BERNIE SANDERS: NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

LA PROPOSTA DEL SENATORE DEL VERMONT DI VIETARE IL COMMERCIO DI BENI PRODOTTI DOVE I SALARI NON SIANO AI LIVELLI STATUNITENSI CONDANNEREBBE ALLA FAME MOLTI MILIONI DI LAVORATORI DEL SUD DEL MONDO

Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 386, 11 aprile 2016 – In argomento v. anche il commento di Alessandro Maran alla proposta di Bernie Sanders.

imagesLeggiamo sul Corriere della Sera del 9 aprile: “L’invito con il timbro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali [a un convegno sull’enciclica sociale Centesimus Annus] è stato spedito a un solo politico americano. […] L’ospite in arrivo dagli Stati Uniti sarà Bernie Sanders, outsider assoluto delle primarie, il senatore ‘socialista’ ed egualitario del Vermont […]”. Sarà probabilmente per questa fama di egualitarismo che il capo della Pontificia Accademia, monsignor Sanchez Sorondo, molto vicino a Papa Francesco, lo ha convocato; ma sull’egualitarismo alla Sanders la Pontificia Accademia farebbe bene a usare qualche cautela. Perché è proprio in nome di un egualitarismo molto male inteso che il senatore del Vermont sostiene una drastica limitazione del commercio internazionale, destinata a condannare alla fame molti milioni di lavoratori poveri dei Paesi in via di sviluppo. In un’intervista al New York Daily News egli ha proposto niente meno che l’imposizione per legge di una severissima “clausola sociale” mirata a vietare l’acquisto di merce prodotta in Paesi nei quali non si applichino “standard di retribuzione e di tutele ambientali all’incirca equivalenti a quelli in vigore negli U.S.A.”. Ci si può immaginare il plauso incondizionato, negli States, di qualche settore della piccola manifattura e magari anche del movimento sindacale; ma per l’emancipazione dalla miseria di centinaia di milioni di persone, nel Terzo Mondo, la globalizzazione degli scambi commerciali ha fatto più di qualsiasi clausola sociale. In realtà, anche oltre Atlantico come da noi lo spartiacque politico principale oggi corre tra chi vuole erigere muri contro la globalizzazione e chi invece si propone di attrezzare il proprio Paese per farvi fronte e per redistribuirne i grandi benefici generali tra chi nella transizione guadagna e chi perde. Rispetto a questo spartiacque Bernie Sanders, a ben vedere, si colloca sul versante dei costruttori di muri condannati da Bergoglio, insieme a Donald Trump.

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