DAI RIFIUTI DI NAPOLI AL DEBITO PUBBLICO NAZIONALE: UN MEA CULPA E UNA CURA BIPARTISAN

LA CITTA’ SOMMERSA DALL’IMMONDIZIA E’ LA METAFORA DELL’ITALIA SCHIACCIATA DA UN DEBITO PUBBLICO ENORME – COME DALL’EMERGENZA NAPOLETANA, ANCHE DALL’EMERGENZA GRAVE DELLA FINANZA STATALE NON POSSIAMO USCIRE SE NON ATTRAVERSO UN MEA CULPA BI-PARTISAN, CHE SIA LA PREMESSA PER UN GOVERNO DI RESPONSABILITA’ NAZIONALE SOSTENUTO DA TUTTE LE FORZE POLITICHE MAGGIORI

Editoriale per la Newsletter del 29 novembre 2010 – Sulla svolta politica qui proposta v. anche  il mio editoriale del 1° novembre 2010 e l’editoriale di Paolo Franchi sul Corriere della Sera del 25 novembre; inoltre  l’intervista di Massimo D’Alema a Repubblica del 23 novembre, che si colloca sulla stessa lunghezza d’onda di quella di Walter Veltroni al Corriere della Sera del 18 novembre

Napoli è di nuovo sommersa dai rifiuti. A questo punto è evidente ciò che forse non lo era due anni fa: la responsabilità non è solo di una parte politica o dell’altra, ma dell’intero ceto politico. E la questione è talmente grave e complessa, che il centrodestra da solo non è in grado di risolverla, come non lo è stato il centrosinistra due anni or sono. Così stando le cose, il ceto politico ha un solo dovere: smetterla con i rimpalli di responsabilità e le contrapposizioni faziose, compiere unitariamente un solenne mea culpa, unire tutte le forze e le risorse disponibili, per cercare di voltare definitivamente questa pagina nera della nostra storia nazionale.
Il disastro di una città sommersa e soffocata dall’immondizia è la metafora di un disastro ancora maggiore: quello di un intero Paese sommerso e soffocato da un debito pubblico enorme, che ha raggiunto quasi il 120 per cento del prodotto interno lordo. Tutto il ceto politico ne è egualmente responsabile; e anche qui occorre smetterla con i rimpalli di responsabilità e le contrapposizioni faziose. La generazione colpevole del disastro deve solo chiedere scusa a quella dei figli e mettersi a loro disposizione per le opere di riparazione necessarie. Tutte le forze politiche responsabili devono unirsi per affrontare subito con rigore e determinazione l’emergenza.
L’Unione Europea ci impone di dimezzare il debito pubblico  in un tempo relativamente breve; ma ce lo impone anche il rischio incombente e gravissimo di una crisi finanziaria sempre in agguato. Adempiere quest’obbligo implica una mega-manovra finanziaria dell’ordine di 40 miliardi l’anno per diversi anni. Una manovra di questa entità può essere proposta e attuata soltanto da un ceto politico autorevole perché capace di mettere in discussione per primo se stesso e i propri privilegi, di tagliare drasticamente i propri costi: incominciando, per esempio, con il dimezzamento del numero dei parlamentari. Già solo una riforma costituzionale come questa è impossibile a una maggioranza risicata, sia essa di centrodestra o di centrosinistra. Ancor più impossibile sarebbe, per quella maggioranza risicata, il vasto programma di risanamento indispensabile: dismissione della parte inessenziale del patrimonio pubblico (infrastrutture fatiscenti, carceri dislocate nei centri cittadini, caserme inutilizzate, monumenti in istato di abbandono, edifici residenziali e molto altro), imposta progressiva sui patrimoni della metà più ricca degli italiani, attuazione severa ed equilibrata della riforma federale dello Stato per costringere le amministrazioni regionali più inefficienti ad allinearsi alle più virtuose, taglio drastico degli sprechi e delle rendite grandi e piccole anche in tutte le altre amministrazioni pubbliche; last but not least, un giro di vite severo ed efficace contro l’evasione fiscale. Se non è pensabile che queste misure – pure indispensabili – siano attuate né da una maggioranza rabberciata e risicata di centrodestra né da una ipotetica maggioranza rabberciata e risicata nata dall’alleanza tra centrosinistra, UDC e FLI, le forze politiche maggiori devono riconoscere la gravità dell’emergenza e unirsi per dedicare i due anni che restano della legislatura a rimettere in piedi il Paese.
L’ideale sarebbe un Governo guidato da Mario Monti o da Mario Draghi; ma anche da Giulio Tremonti. Purché si smetta subito di cincischiare con l’indecente e ridicolo “mercato dei parlamentari”, dal quale in ogni caso non potrebbe uscire che un Governo debole e privo di qualsiasi autorevolezza. Sostanzialmente in questo senso si sono pronunciati nei giorni scorsi i due eterni duellanti del Pd, Veltroni e D’Alema (v. i link in epigrafe); occorre che anche il PdL dia il colpo di reni necessario. E’ quello che la stragrande maggioranza degli italiani chiede oggi alla politica.

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