ADN-KRONOS: SE IL PREMIER SPOSA IL PROGETTO FLEXSECURITY

COMMENTO ALLA DICHIARAZIONE DI SILVIO BERLUSCONI, CHE INTENDE FAR SUO IL PROGETTO DI RISCRITTURA INTEGRALE DEL DIRITTO DEL LAVORO

Intervista a cura di Fabio Paluccio per Adn-Kronos del 28 ottobre 2011 – Sul progetto v. il Portale della semplificazione e della flexsecurity

Professor Ichino, che cosa risponde al premier Silvio Berlusconi, che indica il suo progetto di riforma del diritto del lavoro come la via giusta da seguire per adempiere i nostri impegni verso l’Europa in materia di lavoro e relazioni industriali?
È un fatto molto importante che il Governo sia finalmente entrato in questo ordine di idee: la lettera dell’altro ieri all’Unione Europea su questo punto diceva una cosa ben diversa. E non è certo il caso di recriminare per il fatto che ci sia arrivato solo ora, nonostante che il disegno di legge n. 1873 sia stato presentato da me con altri 54 senatori dell’opposizione ormai da due anni. Se questa ora è la linea del Governo, che il ministro del Lavoro apra immediatamente un tavolo con le confederazioni sindacali e imprenditoriali per un esame serio delle linee portanti della riforma. Con una avvertenza, però: che ciascuna di esse rappresenta soltanto una parte del Paese; e nessuna può esercitare un potere di veto.

Può delineare sinteticamente il contenuto del progetto di riforma contenuto nel disegno di legge n. 1873/2009?
Il testo e le schede sintetiche sono disponibili nel mio sito, https://www.pietroichino.it/, al “portale della semplificazione e della flexsecurity”. In sostanza si tratta di questo: un codice del lavoro semplificato, composto di 70 articoli molto chiari e facilmente traducibili in inglese, suscettibili di applicarsi a tutta l’area del lavoro sostanzialmente dipendente. Così si supera il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro. L’idea è che, in partenza, questo nuovo “diritto del lavoro unico”, per la parte relativa ai licenziamenti si applichi soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, che si costituiranno da qui in avanti. La nuova disciplina si può sintetizzare così: tutti a tempo indeterminato (tranne, ovviamente, i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali, sostituzioni temporanee, ecc.), a tutti le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E a chi perde il posto una garanzia robusta di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, di continuità del reddito e di investimento sulla sua professionalità.

Chi paga?
La proposta è di scambiare l’esenzione per l’impresa dal controllo giudiziale sui licenziamenti per motivo economico con la sua responsabilizzazione per la sicurezza economica e professionale del lavoratore licenziato. Quello che l’impresa risparmia in termini di tempestività dell’aggiustamento degli organici basta e avanza per coprire il costo di una assistenza alla danese nel mercato del lavoro.

Non pensa che i sindacati si metteranno di traverso anche a questo progetto?
Nel Portale della Semplificazione e della Flexsecurity del mio sito sono riportate le numerose prese di posizione dei vertici di Cisl e Uil, ma anche di alcuni dirigenti della Cgil, a sostegno di questo progetto. Comunque, opporsi a questo progetto da parte loro significherebbe rifiutare di voltar pagina rispetto all’attuale regime di apartheid fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro. Cioè mettersi contro le nuove generazioni. E poi, che titolo hanno i rappresentanti dei lavoratori stabili delle imprese grandi e medie del centro-nord di porre veti su di una riforma come questa, che non cambia neppure una virgola delle loro protezioni, applicandosi soltanto ai rapporti di lavoro futuri?

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