THE DAY AFTER – 1. NON AVREMO MAI LA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE QUASI TUTTI DICONO DI VOLERE?

IL SUCCESSO DEL “NO” RISCHIA DI METTERE UNA PIETRA TOMBALE SU QUALSIASI PROSPETTIVA DI RIFORMA COSTITUZIONALE. A MENO CHE…

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 417, 5 dicembre 2016 – Tutti i documenti e interventi sulla riforma costituzionale pubblicati su questo sito sono raccolti nella sezione Riforme istituzionali     .

L'ultimo voto in Senato sulla riforma costituzionale, 21 gennaio 2016

L’ultimo voto in Senato sulla riforma costituzionale, 21 gennaio 2016

Che cosa cambia ora nei nostri rapporti con l’Unione Europea? Quale che sia nei mesi prossimi la composizione e l’indirizzo politico del nuovo Governo, torniamo a Bruxelles non soltanto avendo azzerato un cammino di riforme istituzionali incominciato tre anni fa, ma trovandoci in una situazione peggiore rispetto ad allora. Perché il clamoroso fallimento di questo tentativo di riforma costituzionale scoraggia chiunque intenda riprovarci sul serio e rende poco credibile la capacità di autoriforma del nostro Paese agli occhi degli osservatori e operatori esterni. In questo nuovo contesto, a una nuova riforma costituzionale non potremo rimettere mano prima di una ventina d’anni, se va bene. A meno che…

A meno che, sull’orlo del precipizio, l’Italia riesca a dare un colpo di reni. Nei momenti più drammatici lo ha sempre fatto, sfoderando riserve insospettate di buon senso. Ora che “il rischio della dittatura renziana è stato sventato”, si può forse pensare alla possibilità della formazione immediata, a iniziativa del Capo dello Stato, di una commissione molto ristretta composta da un esponente dei Pd per il Sì (Mariaelena Boschi? Luciano Violante?), uno del centrodestra (Gaetano Quagliariello?), uno dell’area centrista (Andrea Mazziotti?), uno della sinistra non renziana (Gianni Cuperlo? Gennaro Migliore?), e chi altro voglia aggiungersi, con il compito di tirare le fila di tutto lo straordinario dibattito sviluppatosi in questi tre mesi di campagna referendaria, per sfornare entro 60 giorni una riforma costituzionale più essenziale, esente dai difetti di quella che ieri è stata bocciata, e una riforma elettorale, su cui possa raccogliersi subito, già dalla prossima primavera, il consenso di più di due terzi del Parlamento. A quel punto, la riforma di cui il Paese ha bisogno, e che quasi tutti da trent’anni e ancora nei giorni scorsi hanno detto di volere, potrebbe entrare in vigore in tempi brevissimi, senza referendum. E l’impegno politico speso da tutti, per il Sì e per il No, potrebbe anche dare frutti insperati.

Ma Sergio Mattarella è attrezzato per i miracoli?

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