UN BILANCIO DELLA MARATONA COSTITUENTE

 UN PASSAGGIO PARLAMENTARE DI ENORME RILIEVO, CON DUE MACCHIE CHE DOVRANNO ESSERE CANCELLATE

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 308, 11 agosto 2014.

La dichiarazione di voto per il Gruppo SC di Alessandro Maran – la più bella e applaudita di questa mattina in Senato – spiega perché dobbiamo considerare questa prima approvazione della riforma costituzionale come un segnale straordinariamente positivo: il ritardo di un quarto di secolo con cui questo voto arriva non riduce, ma semmai sottolinea la sua importanza. Restano due motivi di amarezza. Uno per il fatto che in queste tre settimane di dibattito in Aula sulla riforma della Costituzione l’ostruzionismo del M5S e a tratti della Lega ha impedito una discussione seria e approfondita, quale quella che si è svolta nei quattro mesi passati in Commissione Affari costituzionali: di quell’ostruzionismo senza capo né coda non ricorderemo altro che la sguaiataggine, il caotico vuoto di contenuti politici, le contraddizioni rispetto all’ispirazione originaria del M5S stesso. Il secondo motivo di amarezza riguarda lo sfregio inflitto a questo disegno di legge con l’emendamento demenziale, votato a scrutinio segreto, che pretenderebbe di attribuire a ciascuna delle venti Regioni una competenza legislativa in materia di rappresentanza nel Parlamento nazionale delle minoranze linguistiche. Qui l’amarezza non è solo per l’insulto alla Costituzione votato da 145 senatori, ma anche per il fatto che 64 di questi hanno sostenuto il disegno di riforma in tutte le migliaia di voti espressi a scrutinio palese: hanno lanciato il loro siluro contro la riforma solo di nascosto dagli elettori e dall’opinione pubblica. La speranza è che la seconda lettura di questa riforma alla Camera basti per cancellare queste due macchie.

 

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