L’OPZIONE CRUCIALE CHE DOVREBBE ESSERE PROPOSTA AGLI ELETTORI

Oggi la divisione che più conta è tra chi riconosce la centralità dell’UE e chi la rifiuta – L’alternativa destra/sinistra rimane, ma il processo di integrazione europea ha finito per destrutturare sia la prima, sia la seconda – Per rendersi più comprensibile la politica nazionale dovrebbe ristrutturarsi sulla base di quest’altra alternativa decisiva

.
Editoriale di Sergio Fabbrini pubblicato su
Il Sole 24 Ore del 21 settembre 2025 – L’Autore è Professore Emerito di Scienza politica e Relazioni internazionali alla Università Luiss di Roma: il suo ultimo libro è Nazionalismo 2.0. La sfida sovranista all’Europa integrata (Mondadori Università, 2025) – Gli altri scritti online su questo sito dedicati allo stesso tema sono raccolti nel portale Il nuovo spartiacque della politica mondiale

.

il prof. Sergio Fabbrini

[…]

La politica fa fatica a capire che il processo di integrazione ha portato alla formazione di una nuova divisione nella politica nazionale, tra partiti che riconoscono la centralità europea e partiti che la rifiutano. Tale divisione non ha sostituito quelle precedenti, ma ne ha cambiato la natura. La divisione tra destra e sinistra rimane, ma il processo integrativo ha finito per destrutturare sia la prima che la seconda. Tant’è che l’attuale governo italiano è diviso al proprio interno, come lo è l’opposizione. Le posizioni della Lega sono sistematicamente convergenti con quelle del M5S, ma anche dell’Alleanza Verdi e Sinistra, anche se, nella politica nazionale, quei partiti si collocano ai poli opposti. Lo stesso vale per le componenti europeiste del governo (come Forza Italia) e dell’opposizione (i centristi e il Pd), che hanno molto più in comune, nella loro visione dell’Europa, rispetto ai loro alleati sul piano nazionale. Il 9 settembre scorso, Forza Italia, Fratelli d’Italia e il Pd hanno votato insieme, nel Parlamento europeo, a favore della Relazione della Commissione europea che condanna “con la massima fermezza” l’aggressione russa dell’Ucraina, chiedendo di accelerare “l’adesione di quel Paese all’Unione”. Mentre Lega e M5S hanno votato contro. Anche qui, però, ambiguità non mancano. Fratelli d’Italia non sa come coniugare la sua identità di destra nazionalista con le esigenze di non essere esclusa dalla governance europea. Il Pd non sa come tradurre la propria visione europeista in proposte che rafforzino l’Ue. La politica europea (ed estera), anche nei partiti che contano, è subordinata a quella nazionale.

Insomma, la politica italiana pensa con le categorie nazionali, derivate dall’esperienza del secolo scorso, mentre la realtà ha i piedi saldi nell’esperienza del XXI secolo, caratterizzata da un ridimensionamento degli stati nazionali. Il governa si adatta ai condizionamenti europei che impongono la stabilità dei bilanci, limitandosi ad un’azione di retroguardia nelle politiche strategiche, come la sicurezza. Galleggia, ma non nuota. Si dice che sia “prudente”, in realtà non può fare niente perché rischia di dividersi al proprio interno. Esattamente come avviene nell’opposizione. Di qui, l’inazione dell’Italia nelle istituzioni europee. Se le cose stanno così, chiunque vincerà le prossime elezioni nazionali, continueremo ad avere un governo ed un’opposizione internamente divisi. Ci faranno parlare di altro, ma non della cosa che davvero conta, l’Europa. E’ possibile evitare questo esito?

.

Stampa questa pagina Stampa questa pagina

 

 
 
 
 

WP Theme restyle by Id-Lab
/* */