QUATTRO DOMANDE SU RENZI E BERSANI

RENZI È DAVVERO MATURO PER FARE IL PRIMO MINISTRO? BERSANI NON È STATO TROPPO AGGRESSIVO CONTRO GRILLO? QUALI REGOLE PER LE PRIMARIE? SE VINCE RENZI IL PD RESTA UNITO O SI SPEZZA?

Messaggio pervenuto il 1° ottobre 2012 – Seguono le mie risposte

Egregio professor Ichino,
da poco iscritto al PD, non attivista ma attento da tempo nel seguire la politica nazionale leggo con interesse le Sue newsletter e al riguardo le sottopongo le seguenti osservazioni e domande su Renzi: concordo con Lei che Renzi sia un ottimo oratore e comunicatore, il suo programma è chiaro, conciso, fattibile, lo condivido. Non mi piace però il suo modo un po’ gigionesco di porsi,  troppo da mattatore televisivo (forse Gori l’ha influenzato troppo) e rimango perplesso sulla sua candidatura a premier: non lo vedo in un consesso internazionale insieme ad una Merkel, ad esempio, ha troppo un’aria da ragazzino (vedrei invece Lei o Morando), Lei cosa pensa al riguardo?
Bersani che stimo, mi ha stupito, lui di solito così pacato e misurato, quando è uscito con quella frase su Grillo (che ritengo inadeguato ma comunque un politico sui generis che porta alla ribalta le istanze, più che giuste, di milioni di italiani). L’epiteto di Bersani mi ha ricordato quando dei comunisti, decenni or sono,  in qualche assemblea di fabbrica, bollavano come fascisti quelli che non la pensavano come loro in un contenzioso dove il fascismo e le sue violenze non c’entravano per niente. Denota un vecchio, sbagliato modo di contrastare gli avversari politici, concorda con me?
Bersani per impedire strumentalizzazioni, che ritengo probabili, della destra vorrebbe blindare le primarie anche con un doppio turno, cambiando così le regole già a suo tempo applicate e suscitando le critiche di Renzi che probabilmente ne sarebbe penalizzato, quali regole per Lei sarebbero giuste?
Mi chiedo poi come Bersani possa conciliare le idee di Vendola con quelle dei 30 della lettera al Corriere e dei 14 della lettera di Fioroni, per me è impossibile, e per Lei?
Nel caso poi che Renzi dovesse vincere dire come ha fatto D’Alema che il PD si spaccherebbe è un reato di lesa maestà, contrasta con le regole delle primarie e denota un pensiero assolutamente non democratico, da ancien regime, Lei cosa ne pensa?
Fidando in una Sua gradita risposta voglia gradire i miei saluti.
Maurizio Pozzi

1. Renzi è maturo per fare il Presidente del Consiglio? Ciò che ci induce a dubitarne è soltanto l’età; ma negli USA e nel Regno Unito si considera normale che un trentenne o un quarantenne si candidino alla leadership di un grande partito nazionale, che in quei Paesi significa sempre candidarsi anche a guidare il Paese. Noi siamo invece il Paese in cui i giovani devono mettersi in coda,, e si avanza solo per anzianità. col risultato che a governare sono sempre i sessantenni e settantenni, quando non addirittura gli ottantenni. Ma oggi un Paese in cui si va avanti solo per anzianità è un Paese destinato a restare fermo. Quanto allo stile della campagna elettorale di Matteo Renzi, certamente non è il mio; ma mi sembra che contino di più il programma e la direzione di marcia.
2. Bersani non è stato troppo aggressivo nei confronti di Grillo? Sì, lo penso anch’io. E anch’io, come il mittente di questo messaggio, ne sono rimasto sorpreso, perché apprezzo invece, e ho sempre apprezzato, lo stile non aggressivo e non fazioso del nostro Segretario nazionale.
3. Quali regole per le primarie? Porrei come unica condizione per la partecipazione al voto la dichiarazione del proprio intendimento di votare per un partito della coalizione di centrosinistra. In argomento segnalo  la lettera inviata a Bersani da 28 parlamentari democratici per difendere il carattere aperto della consultazione del novembre prossimo: lo strumento più prezioso di cui disponiamo per riconciliare gli italiani con la politica, rendendoli protagonisti; inoltre
la mia intervista all’Agenzia Public Policy di martedì scorso; infine il mio intervento sul Corriere della Sera del 9 ottobre: Primarie non aggressive.
4. C’è il rischio che le primarie spacchino il Pd? Oggi il Pd è già profondamente diviso al suo interno; vedo nelle primarie il metodo migliore per rinsaldarne l’unità: la campagna elettorale è infatti un momento in cui non soltanto i politici di professione, ma tutti gli elettori discutono tra loro delle tesi contrapposte e, attraverso la discussione, incominciano a capire il modo di pensare gli uni degli altri. Inoltre, proprio il fatto che si tratti di “primarie vere”, di cui non si conosce in anticipo il risultato,  fa sì che chi si ritrova in minoranza abbia la percezione della possibilità di essere maggioranza la volta prossima. In questo modo il partito rinsalda, non indebolisce, la propria unità (segnalo in proposito il mio primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 218, dedicato alle decisioni prese dall’Assemblea nazionale del Pd del 6 ottobre, e ancora
Primarie non aggressive).   (p.i.)

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