RIFORMA DEL LAVORO: IL VERO PROBLEMA DI RENZI

SE VUOLE DAVVERO PROMUOVERE LA NUOVA POLITICA, NON PUÒ ESSERE FAZIOSO PROPRIO SULLA QUESTIONE PIÙ DIFFICILE E PIÙ IMPORTANTE

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 281, 26 gennaio 2014 – Sullo stesso argomento e nello stesso senso v. il fondo di Luca Ricolfi sulla Stampa: Con Renzi la nebbia politica è finita: speriamo che lo sia anche sul lavoro

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Mi dice una persona molto vicina al neo-segretario del PD: “Matteo sa benissimo che per il lavoro il tuo progetto è il migliore:  ma come fa a fare suo un progetto che viene da un altro partito?” Questa è bella! Proprio da lui, che ci propone una nuova politica tutta centrata su quel che serve al Paese, al di là delle ideologie, dei giochi politici e dei patriottismi di partito, questa non ce l’aspettavamo. Ma non lo sa che negli U.S.A. i presidenti democratici ogni tanto si prendono consiglieri o ministri repubblicani, e viceversa? Mi replica la stessa persona molto vicina al neo-segretario: “Già, ma lui è un toscanaccio, della terra dei bianchi e neri, dei guelfi e ghibellini, dei contradaioli incalliti; la faziosità ce l’ha nel sangue: chiedergli un’apertura verso chi non è della sua contrada è come chiedergli di cambiare Dna.” Eh no! O sei per la nuova politica, o sei per coltivare il Dna fazioso; o sei “soltanto al servizio del Paese”, o fai il contradaiolo. Le due cose insieme non possono stare. Matteo, dammi retta: quando la riforma elettorale sarà avviata e potremo ricominciare a parlare della riforma del lavoro, lascia da parte il tifo per la contrada e torna a pensare solo a quel che occorre davvero, e subito, per semplificare il sistema delle relazioni industriali, togliere sabbia dagli ingranaggi e rimettere in moto gli investimenti.

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