichino,
le scrivo dalla “trincea” del Centro per l’impiego di Tradate, in Provincia di Varese, dove siamo rimasti solo in tre a gestire un stock di persone registrate nel nostro elenco anagrafico che sono ormai più di 6000… Senza contare il pensionamento del personale amministrativo già operante nei ruoli del Ministero del Lavoro, non sostituito per il blocco del turnover, negli anni pre-crisi sono arrivato a contare sino ad otto collaboratori, quasi tutti con contratti “non standard” non rinnovati in toto dalla pen-ultima Amministrazione che ha ridotto drasticamente la nostra capacità erogativa di servizi pubblici all’impiego: così una Provincia che – grazie soprattutto ai fondi comunitari dell’Agenda 2000 – aveva fatto pionieristicamente di quelli che oggi il Jobs Act definisce “livelli essenziali delle prestazioni” dei centri pubblici per l’impiego il proprio fiore all’occhiello, si ritrova alle soglie del 2016 in grave affanno nel garantirci il “minimo vitale” non solo in termini di personale, ma anche (e forse ancor peggio…) dal punto di vista dei supporti logistico-strumentali, con gravi rischi di collasso della tenuta del nodo provinciale del sistema informativo lavoro, strumento di primaria importanza di ogni nostra attività quotidiana, ormai privo di qualunque tipo di manutenzione ordinaria. Certo, in Regione Lombardia non manca una ricca offerta di servizi all’impiego erogati da soggetti privati accreditati, ma nessun paese civile al mondo riesce a fare a meno di un minimo di infrastruttura pubblica su cui innestare il libero concorso di operatori privati alla realizzazione di politiche attive del lavoro! Il conto verrà pagato soprattutto dai target più deboli della nostra utenza: giovani NEET, donne in reinserimento lavorativo, disoccupati di lunga durata over cinquantenni (privi di qualunque ammortizzatore sociale e “lontani” dalla pensione), disabili… E’ soprattutto pensando a loro – prima che al nostro destino professionale di lavoratori “sovrannumerari” di un’amministrazione pubblica sull’orlo del dissesto finanziario – che la invito ad incalzare il Ministero del Lavoro affinché sin d’ora si faccia carico con urgenza della condizione in cui versano le strutture periferiche della nascente ANPAL, perché a fine 2016 rischia di ritrovare sul territorio solo i “resti” dei nostri attuali servizi.
Grato per il rilievo che sono certo non mancherà di dare nel suo blog a questa ulteriore “lettera dal fronte”, la saluto cordialmente.
Fabrizio Simonini
responsabile del Centro per l’impiego di Tradate (VA)

DA COMO
Gentile Senatore Ichino, non posso che ribadirLe quanto già scritto più volte: stiamo perdendo pezzi e ormai se nei prossimi 2 mesi ( oltre sarà troppo tardi ) non interviene qualcuno (Governo, ANPAL ) a salvare il salvabile non ci sarà proprio più nulla da salvare. Quanto scritto dalla collega di Treviso è la nostra realtà: non siamo solo preoccupati per il nostro stipendio/posto di lavoro, ma siamo molto preoccupati per la perdita di professionalità, per la distruzione progressiva di quanto faticosamente costruito in questi anni. E per il servizio, che ormai NON DIAMO  QUASI PIU’. Possibile che nessuno voglia davvero fare nulla ? Possibile che dobbiamo essere noi operatori del territorio a chiedere di farci lavorare in modo decente ? Io in poco più di 1 mese ho perso 4 funzionari, da oggi dovrò fare a meno di ben 2 responsabili di CPI, tra una settimana ne perderò un altro, e così via fino a fine anno quando le persone andate via per pensionamento o fuga in altro ente saranno 8. Per non parlare poi del 2016. A nessuno interessa ? Forse devo andarmene anche io, anche se mi sembra un comportamento poco onorevole. Ma che a Roma si sveglino !!! Se la scelta è quella di distruggere il servizio pubblico, ci stanno riuscendo benissimo.
Rodolfo Di Gilio, dirigente della Provincia di Como, 9 novembre 2015

DA TREVISO
Egregio Professore,
sono un’operatrice del Centro per l’Impiego di Treviso. L’esperienza che ho maturato in 15 anni di servizio (compreso quelli di precariato) ha riguardato soprattutto le attività di incrocio domanda offerta, il collocamento mirato e la progettazione/gestione di interventi sperimentali di politica attiva. Ho scelto questo lavoro, non ci sono capitata per caso! L’ho sempre svolto con impegno, studio e soprattutto passione. In questa fase “transitoria”, non preoccupa solo il mero mantenimento del posto di lavoro, ma anche il rischio di perdere la professionalità acquisita e la capacità  gestire quotidianamente le istanze dei cittadini.
Le scrivo perché sento il bisogno di ringraziarla per la sua interpellanza: tratteggia esattamente la situazione in cui siamo costretti ad operare e quindi, non mi dilungherò nella descrizione di quanto avviene a Treviso.
Spero che ci siano risposte soddisfacenti e soprattutto urgenti perchè stiamo perdendo ogni giorno “pezzi” preziosi ed insostituibili, col rischio di non riuscire più a garantire nemmeno i servizi di base. Ringrazio lei e i suoi colleghi firmatari e vi chiedo di continuare a mantenere alta l’attenzione su questo aspetto dei servizi per il lavoro sui quali, contrariamente a quanto si dovrebbe fare, si sta deliberatamente disinvestendo. Cordiali saluti e buon lavoro
Katya De Bortoli, Treviso, 3 novembre 2015

L’interpellanza è mirata proprio ad attirare l’attenzione del Governo sulla necessità di un impegno maggiore per la riorganizzazione e il rilancio della rete dei servizi per l’impiego: l’informazione in proposito, su questo sito, sarà tempestiva e approfondita. Colgo subito l’occasione per osservare che desta qualche preoccupazione la notizia della stipulazione tra il Governo e le Regioni Toscana ed Emilia Romagna di convenzioni nelle quali la gestione della rete è affidata alle Regioni stesse, ma senza alcuna fissazione di obiettivi precisi, specifici e misurabili di copertura degli organici necessari, efficienza ed efficacia dell’attività dei CpI. Non si può dimenticare che già oggi, a norma del decreto legislativo n. 150/2015,  tutte le persone disoccupate che fruiscono del trattamento NASpI da più di quattro mesi avrebbero diritto al servizio di assistenza intensiva reso dall’operatore accreditato da esse stesse scelto, retribuito con l’assegno di ricollocazione: occorre operare con grande urgenza perché questo diritto sia effettivamente esercitabile (attualmente non lo è).  Sarà anche questo materia del dibattito in Senato, quando il Governo verrà a rispondere all’interpellanza.    (p.i.)

 

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