SULLA QUESTIONE DEI RIMBORSI-TAXI PER I PARLAMENTARI CHE GIA’ FRUISCONO DELL’AUTO DI SERVIZIO

UNA SPESA CHE PUO’ SICURAMENTE ANNOVERARSI TRA I COSTI IMPROPRI DELLA POLITICA E CHE DOVREBBE ESSERE URGENTEMENTE ELIMINATA, ANCHE IN OMAGGIO AL PRINCIPIO DI TRASPARENZA DEI REDDITI DEI PARLAMENTARI

Quella che segue è la mia lettera pubblicata dal quotidiano Libero in prima pagina il 9 giugno 2010 – I deputati e senatori che usufruiscono di auto di servizio, per le cariche parlamentari o di governo rivestite, sono circa 200

Caro Direttore,
concordo pienamente con quanto espone e propone Andrea Scaglia su “Libero” di oggi (pagina 2), circa l’opportunità che Senato e Camera non eroghino il rimborso forfetario delle spese di taxi ai parlamentari i quali, per le loro cariche istituzionali, già godono di un’auto di servizio. Le segnalo, in proposito, la situazione particolare in cui mi sono trovato, essendo soggetto per motivi di sicurezza a un dispositivo di protezione che mi costringe a circolare soltanto su di un’auto blindata della Guardia di Finanza, con molti svantaggi facilmente immaginabili, ma con il vantaggio di non avere mai spese di taxi. Essendo stato eletto al Senato nel 2008, mi sono informato se fosse possibile rinunciare al rimborso delle spese di taxi, ma mi è stato risposto che questo atto non era previsto e avrebbe creato problemi burocratici di difficile soluzione. All’inizio di quest’anno ho pertanto deciso – dandone pubblica notizia sul mio sito (nella pagina Rendiconti”) – di devolvere per intero il rimborso percepito alla Fondazione Giuseppe Pera, in funzione dell’istituzione di borse di studio annuali per giovani laureati. La saluto molto cordialmente.

 

 

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