DONNA MODERNA: CHE ERRORE QUESTO STRAPPO DELLA FIAT!

È CURIOSO CHE PROPRIO LA FIAT, L’IMPRESA CHE HA DATO IL MAGGIORE CONTRIBUTO AL PROFONDO CAMBIAMENTO DEL NOSTRO SISTEMA DELLE RELAZIONI SINDACALI, NE ESCA (PRIVANDOSI DEI SUOI POSSIBILI VANTAGGI) PROPRIO QUANDO IL CAMBIAMENTO SI STA FINALMENTE COMPIENDO

Intervista a cura di Maurizio Dalla Palma pubblicata su Donna Moderna il 13 ottobre 2011- È disponibile on line la lettera con cui l’AD Fiat ha confermato a Confindustria la rottura – In argomento v. anche  la mia intervista all’Agenzia Adn Kronos del 3 ottobre e la mia intervista a Libero del 7 ottobre 2011

Perché Marchionne esce da Confindustria? Le ragioni avanzate sono fondate oppure sono poco comprensibili?
Mi sembra che questa uscita sia basata su di un equivoco. Uscendo dal campo di applicazione del nuovo accordo interconfederale firmato da Confindustria nel giugno scorso con Cgil, Cisl e Uil, la Fiat avrà una minore libertà contrattuale.

Perché?
Perché la nuova norma varata con l’articolo 8 del decreto di Ferragosto allarga le possibilità della contrattazione aziendale soltanto se essa si colloca nell’alveo di quell’accordo interconfederale. La Fiat ora rischia anche un tasso più alto di conflittualità; perché dove si applica l’accordo interconfederale la Fiom-Cgil è tenuta a non scioperare contro i contratti aziendali stipulati dalla coalizione maggioritaria di Cisl e Uil. Se l’accordo interconfederale non si applica, non si applica neanche la clausola di tregua sindacale.

Se le ragioni della rottura non sono fondate, a cosa mira Marchionne?
Credo che in questi ultimi due anni si sia fatto una pessima idea del nostro sistema delle relazioni industriali. Gliene abbiamo dato molte buone ragioni. Però mi sembra che non abbia capito quanto e come il sistema è cambiato dal giugno scorso.

Il problema posto da Fiat, di una maggiore flessibilità e produttività, è fondato?
Tanto era fondato, che lo strappo costituito dai contratti di Pomigliano e Mirafiori ha costretto l’intero sistema interconfederale al cambiamento profondo dell’estate scorsa. Ma è curioso che proprio la Fiat, che di questo cambiamento ha il merito principale, ora esca da quel sistema.

La decisione di una grande azienda di uscire da Confindustria è straordinaria, unica, per l’Italia?
No, era già accaduto all’inizio degli anni ’60, con l’uscita di tutta la grande industria a partecipazione statale, che confluì nell’Intersind.

Quali le conseguenze concrete di questa decisione? Altre aziende potranno seguire l’esempio di Fiat?
Sì. È accaduto anche in Germania all’inizio degli anni 2000. Ma, come dicevo prima, non vedo quale interesse possa avere oggi un’impresa italiana a sottrarsi all’applicazione dell’accordo interconfederale del 28 giugno, che è proprio l’atto costitutivo di un sistema sindacale moderno di cui avevamo bisogno da gran tempo.

É un brutto colpo per Confindustria? E cosa cambia per l’organizzazione degli industriali italiani?
Penso che l’associazione di viale dell’Astronomia abbia le spalle abbastanza larghe per superare questo colpo. E non escludo che, tra qualche tempo, la Fiat si renda conto che le conviene rientrare nel sistema.

 

 

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