A CHE COSA SERVE LA DENUNCIA ALLA COMMISSIONE EUROPEA?

LO SCAMBIO DI MESSAGGI CON UN LETTORE CHE, PUR CONDIVIDENDO GLI SCOPI DEL COMPLAINT, DUBITA DELLA SUA UTILITÀ IN CONCRETO

Messaggi scambiati tra il 12 e il 13 settembre 2011 – In argomento v. anche la mia intervista pubblicata dall’Agenzia di stampa Adn-Kronos il 13 settembre 2011

Caro Pietro,
mi appresto a leggere l’atto di denuncia alla commissione europea e mi permetto di chiedere qual è il Tuo obiettivo. Mi spiego: con l’atto relativo al monopolio statale in materia di collocamento mi era chiaro l’intento. Nel caso del dualismo normativo-economico ho minore chiarezza. Puoi aiutarmi?
Grazie davvero e cari saluti,
R.D.V.

Caro R.,
l’apertura di una procedura di infrazione avrebbe di per sé l’effetto di riportare la questione al centro dell’agenda politica. E di far prendere coscienza all’opinione pubblica dell’inidoneità dell’articolo 8 del decreto di Ferragosto a risolvere il problema (Sacconi va invece dicendo che questa nuova norma sarebbe la “soluzione finale” di tutti i problemi di riforma del diritto del lavoro). Un eventuale accertamento del’infrazione da parte della Commissione, poi, avrebbe l’effetto di obbligarci ad affrontare il problema. In ogni caso, il superamento del dualismo del nostro tessuto produttivo non è possibile se non attraverso un ridisegno complessivo del nostro diritto del lavoro (non è pensabile una pura e semplice estensione a tutti dello Statuto dei Lavoratori, con annessi e connessi).
Questo è detto esplicitamente nella nostra denuncia.
Comments welcome, ovviamente.
Cordialmente
 Pietro

Caro Pietro,
ho pensato a lungo se risponderti, perché ho qualche perplessità. Sull’esistenza del problema e sulla rappresentazione che ne hai fatto non ho dubbi. L’incertezza nasce dall’eventuale esito, che può essere riassunto su due piani:
   – l’obbligo di fare che potrebbe scaturire da un’eventuale pronuncia è vasto e radicale. Hai presentato il tuo d.d.l. ma sei altrettanto consapevole della tenaglia in cui Ti trovi (destra-sinistra), che non rende agevole l’adempimento che ti proponi; giocare il vincolo esterno, come in fondo facciamo dal secondo dopoguerra (adesione di De Gasperi alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio) per superare le nostre arretratezze, ha maggiore efficacia se svolto nell’alveo del metodo funzionale di Monnet (esercito la forza su un ambito circoscritto). Se ci riflettiamo, l’attenzione alla risposta della Commissione Europea del 7 giugno scorso al nostro Piano delle riforme non è stata rilevante nella parte di opinione pubblica italiana professionalmente interessata (e men che meno alle conclusioni del Consiglio Europeo del 25 marzo, un po’ più delicate sul piano delle attività sindacali). Aggiungo, a solo titolo personale, che non ho ancora saputo digerire la cancellazione dell’istituto del C.F.L., proprio a causa del vincolo esterno. In una parola, un conto è sostituire il monopolio pubblico del collocamento, altro è riscrivere il diritto del lavoro;
   – l’autodenigrazione al cospetto dei giudici europei (ricordi C.E. Gadda?), perché la critica che giustamente tu fai coinvolge tutto il diritto del lavoro, che, pur con le sue mancanze e con alcune forme di provincialismo, non credo che meriti un discredito generalizzato.
Perdona l’intrusione e la malinconia di queste note: sappi comunque che mi fido della cognizione di causa e della volontà che tu possiedi,
R.D.V.

Caro R.,
la tua obiezione coglie un aspetto reale del problema. E potrebbe essere questa una buona ragione sulla base della quale la Commissione potrebbe decidere di non portare la questione davanti alla Corte di Giustizia. Tuttavia, se anche soltanto la Commissione chiedesse informazioni e osservazioni al Governo italiano in merito alla denuncia, questo potrebbe costituire uno spunto interessante per l’apertura di un dibattito politico al quale, a tre anni dall’inizio di questa legislatura, non sono ancora riuscito a costringere Governo e maggioranza. Se poi la procedura di infrazione venisse aperta, già solo questo costituirebbe un fatto clamoroso, costringendo  ad affrontare il problema tutti quanti, maggioranza e opposizione.
Grazie dell’attenzione che dedichi al mio lavoro!
 Pietro

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