PERCHÉ GLI AEROPORTUALI SCOPERTI A RUBARE NON VENGONO LICENZIATI

IN ITALIA L’INTERESSE DEGLI ADDETTI DI RUOLO A UN SERVIZIO PUBBLICO PREVALE, DI REGOLA, IN MODO ASSOLUTO SULL’INTERESSE DELL’UTENZA

Nota di commento, 4 aprile 2013

Dalla stampa del 4 maggio: “29 aeroportuali, filmati mentre rubavano nelle stive degli arei, arrestati: ora rischiano il licenziamento”. In qualsiasi altro Paese civile la notizia sarebbe invertita: “… licenziati: ora rischiano l’arresto”. Perché nei Paesi civili, in genere, l’organizzazione interna aziendale individua la scorrettezza indipendentemente dal suo rilievo penale e comunque prima che arrivi la polizia; quindi la sanzione disciplinare aziendale precede quella penale irrogata dal giudice. Da noi, invece, nel settore pubblico e in quello parapubblico, questo accade molto raramente. In realtà, da noi gli aeroportuali che rubano possono forse essere arrestati se scoperti in flagranza dalla polizia, ma per loro il licenziamento è sempre l’ultima delle sanzioni ad arrivare: in un episodio degli anni ’90 la Sea di Linate sospese dal lavoro per qualche tempo i dipendenti presi con le mani nel sacco, poi – a seguito di forti pressioni del sindacato – li reintegrò nel loro posto; dieci anni fa il licenziamento arrivò soltanto con un anno di ritardo, dopo la condanna in sede penale. Inoltre, se una nuova impresa subentra alla vecchia nel servizio di handling aeroportuale, in Italia, in barba alle norme europee sulla concorrenza, il contratto collettivo la obbliga a riassumere tutti i dipendenti della vecchia. La realtà è che in Italia, salvo rare eccezioni, l’interesse degli addetti di ruolo a un servizio pubblico prevale in modo pressoché assoluto sull’interesse degli utenti.

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