LA LIBERTÀ DELL’INFORMAZIONE E IL DIRITTO AL SEGRETO

Nessun principio costituzionale, nemmeno quello della libertà di informazione, costituisce un valore assoluto: ognuno di essi deve sempre essere contemperato con gli altri, attraverso un bilanciamento non sempre facile

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Fondo pubblicato sulla
Gazzetta di Parma il 24 luglio 2022 – In argomento v. anche il mio disegno di legge per la trasparenza totale nelle amministrazioni n. 245/2013 

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Julian Assange

Anche Vladimiro Zagrebelsky è autorevolmente intervenuto – sulla Stampa di domenica scorsa – in difesa di Julian Assange, il giornalista australiano che è perseguito dai giudici statunitensi per avere diffuso una grande quantità di notizie segrete, sottratte dagli archivi dell’Amministrazione ad opera di una “talpa”. L’immagine che si trae dall’articolo dell’ex-magistrato è quella di un conflitto tra libertà di circolazione delle informazioni, al servizio della democrazia, e diritto alla riservatezza e al segreto, al servizio del potere costituito, interessato a proteggere gli arcana imperii.

Non posso negare la mia radicata simpatia per questa posizione: mi sono sempre battuto per la trasparenza totale nelle amministrazioni pubbliche e per la riduzione al minimo essenziale dell’area coperta dal segreto d’ufficio o di Stato. Tuttavia non è ragionevole spingersi fino a negare ogni spazio al diritto delle amministrazioni al riserbo e al segreto; che nel caso di Assange è stato radicalmente azzerato. La pubblicazione indiscriminata dei dati sottratti al Governo U.S.A., per esempio, ha privato improvvisamente di ogni copertura gli agenti statunitensi in molti Paesi ostili, mettendone a repentaglio la vita; ha rivelato scambi di messaggi interni all’Amministrazione sulle strategie negoziali da tenere per gli acquisti nei settori più disparati; ha anche – last but not least – diffuso dati sensibili detenuti dall’Amministrazione su privati cittadini.

Chi propugna l’assoluzione di Assange in nome della libertà di stampa, poi, dimentica che proprio in nome di questa libertà in molti altri casi è stato invocato dai giornalisti un diritto al segreto sulle proprie fonti. La realtà è che nessun principio costituzionale costituisce un valore assoluto: ciascun valore deve sempre essere contemperato con gli altri, attraverso un bilanciamento non sempre facile. Questo è il motivo per cui chi santifica Assange sbaglia, al pari di chi vorrebbe vederlo all’ergastolo.

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