MEDICINA: SE LA QUANTITÀ È PERSEGUITA A SCAPITO DELLA QUALITÀ

In UK l’aumento indiscriminato degli studenti universitari ha portato una diminuzione della loro qualità – Prima (e invece) di allentare i filtri di accesso alle facoltà mediche, occorrerebbe operare per richiamare in Italia i molti medici eccellenti che se ne sono andati all’estero perché qui non trovano condizioni di lavoro soddisfacenti

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Articolo di Andrea Ichino  pubblicato sul Corriere della Sera il 29 settembre 2023 – In argomento v. anche, dello stesso autore, Il grido di dolore di Emma Ruzon e il dibattito sul merito nella scuola

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Aldo Rustichini, professore di Economia nell’Università del Minnesota

Un coro trasversale di tutte le parti politiche chiede di eliminare il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina per aumentare il numero delle matricole, peraltro già cresciuto negli anni recenti da poco più di 9000 a oltre 15000. Ma siamo sicuri che rendendo più facile l’accesso la qualità dei medici rimarrebbe la stessa?

Insieme a Aldo Rustichini e Giulio Zanella (http://www.andreaichino.it/wp-content/uploads/IRZ_Sorting.pdf) abbiamo studiato il caso del Regno Unito dove, negli ultimi trent’anni, la frazione di laureati tra le persone in età compresa tra i 25 e i 34 anni è aumentata dal 20% al 50%. Nello stesso periodo, le capacità cognitive di questi laureati sono diminuite in modo statisticamente e quantitativamente significativo. Ciò significa che l’espansione del numero di laureati è stata realizzata conferendo il titolo di studio universitario a persone progressivamente meno capaci.

È ragionevole ipotizzare che nelle Facoltà di Medicina italiane accadrebbe qualcosa di simile se venisse abolito il numero chiuso o comunque se il numero di iscritti continuasse ad aumentare. Non è scontato che uno studente con inferiori capacità cognitive possa diventare un bravo medico. Perché ciò accada sarebbe necessario che i suoi docenti e lui stesso facessero molta più fatica per completare con successo la sua preparazione. Quindi fare di lei o lui un bravo medico richiederebbe costi maggiori e forse non sarebbe nemmeno possibile. Detto in modo più esplicito, sareste ugualmente tranquilli nel farvi curare da un medico che abbia iniziato a studiare medicina dopo l’abolizione del numero chiuso?

Giulio Zanella, professore di Economia nell’Università di Bologna

Ciò che più sorprende è che ci sarebbe una strada molto più semplice ed efficace per avere un numero maggiore di ottimi medici in Italia: impegnarsi seriamente per far rientrare nel nostro paese i numerosissimi medici che attualmente lavorano negli ospedali e nelle università di tutto il mondo, e che sono universalmente apprezzati per le loro capacità eccezionali. Molti di loro sarebbero felici di poter tornare in Italia. Ciò che li trattiene dal farlo non è solo il trattamento retributivo, ma anche la mancanza di un ambiente che, con trasparenza, premi veramente le capacità e l’impegno e che finanzi adeguatamente la ricerca.

Gli incentivi fiscali attualmente offerti dal cosiddetto “Programma per il rientro dei cervelli” non sono evidentemente sufficienti. Il Governo potrebbe fare molto di più dedicando risorse per attirare questi medici in grado di lavorare immediatamente in Italia, invece che dedicarle ad aumentare gli iscritti a medicina con l’effetto di produrre dottori di qualità probabilmente inferiore e che comunque diventerebbero operativi tra molti anni. Altrettanto utile sarebbe incentivare i medici che già lavorano in Italia a non andarsene.

Andrea Ichino, professore di Economia all’Istituto Universitario Europeo di Firenze

Va invece nella direzione giusta la riforma introdotta dalla precedente Ministra Messa, che ha trasformato il vecchio “concorsone” in un sistema articolato di prove ripetibili negli ultimi due anni delle superiori. In linea con quanto suggerito dalla letteratura scientifica, una selezione basata su più prove in date diverse seleziona candidati migliori facendo meno errori. Perché allora non abolire l’inutile e costoso vecchio esame di maturità e potenziare invece un sistema di prove ripetibili con risultati confrontabili tra studenti indipendentemente dalle scuole di provenienza, come il Test Online del CISIA (TOLC)? Questo consentirebbe di risparmiare sui test di ingresso attualmente effettuati dalle varie facoltà e allineerebbe il nostro Paese con la prassi migliore di cui si abbia notizia.

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