RICONGIUNZIONE ONEROSA: COME CAMBIARLA

COME CORREGGERE LA STORTURA GENERATA DA UNA NORMA DEL 2010: L’IPOTESI SU CUI STA LAVORANDO IL GOVERNO E LA PROPOSTA DELL’ECONOMISTA

I termini della questione possono riassumersi come segue:
. – va preliminarmente chiarita la distinzione tra la
ricongiunzione di periodi contributivi e totalizzazione: quest’ultima comporta soltanto la sommatoria degli importi versati, ai fini della determinazione del capitale sul quale verrà determinata la rendita vitalizia secondo il criterio di calcolo c.d. “contributivo”; la ricongiunzione, invece, consente di mantenere il sistema di calcolo della rendita vitalizia c.d. “retributivo”, cioè riferito alla retribuzione dell’ultimo periodo lavorativo (che in genere è molto più favorevole per la persona interessata, poiché l’ultima retribuzione è solitamente maggiore di quella percepita nelle fasi precedenti della vita lavorativa);
. – il problema di cui ci occupiamo qui riguarda la
di periodi contributivi maturati presso istituti previdenziali diversi; non la possibilità di totalizzazione,
.fino all’entrata in vigore della legge 30 luglio 2010 n. 122 (conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78), chi aveva lavorato sia nel settore pubblico (Inpdap) sia in quello privato (Inps) poteva
ricongiungere i due periodi gratuitamente se in questo modo il criterio di valorizzazione dei contributi versati non era più vantaggioso (passaggio da Inpdap a Inps), oppure onerosamente, se il criterio era più vantaggioso (passaggio da Inps a Inpdap);
. – nel 2010 il comma 12-
sexies dell’articolo 12 della legge n. 122, ha dato attuazione alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 13 novembre 2008 (che aveva vietato la differenziazione dell’età di pensionamento delle donne rispetto a quella degli uomini nel settore pubblico), prevedendo l’aumento graduale a 65 anni; poiché questa disposizione avrebbe rischiato di provocare una forte migrazione dall’Inpdap all’Inps, dove la differenza di età pensionabile per le donne veniva mantenuta, il comma 12-septies dello stesso articolo 12 disponeva che le ricongiunzioni fossero onerose anche in questo caso, nonostante che il criterio di valorizzazione dei contributi presso l’Inps non fosse più vantaggioso rispetto all’Inpdap;
. – sugli aspetti equitativi della regola introdotta nel 2010 v. un intervento del ministro Fornero del 15 febbrtaio scorso; su alcune conseguenze irragionevoli prodotte da quella nuova regola, v. in questo sito il parere professionale espresso da A. Fortunat il 27 aprile scorso; si osservi, però, che – come è sottolineato nell’intervento del ministro – il problema si pone sempre soltanto per le vecchie generazioni, che hanno interesse a conservare il privilegio del calcolo “retributivo” della pensione (abolito dalla riforma Dini del 1995 per tutti coloro che abbiano incominciato a lavorare dopo il 1978, e abolito per tutti dalla riforma del dicembre 2011, in riferimento alle quote di pensione maturate dal 1° gennaio 2012): col passaggio al calcolo “contributivo” per tutti, per le quote di pensione che maturano dal 1° gennaio 2012, il problema andrà progressivamente scomparendo;
. – ora è allo studio del Governo una disposizione (che potrebbe essere contenuta anche in una circolare ministeriale interpretativa) in base alla quale potrebbero ottenere la ricongiunzione all’Inps gratuitamente tutti coloro che abbiano cessato la contribuzione all’Inpdap prima dell’entrata in vigore della legge n. 122/2010; ma questo non risolverebbe il problema di coloro che invece hanno cessato la contribuzione all’Inpdap dopo quella data;
.alla Camera dei Deputati è allo studio un’ipotesi ulteriore molto ragionevole, oggetto di una proposta degli on. Giuliano Cazzola e Marialuisa Gnecchi, che prevede la possibilità di ottenere la ricongiunzione gratuita accettando che l’entità della pensione finale risulti dalla somma di quote di pensione maturate presso ciascun istituto previdenziale, ciascuna calcolata secondo il relativo regime;
. – su
la Repubblica del 29 novembre 2012 l’economista Tito Boeri, con l’articolo riportato qui sotto, propone una terza soluzione possibile: una disposizione che consenta la ricongiunzione gratuita soltanto ai fini del conseguimento della pensione di vecchiaia, mentre chi chiede la pensione anticipata dovrebbe accettare il criterio di calcolo c.d. “contributivo”, rinunciando al criterio “retributivo”

LA PROPOSTA DI TITO BOERI
È tempo di porre fine a una grave ingiustizia, quella delle cosiddette “ricongiunzioni onerose”. Ci riferiamo ai costi altissimi (in taluni casi si superano i 300.000 euro) imposti a chi vuole mettere insieme contributi versati a enti diversi (ad esempio Inps e Inpdap), come se fossero stati versati a un unico fondo, ai fini del calcolo della propria pensione. Si tratta di una norma, bene sottolinearlo, sulla quale il presente Governo non ha alcuna responsabilità. Fu infatti introdotta di soppiatto da Giulio Tremonti per ridurre il ricorso alle pensioni di anzianità, con un accorgimento opaco quanto odioso:  il ricongiugnigimento avrebbe infatti permesso a molti lavoratori, soprattutto nell’ambito del sistema a quote precedente la riforma Fornero, di andare in pensione prima.  Invece di intervenire sulle pensioni di anzianità, il Ministro Tremonti aveva ritenuto di rendere oltremodo costoso il ricongiungimento, venendo così a colpire tutti i lavoratori che hanno carriere discontinue. Particolarmente colpite le donne che subiscono frequenti interruzioni di carriera in corrispondenza dei periodi di maternità. Si tratta di una grave ingiustizia perchè introduce una  differenza di trattamento tra lavoratori con stessa età e stessi contributi versati a seconda che questi siano su un unico fondo piuttosto che su più fondi.
La riforma delle pensioni del dicembre 2011 non ha rimosso questo iniquo provvedimento. Peccato perchè è in palese contraddizione con il principio, ribadito più volte in sede di approvazione della riforma del mercato del lavoro, secondo cui è opportuno oggi favorire una maggiore mobilità del lavoro. È inoltre incongruente con l’integrazione di Inpdap e Enpals nel super-Inps decisa da questo esecutivo. Sulle scelte contraddittorie del Governo ha pesato, probabilmente, la valutazione della Ragioneria dello Stato secondo cui la rimozione della norma sarebbe costata quasi  2 miliardi e mezzo, rimangiando una parte consistente dei risparmi della riforma pensionistica. Il problema, come si è detto, è che per molte persone il ricongiungimento consentirebbe l’accesso alla pensione in via anticipata rispetto all’età di vecchiaia. Quindi l’eliminazione dell’onerosità della ricongiunzione costa allo Stato non solo e non tanto a causa del venir meno dei pagamenti oggi in essere e in virtù delle pensioni più alte che si dovrebbero liquidare a chi totalizzasse i contributi, ma soprattutto perché si alzerebbe immediatamente il numero delle pensioni erogate per via del pensionamento anticipato dei lavoratori messi in grado di ricongiungere versamenti su fondi diversi.
La soluzione dovrebbe essere quella di rendere possibile la ricongiunzione senza onere alcuno per chi ne fa domanda, ma solo dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia. Per chi volesse andare in pensione prima dovrebbe invece essere concesso di cumulare i contributi versati a partire dal compimento dei 63 anni di età, applicando a questi il metodo contributivo, come già oggi previsto dall’istituto della “totalizzazione”. In questo modo si andrebbe verso il ripristino di una parità di trattamenti fra diverse generazioni di lavoratori, senza aggravi eccessivi per i conti previdenziali (i costi non dovrebbero superare qualche centinaio di milioni).
Le pensioni sono materia delicata perchè basate su di un patto intergenerazionale. Per questo il perseguimento dell’equità è così importante: serve a cementare, a rendere credibile, il patto. La stessa Ragioneria dello Stato dovrebbe tenere conto del fatto che i trucchi per ottenere risparmi contabili possono, a lungo andare, produrre effetti opposti a quelli preventivati perchè danno un segnale di assoluta arbitrarietà delle norme al contribuente.  Siamo sicuri che un Ministro assai competente in materia come Elsa Fornero vorrà dunque porre rimedio a questa ingiustizia prima della scadenza del suo mandato senza porre ulteriori rattoppi. Analoga attenzione, ci permettiamo di suggerirle nel modificare l’indicizzazione delle pensioni. Non si può pensare di fare cassa per affrontare il problema degli esodati, bloccando nuovamente l’indicizzazione delle pensioni per alcune categorie di quiescenze.  Se si ritiene che la spesa per i trattamenti già in essere sia incompatibile con il processo di consolidamento fiscale, meglio semmai cambiare le regole di indicizzazione per tutti e una volta per tutte, ad esempio legandole all’andamento del monte salari, che rappresenta dopotutto la base fiscale, la massa di denaro da cui vengono raccolti i soldi per pagare le pensioni.  Sarebbe un modo di legare più strettamente le sorti dei pensionati a quelle dei lavoratori, chi oggi riceve dopo aver pagato per molti anni e chi oggi paga augurandosi di venire un domani trattato allo stesso modo.

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