LA FLESSIBILITA’ SELVAGGIA E QUELLA VIRTUOSA

SOTTERFUGI E IPOCRISIE CHE CARATTERIZZANO IL NOSTRO MONDO DEL LAVORO SONO LA CONSEGUENZA DI UN DIFETTO DI CULTURA DELLE REGOLE, MA ANCHE DI UN DIRITTO DEL LAVORO NON ADATTO AI TEMPI. OCCORRE RIDISEGNARNE UNO NUOVO PER IL LAVORO DEL DOPO-CRISI, PER LE NUOVE GENERAZIONI

Intervista a cura di Roberto Mania, pubblicata su la Repubblica del 9 novembre 2009

Perché la via italiana alla flessibilità è sempre contraddistinta da sotterfugi o ipocrisie come quella di trasformare i collaboratori in lavoratori a partita iva formalmente autonomi?
Perché, per un verso,  da noi la cultura delle regole è molto debole; per altro verso, il nostro sistema di protezione del lavoro, dove viene applicato, è troppo rigido rispetto alle esigenze di flessibilità delle aziende: per paura dei licenziamenti discriminatori o capricciosi, di fatto si impedisce l’aggiustamento industriale. E le imprese si arrabattano a cercare la flessibilità evadendo o eludendo il sistema protettivo.
Ma il licenziamento per motivi economici od organizzativi è pur sempre ammesso anche nell’area protetta.
In teoria sì; ma di fatto è molto difficile per l’impresa superare il controllo giudiziale, se il suo bilancio non è in rosso. Di fatto, nel rapporto di lavoro regolare il licenziamento per motivi non disciplinari è praticabile con rischi limitati per l’impresa solo se questa è in una situazione prefallimentare.
Dunque, secondo lei è più un problema legislativo che di cultura imprenditoriale?
Il lavoro precario è l’altra faccia della medaglia, è la reazione naturale a un eccesso di rigidità nella parte protetta del tessuto produttivo. Questo è particolarmente evidente nel settore pubblico.
C’è un modo per arrestare questo processo che riduce significativamente i costi per le aziende ma anche le tutele per una fascia di lavoratori già piuttosto debole?
Certo che c’è: lasciamo pure inalterato il sistema protettivo per chi il posto stabile lo ha già,  ma ridisegniamo il diritto del lavoro per chi verrà assunto d’ora in avanti, per le nuove generazioni. Tutti a tempo indeterminato, nessuno inamovibile, ma a chi perde il posto per motivi economici od organizzativi si garantisce un indennizzo crescente con l’anzianità di servizio e un sostegno robusto nel mercato del lavoro. Per i dettagli rinvio al disegno di legge contenente il nuovo Codice del lavoro semplificato, che presenterò proprio questa settimana con altri 30 senatori del Pd.
Non c’è il rischio di discriminazioni mascherate da licenziamento economico od organizzativo?
La protezione contro le discriminazioni può e deve rimanere forte. Stiamo parlando, comunque, di una protezione di cui oggi metà dei lavoratori dipendenti di fatto non gode.
L’Inps e il ministero del Lavoro fanno i controlli o hanno abbassato la guardia?
Dopo il giro di vite dato dal ministro del lavoro Damiano nella penultima legislatura, nell’ultimo anno il ministro ha dato segnali diametralmente opposti, anche in modo esplicito. Il Governo, d’altra parte, non sembra avere le idee chiare su questo punto.
A che cosa si riferisce, più precisamente?
Il ministro Brunetta sostiene che il mercato del lavoro italiano è il migliore del mondo; il ministro Sacconi, nel suo Libro Bianco, sostiene che il nostro mercato del lavoro è il  peggiore d’Europa. Sarebbe il caso che si mettessero d’accordo. D’altra parte, lo stesso ministro del lavoro Sacconi non è disponibile a cambiare nulla della disciplina vigente: sembra considerare che tutto sommato la situazione sia accettabile.
E il sindacato è immune da responsabilità?
A parole il sindacato è mobilitato contro il regime attuale di apartheid tra protetti e non protetti. Ma finché non si accetterà che il diritto del lavoro per le nuove generazioni venga profondamente ridisegnato, questo regime continuerà ad aggravarsi.
In quali aziende è più diffuso questo fenomeno?

Nei call center, nelle aziende editoriali, nelle scuole private e pubbliche, nel settore dei servizi alle imprese. Nei giorni scorsi è venuto alla ribalta il caso della MTM di Livorno, con 390 dipendenti dei quali dieci soli a tempo indeterminato. Ma in qualche misura il fenomeno si manifesta in tutti i settori.

 

 

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