IL SECOLO XIX: UN PRIMO PASSO PRAGMATICO VERSO LA FLEXSECURITY

NEL PROGETTO DI SPERIMENTAZINE PRESENTATO DAI PARLAMENTARI DI SCELTA CIVICA AL SENATO E ALLA CAMERA L’IDEA DI UN RAPPORTO DI LAVORO DIPENDENTE A TEMPO INDETERMINATO MOLTO MENO COSTOSO E MENO RIGIDO, CHE PERÒ DÀ MAGGIORE PROTEZIONE E SICUREZZA AL LAVORATORE

Intervista a cura di Vittorio De Benedictis, pubblicata sul Secolo XIX il 1° maggio 2013

Il lavoro che non c’è come emergenza primaria. Ed ecco che Scelta civica presenta un disegno di legge per “promuovere occupazione”. Obiettivo: «regolarizzare le centinaia di migliaia di giovani» con una collaborazione continuativa autonoma messa in crisi dalla legge Fornero. Senza penalizzare le imprese e dando al giovane un contratto a tempo indeterminato. Primo firmatario al Senato è l’ex piddino Pietro Ichino, oggi  con Scelta Civica, e alla Camera Irene Tinagli; ma il progetto è firmato da tutti i parlamentari montiani. Proprio ieri Eurostat fa sapere che in Italia la disoccupazione giovanile è salita al 38,4%. È un dramma sociale, ormai.

Senatore Ichino, perché questo aumento della disoccupazione giovanile?

«La differenza tra il 38,5% e il tasso generale di disoccupazione al 12% è dovuta all’assenza di un servizio efficiente e capillare di orientamento scolastico e professionale.  I nostri adolescenti compiono scelte fondamentali per la vita professionale privi delle informazioni essenziali circa ciò che il mercato del lavoro riserva loro e i canali migliori per accedervi».

Qual è la sua ricetta per dare più lavoro ai giovani?

«La disoccupazione giovanile si combatte con servizi di orientamento scolastico e professionale efficienti e capillari, e  con la formazione mirata agli sbocchi occupazionali esistenti. In Italia ci sono in ogni regione decine di migliaia di posizioni di lavoro che restano scoperte per difetto di manodopera con competenze necessarie. È un giacimento occupazionale enorme da sfruttare».

Faccia degli esempi.

«Nella Brianza dei mobilifici non si trovano falegnami, intagliatori, ebanisti. Poi, non si trovano infermieri; certo che occorrono due o tre anni per formarli, ma ci costerebbe meno pagare un giovane per il tempo necessario per questa formazione piuttosto che tenerlo precario o disoccupato. Non si trovano macellai,  panificatori, sarti, informatici per determinati settori. Anche lì non  basta la laurea in informatica, occorre formazione specifica in relazione alle esigenze dell’impresa».

Qual è il senso della vostra proposta di legge?

«Il disegno di legge propone una soluzione per il problema delle centinaia di migliaia di collaborazioni autonome fasulle, già illegittime con legge Biagi e che la legge Fornero ha messo definitivamente in crisi. Il difetto di questa legge è che ha posto le norme di contrasto a questa forma di abuso ma la legge Fornero non ha predisposto il rapporto di lavoro dipendente regolare meno costoso e più flessibile. Noi proponiamo alle imprese di sperimentare questo rapporto»

E come si ottiene?

«Con la drastica riduzione del cuneo fiscale contributivo, attraverso l’azzeramento dell’Irap e la riduzione al 25% dell’aliquota contributiva. E riducendo e semplificando i vincoli che irrigidiscono il contratto di lavoro ordinario».

Quali sono i vantaggi per il datore di lavoro?

«A parità di retribuzione oraria gli costa molto meno sul piano fiscale e contributivo;  inoltre, se le cose vanno male per i primi due anni la risoluzione del rapporto comporta soltanto una modesta indennità, poi il costo della separazione va crescendo lentamente, allineandosi ai livelli europei. D’altra parte si prevede anche l’assunzione a termine libera per i primi tre anni, con quello stesso costo di separazione: se non c’è la conversione a tempo indeterminato, ecco l’indennità ,che fa sì che la scelta tra contratto a termine o a tempo indeterminato diventi indifferente sia per datore di lavoro sia per il lavoratore. Salvo che dal terzo anno in avanti si chiede al datore  un trattamento complementare di disoccupazione gradualmente crescente. Per l’impresa un incentivo a ricollocare più in fretta possibile il lavoratore».

E i vantaggi per il lavoratore?

«Avrà un contratto a tempo indeterminato con protezione della stabilità che è bassa all’inizio ma comunque meglio del rapporto precario che gli si offre oggi. La protezione, poi,  va gradualmente crescendo nel tempo e questo gli dà una sicurezza nel mercato del lavoro molto maggiore dell’attuale: dal terzo anno l’azienda incomincia a farsi carico del servizio di assistenza nella ricerca del nuovo posto di lavoro. Oggi i cococo non hanno alcuna protezione».

Che impatto avrà proposta su Pd e Pdl?

«Il Pd e il Pdl devono decidere. Ancora non hanno formulato le loro proposte su come uscire dall’impasse. Entrambi sono tentati di abrogare o sospendere la legge Fornero. Questo ddl consente una possibile intesa che non sia regressiva ma guardi avanti».

Il premier Letta ha messo il lavoro come priorità.

«Si è tenuto molto sulle generali, ma ha detto che il problema va affrontato».

Pensa che Letta abbia fatto troppe promesse?

«Ne ha fatte molte con quel tanto di genericità che gli dà buono spazio di manovra. Ora bisogna vedere come questo spazio di manovra verrà utilizzato nel prossimo futuro».

Ottimista?

«Le riforme mi piacciono radicali. Ma sull’ottimismo è meglio essere moderati»

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