LE MODIFICHE CONCORDATE ALLA RIFORMA FORNERO NON NE ALTERANO L’IMPIANTO

SALVO IL RINVIO DI UN ANNO DELL’ASPI, ERRORE CHE VA CONTRASTATO CON DECISIONE, L’ACCORDO TRA LE FORZE DI MAGGIORANZA PER ALCUNE MESSE A PUNTO DELLA LEGGE, GIUSTIFICATO DALL’IMMINENZA DEL VERTICE EUROPEO, NON PUÒ ESSERE VISTO COME UN RITORNO INDIETRO RISPETTO ALLE SCELTE COMPIUTE

Dichiarazione all’agenzia di stampa Labitalia-ADN Kronos raccolta da Alessia Trivelli, 10 luglio 2012

Va detto subito che quasi tutte le modifiche alla legge Fornero concordate in seno alla maggioranza costituiscono soltanto degli aggiustamenti tecnici, ma non alterano sostanzialmente l’impianto della riforma. Tranne il rinvio di un anno dell’ASpI, che però non ha alcuna prospettiva di passare, stante la netta e giustissima contrarietà del Governo su questo punto.
Per il resto, può apparire curioso che si proceda in questo modo, all’indomani dell’approvazione della legge alla Camera in seconda lettura; ma la scelta si spiega con l’esigenza politica che avevamo, di presentarci al vertice europeo di Bruxelles con la legge approvata in via definitiva: per soddisfare quell’esigenza abbiamo scelto di rinviare a un momento immediatamente successivo le messe a punto, che altrimenti sarebbero state apportate al disegno di legge dalla Camera, come accade normalmente, per poi essere approvate in via definitiva dal Senato in terza lettura.
Il mio personale giudizio è molto positivo su alcuni di questi ritocchi: in particolare quello relativo alla disciplina dei contratti a termine, quello che consentirà di sospendere la Cassa integrazione per svolgere lavoro accessorio stagionale retribuito con i voucher, quello volto a facilitare il trasferimento d’azienda o di ramo d’azienda in caso di fallimento della vecchia impresa; e più di tutti mi piace quello mirato a bloccare l’aumento della contribuzione previdenziale alla Gestione previdenziale dell’Inps per i liberi professionisti che non hanno una loro cassa di categoria. Sono invece nettamente contrario al rinvio di un anno dell’entrata in vigore della nuova assicurazione universale contro la disoccupazione (ASpI): in questo modo si rinvia di un anno un provvedimento che aumenta il sostegno del reddito e ne allunga la durata a un anno, in caso di perdita dell’occupazione, per due terzi dei lavoratori dipendenti, e ciò soltanto per conservare a un terzo di essi che oggi ne gode il trattamento di mobilità, cioè un trattamento che ha dato risultati complessivamente molto negativi dal punto di vista della ricollocazione dei lavoratori interessati, allungandone i periodi di disoccupazione. Ma, come ho detto, questa non mi sembra una modifica politicamente praticabile.
Non so in quale provvedimento all’esame del Parlamento verranno introdotte le altre modifiche; una cosa è certa, però: cioè che nessuno può vedere in quelle messe a punto un ritorno indietro rispetto alle scelte compiute con il disegno di legge Fornero.
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