PERCHÉ LA PINETA

Il mutamento dell’aspetto di questo sito segna il passaggio da un decennio di azione diretta nell’agone politico a una fase di riflessione sul senso di quel che ho fatto fin qui, di studio e discussione sulla trasformazione in atto nella sinistra e nel movimento operaio italiano

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Primo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 474, 25 marzo 2018 – Al libro La casa nella pineta è ora dedicata una pagina permanente del sito.
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Al cambio di stagione che per me si compie in questi giorni, con la cessazione del mio ruolo pubblico e il ritorno al mestiere di professore, di avvocato  e di opinionista, non può non corrispondere un mutamento ben percepibile nel disegno della testata e nelle note dominanti di questo sito, cui continua a essere affidata la mia partecipazione alla vita della rete. Per sostituire il “treno della metafisica” di Giuliano Ghelli, che ha connotato il sito per dieci anni, ho scelto una pineta: quella piantata in Versilia dal mio bisnonno Giovanbattista Pellizzi un secolo fa e dipinta da un suo figlio, il mio nonno Carlo, negli anni ’60. La scelta è dettata dal fatto che proprio in questi giorni sta per uscire un mio libro intitolato alla “casa nella pineta” che per un secolo è stata ed è tuttora un po’ la patria della mia famiglia e mia: a questo libro da anni ho dedicato il tempo libero riversandovi tutto il mio animo e il mio vissuto. All’inizio mi ha mosso a scriverlo la necessità di rispondere a una domanda, che mi sento rivolgere da più parti con una certa frequenza, sul senso dell’evoluzione del mio pensiero e della mia azione nel campo del lavoro e delle relazioni industriali, dai primi anni ’60 in cui don Lorenzo Milani mi vincolava a “restituire tutto quello che avevo ricevuto”, al decennio di lavoro nella Cgil, fino alle battaglie degli anni ’90 e 2000 per una riscrittura profonda del diritto del lavoro. Quando mi sono accinto a scrivere la risposta a questa domanda non immaginavo che, per farlo in modo compiuto e totalmente sincero, avrei dovuto scavare così a fondo, oltre che nella mia vita, anche negli ultimi cinquant’anni di vita del movimento sindacale e della sinistra politica italiana. Ora che il libro sta per uscire, la speranza è che esso possa presentare qualche spunto di interesse non soltanto per i pochi curiosi della vicenda mia personale (di scarsissimo rilievo) e della mia famiglia, ma anche ai molti che si propongono di spiegare almeno in parte, guardandole per così dire dal di dentro, le vicende non lineari della sinistra e del movimento sindacale italiano.

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