ANCORA SUL PLURALISMO NEL PARTITO DEMOCRATICO

UNA LETTERA DEL SENATORE PAOLO GIARETTA A “EUROPA” (E A FEDERICO ORLANDO) SOTTOLINEA L’IMPROPONIBILITÀ, OGGI, DEL MODELLO DI PARTITO MONOLITICO CHE HA DOMINATO NEL SECOLO SCORSO

Lettera pubblicata da Europa il 1° luglio 2011, in riferimento alla mia lettera pubblicata il 25 giugno precedente

Caro Direttore,
penso che sia giusto non lasciar cadere il dialogo su Europa tra Federico Orlando e Pietro Ichino. Perchè il tema è interessante. C’è della verità nella sottolineatura che fa Orlando di un certo ipercriticismo nei confronti del PD da parte di intellettuali d’area, come si sarebbero definiti una volta. E anche di una certa militanza di base sempre indignata, propensa a credere ad ogni fola che circola sulla rete piuttosto che alla buona fede (quanto meno) dei propri dirigenti. Anche quando vinciamo.
     Però l’occasione mi è sembrata inappropriata, perchè il sen. Ichino è per l’appunto uno di quegli intellettuali che ha deciso di scendere dalla torre e di misurarsi con la durezza del lavoro politico, combattendo a viso aperto battaglie (buone battaglie per come la penso io), con proposte concrete, prendendosi sul gobbo la conseguente dose di contumelie (i faziosi sono sempre in servizio permanente effettivo) senza rinunciare, ostinatamente, nelle sedi e nelle forme consentite, a dare il suo contributo perchè il PD resti un soggetto interessante anche al di fuori del recinto dei più fedeli osservanti della liturgia del conservatorismo di sinistra.
     Ha colpito anche me questa osservazione citata da Ichino del nostro responsabile del lavoro Cesare Damiano alla conferenza sul lavoro di Genova: ” C’è stato un dibattito aperto, ma ora sulla politica del lavoro il partito ha deciso la sua linea e tutti devono farla valere con una voce sola; non deve accadere che il giorno dopo leggiamo la solita intervista su di una linea diversa” laddove penso che con l’eufemismo della solita intervista ci si riferisse proprio alle interviste ed agli scritti di Ichino.
     Ma davvero si pensa che siamo in una società in cui il Partito (con la P maiuscola mi raccomando) ha parlato e la realtà si conformerà immutabile? Mi verrebbe da rispondere con il buon vecchio Shakespeare: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. Amerei continuare a stare in un partito che certamente sia capace di definire con chiarezza una linea politica, magari guardando più al futuro che negli specchietti retrovisori.
     Ma che non pensi che sia il dibattito aperto e leale il male del partito. Dell’uomo solo al comando per fortuna si sono stancati anche gli elettori del centrodestra. E i cambiamenti oggi sono così rapidi che bisogna sempre conservare una mente collettiva aperta e flessibile, e soprattutto curiosa. Chi avrebbe mai pensato qualche mese fa che Confindustria CGIL, CISL e UIL sarebbero riusciti a firmare un accordo interconfederale?
     E da un liberale come Federico Orlando mi sarei aspettato una ammirazione più per la libera discussione che per un grigio conformismo.
Paolo Giaretta

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