DUE COSE CHE CI MANCANO PER UNA BUONA ALTERNANZA AL GOVERNO

Bene l’avvicendarsi di forze opposte al governo del Paese, ma per una democrazia matura manca la cultura della chiarezza dei programmi e del rispetto reciproco

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Secondo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 474, 26 marzo 2018 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 7 marzo e la mia intervista del gennaio 2015  Quirinale: bilancio di un novennato     .
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Non condivido i commenti ironici sulle “matricole parlamentari”, quel gran numero di neo-eletti che varcano la soglia del Palazzo per la prima volta, spaesati e inesperti. In un mondo governato per più di metà da regimi autoritari sono fiero di vivere in un Paese nel quale il sistema costituzionale consente effettivamente, oltre che il trasformarsi dei partiti di opposizione di ieri in partiti di governo, e viceversa, anche un ampio ricambio nelle assemblee legislative. Perché quest’alternanza al governo e questo ricambio del personale politico fossero davvero utili al Paese occorrerebbero però due cose. La prima è una maggiore chiarezza nei programmi: mi preoccupa l’opacità programmatica di una coalizione come quella tra Forza Italia, sezione italiana del PPE, e la Lega che si gemella con il Front National di Marine Le Pen; e mi sembra inammissibile che nel M5S candidato a governare qualcuno oggi proponga seriamente una politica anti-UE, dopo che in campagna elettorale il suo leader ha fatto di tutto per accreditarsi, a Roma e a Bruxelles, come garante della continuità della partecipazione dell’Italia al processo di integrazione europea. Una seconda cosa che manca alla democrazia italiana è il rispetto reciproco tra le parti contrapposte. Come detestavo i toni esasperati e faziosi con cui nella passata legislatura il M5S faceva opposizione al governo del Pd, proponendosi di squalificarlo radicalmente anche sul piano morale, altrettanto detesto i toni e gli intendimenti analoghi coi quali sento oggi alcuni esponenti del mio partito attaccare quelli del M5S, e mi preoccupa l’idea che il Pd si proponga di interpretare in questo modo il suo pur necessario ruolo di opposizione a un ipotetico governo M5S. Anche perché questo modo di trattarsi vicendevolmente fra maggioranze e opposizioni ha fatto sì in passato, e farà sì nell’immediato futuro, che chi va al governo si senta in dovere di smontare tutto quanto ha fatto chi lo ha preceduto. Anche le cose che non lo meritano affatto.

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