GLI OPERAI-BAMBINI E L’ETA’ DEL PENSIONAMENTO

I REQUISITI PER LA QUIESCENZA NON POSSONO ESSERE GLI STESSI PER LAVORO MANUALE PESANTE E LAVORO IMPIEGATIZIO. E OCCORRE UNA CONSIDERAZIONE PARTICOLARE PER CHI HA INCOMINCIATO A LAVORARE A 14 O 15 ANNI

Lettera pervenuta il 25 giugno 2009. Segue una mia risposta

Gentile professor Ichino,
sono un cosiddetto lavoratore precoce, e scrivo questa lettera anche a nome di tutti i lavoratori precoci che ho incontrato e che la pensano come me. Per precoci intendo lavoratori che hanno iniziato a lavorare molto giovani, io sono entrato nel mondo del lavoro in modo continuativo e regolarmente a libretto come si dice, all’età di  16 anni presso la catena di montaggio di un calzaturificio. Naturalmente ho lavorato anche prima, ma non a libretto ed in modo saltuario. Ho cambiato diversi lavori, dal garzone di carrozzeria  al camionista fino al guidatore di pullman. Mentre lavoravo, la sera invece di andarmi a divertire studiavo, poiché il mio sogno era quello di entrare nella pubblica amministrazione. Dopo avere partecipato a diversi concorsi sono riuscito a coronare il mio sogno, e sono entrato nella Polizia Locale. Adesso a 50 anni sono stanco di fare i turni, di rincorrere gli ubriachi, gli scippatori o gli zingari e tanti altri che non vogliono rispettare le regole; con la  vecchia normativa sarei andato in pensione fra  3 anni, ora sono diventati 8, solo che ne ho lavorati 4 che ero poco più di un bambino. Ora non vorrei sembrare egoista, ma noto spesso alla televisione degli spot pubblicitari che giustamente condannano il lavoro minorile, ma purtroppo negli altri stati e continenti…!
Dico questo perché qui in Italia nessuno bada a noi, nessuno sa che da quindicenni ci alzavamo presto per andare al lavoro mentre la maggioranza dei nostri amici viveva la loro adolescenza dedicandosi a quelle attività proprie di un adolescente.
Nessuno sa che il capo fabbrica ti controllava e spesso ti insultava ( dato che così giovane non avevi il coraggio di reagire) se non reggevi il ritmo della catena di montaggio, e che noi avevamo paura di perdere quel lavoro che tanto serviva per aiutare la famiglia.
Negli anni ho cambiato alcuni tipi di lavoro, ed ho sempre sognato il momento in cui avrei potuto riposarmi e magari fare quello che non ho potuto da ragazzo.
Facevo il calcolo di quanto mancava a compiere i 35 anni di lavoro per la pensione, poi la mazzata, sono diventati di punto in bianco 40, e credetemi per un lavoratore che ha iniziato a lavorare così presto sono tanti, tanti perché credo che cambiare il lavoro compiuto da quasi un bambino con quello effettuato da un lavoratore adulto e formato non sia di certo un affare, figuriamoci ora che non ci concedono neppure quello! Credo infatti che molti lavoratori siano diventati meno produttivi perché nella loro vita sono stati sfruttati da quando erano troppo da giovani e quindi consumati prima del tempo.
Mi farebbe veramente piacere conoscere ciò che pensa lei in merito a questo problema. Quello che trovo strano è che anche la rappresentante degli industriali Emma Marcegaglia, voglia ritardare l’uscita dal lavoro, quando specialmente nel privato il datore di lavoro vuole personale efficiente e forte anche fisicamente, per cui credo che gli industriali che la Marcegaglia rappresenta non siano poi così contenti delle sue affermazioni, cosa se ne faranno di persone che non renderanno più come in gioventù? Spero non pensino di lasciarli senza lavoro una volta che non saranno più in grado di assolvere al meglio i loro compiti…… oppure è proprio questo che vogliono fare? Sarebbe una catastrofe sociale!  E gli incentivi che un anziano non riuscirà a percepire proprio per i motivi sopra esposti? Quindi più passano gli anni meno uno potrà guadagnare, anzi magari passerà anche per lavativo ( o fannullone nella Pubblica amministrazione) perché il fisico non sarà più aitante come una volta. Io sono veramente stanco, stanco fisicamente ed intellettualmente, dopo 32 anni di lavoro, come possiamo farci ascoltare? Volevo inoltre chiedere se secondo lei, chi di dovere, ha tenuto conto del fatto che, con la nuova riforma delle pensioni, quando la stessa arriverà a regime,le aziende ed anche la Pubblica Amministrazione si troveranno con una marea di dipendenti cosiddetti anziani e poiché non si potrà assumere se questi non se ne andranno, non pensa che potrà esserci un disservizio per i cittadini ed i funzionari dirigenti che avranno a disposizione personale vecchio e magari dopo tanti anni anche demotivato? Certo gli over cinquanta non sono aitanti come un ventenne o un trentenne o anche un quarantenne (specie se sono lavoratori precoci). Crede che potrebbe esserci la necessità di svecchiare la pubblica amministrazione? Non pensa che sarebbero bastati i 35 anni di servizio lavorati seriamente per concedere il meritato riposo ad un lavoratore? Come pensa sempre chi di dovere, di ovviare all’inconveniente rappresentato dagli acciacchi che eventualmente dovessero presentarsi a causa dell’età? Ed ancora: non potrebbe essere che, sempre a causa dell’invecchiamento del personale in servizio, si andrà in contro tendenza ed invece del calo delle assenze per malattia, possano fisiologicamente in futuro aumentare? Questo ovviamente riferito a tutti i lavoratori, sia del pubblico che del privato. Per un lavoratore pubblico e non, che ad una certa età non sarà più aitante come in gioventù,e quindi meno redditizio dal punto di vista fisico, sono previsti cambi di mansione o incarichi meno gravosi? Certo c’è una certa incoerenza nell’inneggiare all’innalzamento dell’età pensionabile da un lato e dall’altro pretendere un fisico scattante ed operativo….(pena  l’essere tacciati di fannulloneria….) purtroppo le lancette dell’orologio della vita non possono andare a ritroso, anche se i vari ministri di turno dovessero impegnarsi a fondo per farlo.  Credo che sarebbe giusto e doveroso  riconoscere ai lavoratori precoci che hanno lavorato per l’economia del nostro paese fin da adolescenti, qualche anno di sconto e concedere loro di uscire in leggero anticipo dal mondo del lavoro, tenuto conto del fatto che oramai non saranno più tantissimi (in futuro inoltre saranno sempre meno) e non inciderebbero in modo gravoso sul sistema previdenziale.
Provo a dare anche una soluzione, per altro non mia, ma che ho sentito proprio alla televisione e letto su internet, e che condivido pienamente, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa anche lei Dottore, vado ad esporla di seguito: -applicare l’ azzeramento dei privilegi, oserei dire esagerati,  per le diverse categorie che ne usufruiscono, a partire dai politici- . Sto seriamente meditando con grande rammarico, di disdire la tessera del sindacato, (cisl al quale sono iscritto da 30 anni), poichè non mi sento più rappresentato, ho la sensazione che non gliene importi niente se noi siamo stanchi e dobbiamo lavorare non si sa fino a quando, forse perchè anche loro non sanno cosa vuol dire lavorare a 14-15 anni, e quale trauma a volte si subisce. Penso che dovrebbero essere proprio loro a proporre la soluzione che un buon politico ha suggerito, e cioè se togliessero i privilegi a tutti coloro che ne godono in modo,  come dicevo esagerato, (vedi stipendi e pensioni d’oro e pensionamenti dopo pochi anni di legislatura, che tutti si guardano bene dal mettere in discussione) potremmo accedere tutti alla pensione un po’ prima con un criterio più equo ed equilibrato. Purtroppo a volte ho la sensazione che invece di essere considerati esseri umani siamo considerati solo dei numeri o meglio solo strumenti di lavoro, e questo mi fa sentire molto amareggiato. Un’altra cosa che non capisco è questa: per quale motivo i lavoratori precoci nati più tardi devono essere trattati in modo discriminato rispetto i lavoratori precoci nati prima? (infatti la agevolazioni per i precoci in vigore fino a poco tempo fa non esistono più per noi nati dopo…e lavoreremo più anni degli altri) e questa è  giustizia? ma il sindacato  dov’è? non se ne è accorto che siamo trattati diversamente dagli altri? oppure non ha voluto accorgersene… Come saranno trattati coloro che hanno iniziato a lavorare si può dire quasi bambini, mentre gli altri ragazzi vivevano la loro adolescenza in modo normale, svolgendo le attività proprie di un adolescente? Purtroppo nessuna risposta, tutto tace,come se il silenzio potesse fare sparire il problema. E’ proprio vero che pancia piena non pensa alla vuota…..Cosa importa se noi non ne possiamo più? Anzi qualcuno dice che forse sperano di sfinirci completamente ed avere così pensioni in meno da pagare…..
Credo che i sindacati dovrebbero promuovere manifestazioni di piazza per far valere i diritti di coloro che sono stati bambini lavoratori; purtroppo come dicevo più sopra, dalla pubblicità che vedo alla televisione tutti si interessano giustamente ad ostacolare il lavoro minorile, ma negli altri stati e continenti….!! si vede che noi a suo tempo eravamo minori che non meritavano e non meritano tuttora che siamo adulti, di essere presi in considerazione! nessuno sconto per noi lavorare! lavorare! lavorare!! da bambino e da… grande!! peccato che chi ce lo impone spesso non sappia cosa vuol dire questa parola, e forse proprio per questo aggiungono con tanta facilità anni di lavoro sulle nostre spalle! Cosa possiamo fare per farci ascoltare? Cosa ci consiglia di fare? Forse creare un’associazione dei lavoratori precoci con tanto di presidente e rappresentanti che facciano valere le nostre ragioni a Roma presso il Governo?  Non è possibile che una persona che ha dovuto rimboccarsi le maniche fin da bambino non possa trarre da ciò un piccolo beneficio andando in pensione con qualche anno di sconto rispetto a chi ha iniziato a lavorare più tardi. Lo chiamo piccolo beneficio perchè scambiare gli anni lavorati da bambino o da ragazzo ancora adolescente ad una catena di montaggio o altro, con quelli lavorati da uomo adulto e formato, non sarebbero comunque un affare, figuriamoci così che non ci concedono neppure quello!
Le chiedo scusa per lo sfogo e per la lungaggine, ma è difficile trovare un interlocutore che se ne intenda di lavoro (quello vero!) e lei è uno dei pochi, uno dei pochi che può capire veramente il problema, anche dal punto di vista tecnico.
Spero che lei possa portare la nostra voce nelle sedi opportune, credo sia l’unico che possa farlo.
Con la speranza che possa leggere questa lettera, le auguro un buon lavoro e la ringrazio  anticipatamente anche a nome di tutti i lavoratori precoci.
Cordiali saluti
Moreno Barbuti

Concordo con lei sul punto che i requisiti per il pensionamento dei lavoratori manuali, e in particolare per coloro che abbiano svolto lavori particolarmente usuranti, non possono essere gli stessi rispetto a chi ha svolto un lavoro di tipo impiegatizio. Per la generalità dei lavoratori, comunque, credo che l’età del pensionamento debba essere elastica: chi sceglie di andare in pensione prima riceverà una pensione ridotta, chi sceglie di ritardare riceverà una pensione più alta, in modo che l’equilibrio del sistema sia assicurato. Non sono d’accordo con lei, invece, nel giudicare negativamente la prospettiva di un innalzamento dell’età media del pensionamento in Italia: la vita media delle persone si è allungata e contemporaneamente è notevolmente aumentato il livello di benessere fisico dei sessantenni; contemporaneamente si è allargata notevolmente la quota di coloro che svolgono un lavoro non manuale. E’ dunque logico ed economicamente necessario che l’età media di pensionamento aumenti.
Infine, credo proprio che sia sbagliata l’idea che i sessantenni che continuano a lavorare sottraggano occasioni di lavoro ai ventenni: i Paesi dove l’età di quiescenza è più alta sono anche quelli dove la disoccupazione giovanile è più bassa. Chi lavora di più non sottrae lavoro agli altri, ma crea ricchezza e incrementa la domanda di beni e servizi.      (p.i.)

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