APPUNTI DI UN WEEK-END DI CAMPAGNA ELETTORALE PER BEPPE SALA

LA MILANO COSMOPOLITA, DOVE AL MERCATO QUELLI CHE HANNO DIRITTO DI VOTO ALLE COMUNALI NON SONO PIÙ DI UNO SU TRE – UNO DI QUESTI MI CHIEDE: “A PARTE L’EXPO, CHE È FINITA, MI DIA UN MOTIVO PER VOTARE SALA INVECE CHE PARISI” – LA MIA RISPOSTA: È UN REFERENDUM SU COME LA CITTÀ VUOLE RAPPORTARSI ALLA GLOBALIZZAZIONE

Appunti del 12 giugno 2016 – Su questa campagna per le elezioni comunali milanesi vedi anche il programma generale di Beppe Sala, la raccolta dei suoi programmi quartiere per quartiere e, in questo sito, l’editoriale telegrafico della settimana scorsa, Inscì avèghen, e l’articolo di Benedetto Della Vedova del 27 aprile, La Milano di Parisi con la ruspa in mano  .
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Di norma, avrei dovuto dedicare interamente il fine settimana alla preparazione degli emendamenti e ordini del giorno sul disegno di legge in tema di lavoro autonomo e lavoro agile, il cui termine scade tra pochi giorni, e sul disegno di legge di delegazione europea, dove sono impegnato nella battaglia per la liberalizzazione della funzione svolta dalla SIAE. Volantinaggio per Sala 11.6.16Ma il ballottaggio per il nuovo sindaco è troppo importante: eccomi dunque al mercato di viale Papiniano e al Coin di viale Coni Zugna, insieme al collega Roberto Cociancich, a distribuire un bel volantino che indica in modo concreto e preciso gli obiettivi che Beppe Sala si impegna a realizzare se sarà eletto. Mi impressiona, innanzitutto, la netta maggioranza – non meno di due terzi – di persone che alla mia domanda se votano a Milano rispondono di no: non soltanto i residenti nei comuni della “fascia” che vengono a fare la spesa in città, ma anche la signora che “io risiedo in Calabria [oppure: “a Napoli”, “a Pescara”], sono qui per lavoro”, il transalpino che “I am here for trade”, i giovani che “je fréquente l’université” e,  ancora più numerosi, quelli che vengono da altri continenti: Oriente estremo o medio, Africa, America meridionale.

MILANO 01 Feb 2012 - SPALATORI STRANIERI ALLA FERMATA DEL TRAM IN PIAZZA CAIROLI p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Spalatori di neve ingaggiati dal Comune, a una stazione della MM

Si può capire come molti cittadini indigeni possano provare smarrimento, persino angoscia, di fronte a questo crogiolo di popoli, culture e umanità diverse che Milano è diventata; il punto è che, piaccia o no, Milano è ricca e forte solo perché ha saputo diventarlo. Mi vien fatto di pensare: sembra di essere a Londra. Qui invece del referendum sulla Brexit c’è il referendum tra il Beppe Sala artefice di Expo 2015 e Stefano Parisi che, se domenica vincesse, dovrebbe poi fare i conti per quattro anni con Matteo Salvini.

Poi ci sono – circa uno su tre – i milanesi in senso stretto. Alcuni di questi prendono il volantino senza commenti, altri lo rifiutano senza curarsi di guardare o chiedere a sostegno di chi sia, in molti casi dichiarano esplicitamente che non andranno a votare. Infine c’è la minoranza delle persone che dicono da che parte stanno.

il sen. Roberto Cociancich in viale Papiniano

il sen. Roberto Cociancich in viale Papiniano

Qui si ha la percezione immediata del “testa a testa” tra i due candidati: sono proprio metà e metà. Per una persona che mostra simpatia, magari dicendo “non sprechi il volantino, il mio voto per Sala è già deciso”, ce n’è un’altra che, per lo più con cortesia, dichiara che voterà Parisi. Qualcuno mi riconosce e si ferma a scambiare due parole. Uno mi colpisce: “dopo queste elezioni, però, dovete ricominciare seriamente a cambiare il Paese; mi sembra che vi siete un po’ fermati”.

Pomeriggio al telefono. I parlamentari milanesi si sono divisi l’elenco degli iscritti alle primarie PD, per chiamarli uno a uno raccomandando il voto di domenica prossima. Con l’aggiunta dell’elenco di miei conoscenti milanesi sono circa 150 persone, con cui nell’arco di pochi giorni devo riuscire a parlare senza essere importuno. Prima di incominciare provo un grande imbarazzo: mi chiedo se non sia un modo troppo intrusivo di condurre la campagna elettorale. MilanoDopo i primi colloqui mi tranquillizzo: nessuno di questi elettori mostra di sentirsi disturbato;  quando spiego chi sono e perché chiamo, rispondono quasi tutti volentieri, alcuni anzi approfittano per parlarmi di un mio articolo, o di come Milano ha cambiato faccia negli ultimi anni, o ancora di quello che sta accadendo in Parlamento o nel Paese. Fin troppo: alcune conversazioni durano anche cinque o sei minuti, persino dieci, il che è molto gratificante per il parlamentare che cerca il contatto diretto con l’elettore e lo trova disponibilissimo per il colloquio, ma è rovinoso per il programma di lavoro. Alcuni lo intuiscono e mi dicono: “non perda altro tempo con me: sul mio voto potete contare senz’altro”.

Milano stranieri darsenaIn questo mio minuscolo campione degli iscritti alle primarie, quelli che non danno assicurazioni circa il loro voto per il candidato del centro-sinistra sono circa uno su dieci. Ce n’è uno che mi chiede a bruciapelo: “A parte l’Expo, che ormai è finita, mi dia un solo motivo per votare Sala invece che Parisi: a me sembrano due candidati identici”. Gli rispondo: “Sul piano personale, Stefano Parisi è una persona eccellente, come lo è Beppe Sala; il problema è che nella coalizione che lo sostiene ha un peso dominante la Lega di Salvini, quella che vuole il ritorno alla lira e alle frontiere nazionali, se non addirittura regionali, non vuole l’Unione Europea, vorrebbe una città fatta di soli milanesi, senza gli stranieri. Parisi cerca di nascondere questa parte della sua coalizione, ma rappresenta anche la Lega e domani dipenderà dal suo sostegno. Quanto all’Expo non è affatto finita, è soltanto l’inizio di una proiezione mondiale di Milano, che deve essere sostenuta e difesa”. Non so se lo ho convinto.

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