IL 41-BIS SIA APPLICATO CON ATTENZIONE AI SINGOLI CASI

UNA MISURA DI SICUREZZA CHE HA SVOLTO E SVOLGE UNA FUNZIONE INDISPENSABILE CONTRO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, MA VIENE TALVOLTA APPLICATA ANCHE IN SITUAZIONI NELLE QUALI LE ESIGENZE DI PREVENZIONE ORIGINARIE SONO CESSATE

Comunicato-stampa del Gruppo Pd, 28 gennaio 2016, in riferimento all’interrogazione al ministro della Giustizia presentata il giorno precedente – In argomento v. anche la mia Lettera aperta sul 41-bis, pubblicata sul mensile Ristretti Orizzonti il 16 novembre 2015; e lo scambio di lettere con i detenuti che ne è seguito:  Le prime risposte dal carcere sul 41-bis; e Perché gettare la chiave può essere un delitto peggiore; nonché il resoconto di Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, sul mio incontro con i detenuti in regime di alta sicurezza 1 del carcere di Parma .

I senatori Ichino, Manconi, Berger, D’Adda, Dalla Zuanna, Fucksia, Guerra,  Manassero e Susta hanno presentato oggi un’interrogazione al ministro della Giustizia, “frutto del lavoro di ricerca ed elaborazione di un gruppo di esperti di cui fanno parte anche costituzionalisti, giudici penali e professionisti dell’assistenza ed educazione dei detenuti, volta a mettere a fuoco alcuni aspetti critici dell’applicazione dell’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario”.
“Il regime del 41-bis – spiega il senatore del Pd Pietro Ichino – è una misura di sicurezza che ha svolto e svolge una funzione indispensabile nel contrasto alla criminalità organizzata, ma viene talvolta applicata anche in situazioni nelle quali le esigenze di prevenzione originarie sono cessate, con conseguente pregiudizio per la partecipazione del condannato alle iniziative necessarie per la sua rieducazione e riabilitazione”.
Gli autori dell’interrogazione chiedono perciò che “il ministro valuti l’opportunità di adottare linee-guida le quali, senza pregiudicare la funzione essenziale di sicurezza e legittima difesa della società civile, assicurino un’applicazione della norma costantemente attenta alle circostanze specifiche di ciascuno dei 700 casi oggi interessati, in ossequio rigoroso al principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione”.

Roma, 28 gennaio 2016

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