UN ALTRO CASO DI STAGE ABNORMI AL SUD

IL DIRITTO DEL LAVORO VIENE TROPPO FACILMENTE ELUSO. ANCHE PER QUESTO E’ NECESSARIO CHE SIA PIU’ SNELLO ED EFFICACE, IN GRADO DI FORNIRE REGOLE CERTE E CHIARE

Lettera pervenuta il 16 ottobre 2009

Caro professore,
ti segnalo quest’altra notizia che abbiamo “scovato” con la Repubblica degli Stagisti.
Si tratta di un programma di tirocini retribuiti da una società pubblica, Promuovi Italia, avviato con l’obiettivo di riqualificare i disoccupati meridionali spostandoli al settore del turismo.
Ci sono in ballo 60 milioni di euro, provenienti principalmente da fondi UE, che permetteranno di finanziare da qui al 2011 6mila tirocini. Anche se non si tratta di una cosa abnorme come quella dei superstage calabresi, ci sono alcuni punti che destano perplessità:
– niente limite d’età: ci troveremo quindi stagisti anche quarantenni o addirittura cinquantenni
– i tirocinanti riceveranno davvero molti soldi: circa mille euro al mese tenendo conto di tutte le varie “indennità”
Io ti metto qui sotto i due articoli che abbiamo dedicato al caso:
– Stage, maxi- finanziamento europeo da 60 milioni per disoccupati di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Ma tra i criteri di selezione non c’è l’età (link all’articolo)
– Progetto di stage “Les 4” di Promuovi Italia: la scheda con tutte le informazioni utili
Ti segnalo poi anche il link all’editoriale che ho scritto per commentare questa notizia:
– Progetto “Les 4” di Promuovi Italia: il rovescio della medaglia
Sostanzialmente dico: perchè mai dev’essere lo Stato a sobbarcarsi l’onere di pagare gli stagisti, considerando il fatto che questi dopo il primissimo periodo sono produttivi per le imprese (private) che li accolgono? Perchè non mettere come condizione alle imprese che vogliono partecipare o ospitare stagisti nell’ambito di progetti pubblici di contribuire anche loro – pagando per esempio la metà del rimborso spese?
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi!
Un saluto e buona serata,

Eleonora Voltolina

Concordo totalmente con le tue perplessità: è l’ennesima gherminella per eludere le norme sulla protezione del lavoro. E io vedo in questo l’ennesima conferma del fatto che occorre riscrivere il diritto del lavoro per il dopo-crisi, per le nuove generazioni. (p.i.)

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