LE CINQUE VARIABILI DELLA GUERRA DI PUTIN

Ora è il tempo del generale inverno, che metterà la sordina a cannoni e missili, ma potrebbe decidere le sorti del braccio di ferro tra Putin e l’Occidente agendo all’interno dei Paesi interessati

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Fondo pubblicato il 2 ottobre 2022 sulla Gazzetta di Parma – In argomento v. anche La questione scottante di cui non si discute.

Tra poche settimane la neve e il fango gelato renderanno difficile agli ucraini strappare altri lembi della loro terra all’armata russa, e ancor più difficile a questa tentare una controffensiva efficace. Ma non per questo resteranno congelate le sorti della guerra di Putin: al fattore militare se ne aggiungono altri quattro capaci di influire in modo determinante sull’esito della guerra, due interni al suo Paese e due esterni.

Il primo fattore interno è l’andamento della crisi economico-finanziaria nella quale le sanzioni internazionali hanno precipitato l’economia russa: via via che l’Europa si rende autonoma dal petrolio e dal gas venduti da Mosca, viene meno la fonte principale dell’attivo della bilancia commerciale russa; nel contempo la chiusura dei canali di commercio internazionali impediscono alle aziende russe l’approvvigionamento di materiale tecnologico indispensabile. Qui – se i Paesi occidentali restano fermi nell’applicazione delle sanzioni – il tempo quest’inverno lavorerà pesantemente contro il Cremlino.

Il secondo fattore interno è il malcontento popolare per la chiamata alle armi, che sommato ai disagi causati dalla crisi economica potrebbe mettere in grave difficoltà l’establishment putiniano.

A determinare l’esito della guerra, però, contribuiranno anche due fattori esterni: la capacità dei Paesi dell’Europa occidentale e in primo luogo di Germania e Italia di reggere all’attacco del “generale inverno” facendo a meno del gas russo e sopportando i sacrifici che questa rinuncia comporterà; inoltre la capacità della UE di restare unita a fianco dell’Ucraina, tenendole sempre aperta la porta e rafforzando il proprio processo di integrazione. Il capo del Cremlino punta molto, invece, sulle crepe che possono aprirsi in seno alla UE, sulle spinte centrifughe, in particolare sulla spaccatura che può determinarsi al momento – ormai prossimo – della decisione del Consiglio Europeo sulla sanzione contro l’Ungheria. Anche per questo la scelta che in proposito compirà il Governo italiano può assumere un’importanza di primo piano.

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