CHI DIFENDE GLI AVVOCATI DAI PROFESSORI?

“E’ SBAGLIATO SOTTOLINEARE IL POSSIBILE CONFLITTO DI INTERESSI TRA AVVOCATO E CLIENTE, NEL MOMENTO IN CUI INVECE AVVOCATO E CLIENTE SONO ENTRAMBI VITTIME DEL MALFUNZIONAMENTO DELLA GIUSTIZIA”

Replica degli avvocati Massimiliano Cesali, Luca Laudadio e Francesco Rettura, a nome dell’associazione ” Movimento per la dignità forense – Aria nuova” , pubblicata sul Corriere della Sera del 5 maggio 2010, al mio articolo del 3 maggio, Chi difende il cliente dal difensore? – Segue una mia breve risposta

Egregio Direttore,
intendiamo intervenire in merito all’articolo recente del Prof. Ichino.
Una premessa: non vorremmo che qualcuno si compiacesse del fatto che
l’argomento ha sollevato tanto clamore, usando la retorica del “parlarne è
meglio del non parlarne”.
Nel rispetto per l’insigne Giurista, il suo intervento è intempestivo e ci
ha lasciati attoniti, occupandoci della quotidianità degli Avvocati.
Mai come oggi Avvocati e Cittadini sono accomunati nella sventura della
quotidianità dei Palazzi Giudiziari, che impedisce ai primi di lavorare e
essere remunerati ed ai secondi di avere Giustizia.
Noi Avvocati, e con noi i cittadini, oggi ci barcameniamo tra rinvii per
la decisione della causa al 2014; parliamo di un grado di giudizio; i
cittadini sono costretti stragiudizialmente a rinunce pesantissime sui loro
diritti e non per scelta degli avvocati. Altro che “second opinion”.
Facciamo, anche professionisti affermati, la fila dalle 7 del mattino per
notificare o chiedere copie degli atti, personalmente o delegate a
coraggiosi collaboratori che entrano negli studi con ben altre prospettive
e aspettative dalla pratica forense.
Osserviamo i Giudici portarsi da casa il toner delle stampanti e talvolta
portiamo la carta in udienza.
Pochi giorni fa, di questo se n’è parlato poco nella cronaca nazionale,
siccome è slittato momentaneamente il contributo del Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati di Roma, cioè i soldi degli avvocati, gli Uffici del
Giudice di Pace di Roma hanno interrotto il servizio di rilascio delle
copie dei provvedimenti, impedendo al cittadino di avere, tra l’altro,
copia della Sentenza.
Vale a dire che quell’Ufficio ed i servizi ai cittadini in questo caso
funzionano perchè gli avvocati pagano un extra. Pena la paralisi.
In questi giorni subiamo la riforma della c.d. Mediazione Civile che
introduce altre categorie professionali, non qualificate, a dirimere le
controversie; ne sta nascendo un business; gli Avvocati così sono
spogliati di loro prerogative professionali, ed i cittadini, da un lato,
sono meno e peggio tutelati, dall’altro gli si fa pagare un costo
aggiuntivo obbligatorio per accedere alla Giustizia dei Tribunali. Perchè
la mediazione sarà a breve condizione di procedibilità per i Giudizi, da
pagare.
Sono ancora in vigore il patto di quota lite e l’assenza di minimi
tariffari, che ci sono stati imposti, ancora una volta senza la reale
percezione della quotidianità della professione e che ci hanno costretto a
“trattare” al ribasso i nostri compensi, ma soprattutto con Banche ed
Assicurazioni (!)
Quest’anno la Cassa Forense, incurante del momento storico in cui viviamo,
ha praticamente raddoppiato i contributi minimi, che molti colleghi non
riescono a sopportare.
Allo stesso tempo si vorrebbero introdurre sbarramenti di reddito al di
sotto dei quali si viene cancellati dall’Albo, come se, di questi tempi,
non guadagnare potesse consentire di essere espulsi dall’Albo
professionale.
Subiamo ogni anno le “non riforme” del processo civile, divenuto
professionalmente parlando, avvilente. La più “importante” tra le ultime
innovazioni è stata, in campo civile, la testimonianza scritta, istituto
del tutto minuscolo ed inutilizzato. Fumo.
In tutto questo, mentre siamo compagni di sventura dei Cittadini – di cui
attuiamo i diritti nell’attuale disastrato sistema – ci viene proposto dal
Professor Ichino il problema di chi tutela i cittadini dai loro avvocati.
Sembra quasi una presa in giro.
Purtroppo non lo è. Rappresenta, invece, l’osservazione di chi è avulso
dalla pratica quotidiana della professione così come è praticata dalla
stragrande maggioranza dei Colleghi, i quali a loro volta hanno, forse,
un’unica colpa, quella di non aver fatto ancora opinione in maniera
unitaria.
D’altronde avulsi dalla nostra quotidianità sono praticamente tutti gli
interventi degli ultimi anni che direttamente o indirettamente hanno
riguardato noi, i cittadini, e la Giustizia. In Parlamento ci saranno
anche tanti Avvocati; modestamente abbiamo dubbi che ci sia l’Avvocatura.
Avremmo in realtà tutto da guadagnare da una Giustizia rapida. Si lavori
per quella.
Ci auguriamo che il Correre della Sera voglia continuare a fornire il suo
contributo alla Giustizia Italiana facendosi cassa di risonanza di
argomenti ed iniziative idonee a migliorare veramente la situazione
gravissima in cui essa versa, e sappia aiutare gli Avvocati Italiani ad
uscire dal disdoro in cui sono stati relegati, forse anche per scarsa
compattezza interna.
    Avvocati Massimiliano Cesali, Luca Laudadio e Francesco Rettura –
 “Movimento per la Dignità Forense – Aria Nuova”

Quanto voi scrivete è verissimo: gli avvocati e i loro clienti sono entrambi vittime dei gravissimi disservizi delle amministrazioni giudiziarie. Ma questa non è una “emergenza” degli ultimi giorni o mesi: sono ormai decenni che versiamo in questa situazione. Possiamo dunque dire che per decenni, comunque fino a che quei disservizi non saranno stati superati, è inibito affrontare la questione del possibile conflitto di interessi tra avvocato e cliente? Se non possiamo dirlo, che senso ha rifiutare di discuterne per “difetto di tempestività” della denuncia?
E quale mai dovrebbe essere il tempo giusto per discuterne, se non quello in cui è in discussione la riforma dell’ordinamento forense?
Se riteniamo che, insieme a tutti gli altri problemi, ci sia anche quello del possibile conflitto di interessi; se riconosciamo che – come accade in ogni categoria professionale – anche tra gli avvocati possa esserci qualche incompetente o qualche disonesto; e se concordiamo sul punto che una delle funzioni dell’Ordine sia anche quella di proteggere l’interesse del cliente in questi casi e che anche dalla sua capacità di farlo dipende il prestigio del ceto forense; se siamo convinti di tutto questo, mi sembra che proprio ora sia il momento di discuterne, insieme a tutti gli altri problemi della riforma dell’ordinamento che ci riguarda.  (p.i.)
 
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