SCIOPERO NEI TRASPORTI: UNA NORMA CONTRO LA DITTATURA DELLE MINORANZE

In un settore nel quale anche l’astensione di una piccola frazione dei lavoratori può bloccare un’intera azienda o categoria, ostacolando anche il lavoro di tutte le altre, ha senso introdurre una regola di democrazia sindacale che vincoli la proclamazione a un requisito maggioritario

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Intervista a cura di Andrea Ducci, pubblicata sul
Corriere della Sera del 18 giugno 2017 – In argomento v. anche il disegno di legge 14 luglio 2017 n. 2006 mio e di altri 25 senatori Pd e del Gruppo delle Autonomie; inoltre Contro gli scioperi che mortificano la capitale agli occhi del mondo, proposta avanzata dai sostenitori di Giachetti nel corso della campagna elettorale per il Comune di Roma, 1° giugno 2016, e il mio editoriale telegrafico Per la difesa del diritto di sciopero, contro lo sciopero del 7,5 per cento, del 10 agosto 2015
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Senatore da più parti viene evidenziata l’urgenza di regolamentare il diritto di sciopero. Serve davvero un giro di vite?
Non si tratta di un “giro di vite”, ma di introdurre un principio di democrazia sindacale, come proposto anche dalla Commissione di Garanzia.

Democrazia sindacale in che senso?
Il mio disegno di legge – n. 2006/2015 – limita l’intervento al settore dei trasporti, perché in questo settore, assai più che in altri, l’astensione dal lavoro di una frazione relativamente piccola di lavoratori può bloccare l’intera azienda o l’intera categoria, e ostacola anche il lavoro di tutti i terzi: logica vuole dunque che la decisione grave dello sciopero sia presa a maggioranza, o quanto meno con il consenso di una minoranza qualificata.

Il referendum preventivo tra i lavoratori non è una soluzione troppo macchinosa?
È previsto dalle leggi tedesca, britannica, spagnola, e persino da quella greca: non sarebbe dunque certo una anomalia nel panorama europeo. La mia proposta, però, è che il referendum debba essere attivato solo quando a proclamare lo sciopero sia una coalizione sindacale che non possa considerarsi maggioritaria nell’azienda, o nel settore, secondo i criteri fissati nell’accordo interconfederale del 2014.

Oltre a questa, quali altre misure prevedono il suo disegno di legge e gli altri in discussione in Senato?
Il mio propone anche una disciplina dell’assemblea sindacale per tutto il settore dei servizi pubblici: il principio deve essere lo stesso che si applica per le ferie, cioè quello del contemperamento dell’interesse dei lavoratori o del sindacato con quello alla regolarità del servizio, che di regola non deve essere interrotto dall’assemblea. Il disegno di legge Sacconi prevede anche che nei servizi pubblici il lavoratore sia tenuto a dichiarare la propria adesione o no allo sciopero con almeno cinque giorni di anticipo.

Questa proposta di Sacconi in concreto è praticabile?
Certo che sì. Anzi, in un libro del 2005 sostenni che questo obbligo potesse già dedursi dalla regola vigente dal 1990, che impone l’informazione preventiva degli utenti. Se a questo obbligo sono vincolati il sindacato e l’impresa, perché mai non dovrebbero esservi assoggettati anche i singoli lavoratori? D’altra parte non c’è alcuna questione di segreto o di privacy, perché comunque la loro adesione o no allo sciopero alla fine è conoscibile da chiunque.

La riforma avviata nel 2015 è poi finita su un binario morto per ragioni politiche. Chi ha maggiore responsabilità all’interno della maggioranza?
In realtà, in questa legislatura qualche cosa si è fatto: mi riferisco all’assoggettamento del settore dei beni culturali alla disciplina generale dello sciopero nei servizi pubblici, a seguito di un episodio di chiusura improvvisa e indebita del Colosseo. Però, è vero, si sarebbe dovuto e potuto provvedere a un intervento più organico di completamento della disciplina della materia, soprattutto nel settore dei trasporti; invece ci si è limitati a proclamare la necessità di farlo in occasione delle emergenze più gravi. Su questo piano, tutta la nostra politica è responsabile della tendenza a muoversi, o a dire di volerlo fare, solo sotto la pressione delle emergenze.

Realisticamente quanto tempo occorre per ottenere una nuova regolamentazione degli scioperi?
Se il Governo e la maggioranza fanno propria le dichiarazioni dei giorni scorsi del segretario del Pd e del ministro dei trasporti Del Rio, le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro del Senato possono sfornare il testo per l’Aula in quindici giorni. Un testo semplice, di quattro o cinque articoli in tutto, che potrebbe essere approvato in Aula anche prima della pausa estiva, poi dalla Camera prima della sessione di bilancio.

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