SE SALVINI VUOL PORTARE VIA I VOTI A GRILLO

PER CAPIRE QUEL CHE STA ACCADENDO NELLA POLITICA ITALIANA OCCORRE PRENDERE ATTO DELLA ROTAZIONE DI 90 GRADI DEL SUO SPARTIACQUE PIÙ RILEVANTE

Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 319, 9 novembre 2014 – In argomento v. anche la mia risposta a un lettore del 29 ottobre sulla questione dell’eclissi temporanea dell’alternativa sinistra/destra.

Da La Stampa di venerdì: Salvini: Puntiamo agli elettori di Grillo, che sono delusi. Il Salvini che parla è il leader della Lega nord, quello che dichiara di volersi candidare a guidare “una nuova grande aggregazione della destra” italiana. E il Grillo cui Salvini vuole portar via i voti è quello che l’anno scorso voleva eleggere Stefano Rodotà presidente della Repubblica, quello che oggi si proclama come l’unico difensore dei “diritti dei lavoratori contro lo smantellamento operato dal Jobs Act“, quello che cavalca il movimento NoTav. Già, però questo Grillo, ultrasinistro a giorni alterni in Patria, è lo stesso che a Strasburgo va a nozze con l’Ukip di Farage, cioè con l’estrema destra nazionalista e separatista britannica. Le cose si complicano ulteriormente se osserviamo che anche la Lega di Salvini, in Parlamento, oggi spara a zero contro il Jobs Act, in difesa di quell’articolo 18 che un altro leader della Lega, Roberto Maroni, dieci anni fa si proponeva di abrogare. Insomma, in questa maionese impazzita sono in molti a non capire più niente. A meno che non si cambino almeno temporaneamente le categorie con cui si compie la classificazione principale delle forze politiche: cioè non si adotti più il criterio di distinzione destra/sinistra, ma il criterio pro/contro la strategia di integrazione dell’Italia in Europa. Se questo è il criterio, tutto torna molto più facilmente comprensibile: su di un versante il nuovo polo per la “riforma europea dell’Italia” che sta aggregandosi, coinvolgendo la parte liberal-democratica della sinistra e quella della destra, a sostegno del Governo Renzi, dall’altra tutti quelli che a questa  strategia non credono, anzi la considerano come la iattura peggiore per il nostro Paese: da Salvini  a Grillo, da Vendola a Gasparri e (nei giorni dispari) a Berlusconi e Brunetta. È, né più né meno, la rotazione di 90 gradi dello spartiacque oggi più rilevante della politica italiana di cui su questo sito parliamo da qualche anno. Forse tra qualche altro anno ancora non lo sarà più, quando la scelta cruciale pro/contro l’integrazione in Europa sarà stata compiuta irreversibilmente, in un senso o nell’altro; ma per oggi e per domani lo spartiacque destra/sinistra non è davvero quello che conta di più.

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