MONTI DOVREBBE FARE COME FECE DE GAULLE

LA RIFORMA ISTITUZIONALE CHE HA DATO VITA ALLA QUINTA REPUBBLICA IN FRANCIA ERA COSÌ BEN CONGEGNATA CHE ANCHE UN CRETINO COME GISCARD D’ESTAING HA POTUTO GOVERNARE TUTTO SOMMATO ABBASTANZA BENE

Lettera di Alberto Beretta Anguissola, professore di letteratura francese nell’Università di Viterbo e mio carissimo amico dai tempi dell’adolescenza, pervenuta il 12 ottobre 2012 – Segue una mia breve risposta

Caro Pietro,
a me sembra che si stia appalesando un limite piuttosto grave di questa esperienza di governo tecnico, e non a causa di questo o quell’errore e nemmeno per la ferita iniziale alla sovranità popolare. Direi che sia vero il contrario: questo governo Monti, che è intervenuto a “salvare l’Italia”, dovrebbe essere meno timido, più ambizioso, più invadente, più “golpista”. Sostanzialmente si limitano a varare provvedimenti per il risanamento dell’economia e poche altre cose urgenti. Si sono lavati le mani della riforma elettorale demandandola ai partiti e di qualsivoglia riforma istituzionale volta a creare maggioranze di governo più omogenee e coerenti. Ma i partiti – tutti lo sanno – si bloccano a vicenda, creano una situazione di stallo e non possono fare proposte che mirino veramente al bene comune. Sono schiavi di logiche difensive e offensive che mirano al “particulare”. Dovrebbe proprio essere compito di chi sta super partes elaborare e realizzare soluzioni efficaci e durature.
Vorrei ricordare il salvataggio della Francia fatto da De Gaulle. De Gaulle non si limitò a risolvere il problema dell’Algeria, ma, con un vero e proprio colpo di stato, si assunse la responsabilità di elaborare una radicale modifica dell’assetto istituzionale, legge elettorale compresa. Aveva capito che, se la Francia non riusciva a risolvere il problema dell’Algeria, non dipendeva dal fatto che Mendès-France o chi per lui fossero degli incapaci o dei disonesti. Dipendeva dal fatto che il sistema istituzionale non consentiva il formarsi e l’affermarsi di volontà politiche chiare e distinte. Una volta creato un sistema efficiente, chiunque, anche un cretino come Giscard d’Estaing, ha potuto governare bene. Se il sistema è incapace di funzionare, nemmeno un genio, nemmeno Pericle, nemmeno il miglior politico del mondo può far nulla di buono. Immagina cosa sarebbe successo se De Gaulle avesse detto ai partiti: la riforma elettorale fatela voi, io non me ne occupo. Dopo l’Algeria ci sarebbe stato subito qualche altro problema insolubile.
L’errore a mio parere sta nella diagnosi. Sia Napolitano, sia Monti hanno creduto che, per salvare l’Italia, bastasse rimuovere Berlusconi e fare le riforme che Berlusconi non riusciva a fare per i veti della Lega tramite Tremonti, oppure per gli scandali di vario tipo. Ma non hanno capito che, se non si modifica il sistema istituzionale, qualunque nuovo governo si ritroverà impantanato come i precedenti. In nome del rispetto per il Parlamento, i “tecnici” rinunciano a realizzare le riforme più necessarie e, a causa di questa rinuncia, finiranno per lasciare sostanzialmente immutato lo status quo. Così facendo, porranno le condizioni per una loro perpetua permanenza al governo. Il motto del metodo pedagogico Montessori è: “Aiutami a fare da me”. Quello di Napoletano/Monti invece è: “Rassegnati ad aver sempre bisogno di me”. Il modo migliore per rendersi indispensabili è non risolvere i problemi. Così, per un ipocrita rispetto della democrazia, si rischia di abolire la democrazia in Italia per un periodo assai lungo.�
Alberto Beretta Anguissola

Quello che Alberto Beretta Anguissola auspica – cioè una riforma costituzionale secondo il modello francese del semipresidenzialismo, coniugata con la riforma elettorale secondo il modello (francese anche questo) dell’uninominale a doppio turno – non richiede affatto un colpo di Stato. È esattamente quello che sarebbe stato, e forse sarebbe ancora, a portata di mano, se tra le forze politiche maggiori prevalesse il buon senso: v. in proposito un appello della Lega per l’Uninominale del luglio scorso e, ultimamente, la lettera aperta a Pierluigi Bersani del gruppo del parlamentari promotori dell’Agenda Monti al centro della prossima legislatura ha proposto ancora molto recentemente. Quanto al modo in cui arrivarci, anch’io penso che, constatata l’inconcludenza totale su questo terreno delle forze politiche che sostengono il Governo, potrebbe essere il Governo stesso a prendere un’iniziativa legislativa; ma senza il consenso dei due partiti maggiori della “strana maggioranza” non vedo quale risultato quell’ipotetica potrebbe conseguire.  (p.i.)
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