DIALOGO SUL CROCEFISSO NELLE AULE PUBBLICHE

“LA TUA POSIZIONE E’ INECCEPIBILE, MA ARIDA, ISPIRATA A UNA FILOSOFIA RADICAL-ILLUMINISTA: NON TIENE CONTO DELLA STORIA E DEL VISSUTO QUOTIDIANO DELLA NAZIONE ITALIANA NELL’ULTIMO SECOLO”

Lettera di Lucio D’Ubaldo, senatore del PD, 4 novembre 2009, in risposta al mio intervento in Aula dello stesso giorno. Segue la mia risposta.

Caro Pietro,
la tua posizione sulla questione del crocifisso nelle aule scolastiche rimanda alla critica – mi pare – di una visione e di una “gestione pubblica” della religione come instrumentum regni. In questo caso la tua obiezione, legata alla tradizionale pregiudiziale anticoncordataria in forza di una ancora più profonda pregiudiziale antifascista, sarebbe ed è ineccepibile.
Il fatto è che il nuovo Concordato del 1984 “riconosce” alla Chiesa cattolica una grande incidenza sulla storia e il costume del nostro Paese; talché, per questa ragione di ordine culturale, “riconosce” altresì la legittimità dell’ora di religione e della presenza del crocifisso negli edifici pubblici.
Non credi, pertanto, che l’assoluto diniego così corretto e così arido proponga da parte tua – e non solo da parte tua, ovviamente – una costruzione filosofica e politica di tipo radical-illuminista, senza raccordo e senza rispetto per la storia e il vissuto quotidiano della nazione italiana?
Con amicizia
Lucio D’Ubaldo 

Nel mio intervento di ieri non ho affrontato la questione (difficile e delicata) del diritto dei non credenti all’assenza di simboli religiosi nelle aule scolastiche e di giustizia: la sola che può interessare laicisti e radical-illuministi. Ho posto invece la questione del diritto dei credenti a che lo Stato non si appropri del segno della loro fede, per farne il simbolo di una nazione o di una cultura, o peggio ancora per farne “un arredo”  d’ordinanza, come pure si è sentito dire ieri al Senato. Alla base del mio discorso non c’era una costruzione filosofica o politica, ma soltanto il rifiuto di quell’uso del crocefisso che ne stravolge e banalizza il significato. Non in nome di un laicismo radical-illuminista, ma in nome del primo comandamento biblico ho detto che quell’uso del crocefisso è sbagliato: “per rispetto dei cristiani, prima e più che per rispetto dei non cristiani”.             (p.i.)

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