UNO, CENTO, MILLE CONFLITTI DI INTERESSE

UN EMENDAMENTO PER LA TRASPARENZA DEGLI INTERESSI PERSONALI DEI PARLAMENTARI

In un articolo pubblicato da La Repubblica il 19 luglio 2008 Tito Boeri sollecita i politici a una maggiore trasparenza circa i propri interessi personali e propone che il disegno di legge per la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, attualmente in discussione al Senato, sia integrato con una norma che imponga la pubblicazione dei dati circa proprietà, obbligazioni e partecipazioni societarie di deputati e senatori. Rispondo all’appello di Boeri formulando l’emendamento che presenterò nei prossimi giorni (lo si può leggere in coda all’articolo).

     Sia Antonio Di Pietro che Silvio Berlusconi ritengono imminente una nuova tangentopoli. Il primo lo ha detto espressamente in questi giorni, commentando l’arresto di Ottaviano Del Turco. Il secondo lo ha fatto capire cercando, senza successo, di imprimere una brusca accelerazione alla sua proposta di reintrodurre l’immunità parlamentare. Difficile stabilire se hanno ragione. Quel che è certo è che una classe politica che dovesse pensare solo a rafforzare gli scudi protettivi della “casta” mentre il paese sprofonda nella stagflazione, sono in corso diverse indagini che vedono coinvolti uomini politici e sono stati intercettati ripetuti episodi di gestione personale del potere, rischierebbe una sonora bocciatura dei cittadini. Sono loro i veri giudici in democrazia. E hanno già dato prova di saper travolgere col voto una classe politica, quella della Prima Repubblica, che aveva edificato attorno al suo operato un sistema di corruzione capillare.

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PERCHE’ I POLITICI LITIGANO CON I GIORNALISTI

UNA RIFLESSIONE SUI RAPPORTI NON FACILI TRA IL PALAZZO E I MEDIA

 

Articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 26 giugno 2008

 

            Non c’è da stupirsi se i politici litigano tanto spesso con i giornalisti. I primi hanno fame e sete di “visibilità” sui giornali, ma la vorrebbero su misura per la comunicazione dei loro discorsi complessi, pieni di sottili distinguo che interessano molto agli addetti ai lavori, poco al grande pubblico. I giornalisti, invece, sono interessati a pubblicare dichiarazioni o interviste che “fanno notizia”: quindi senza troppe sfumature, possibilmente sorprendenti nella loro nettezza e novità.

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I DANNI PRODOTTI DALL’EMENDAMENTO SALVA-PREMIER

PARALIZZA IL DIALOGO SULLE RIFORME ISTITUZIONALI, INTRALCIA GRAVEMENTE L’AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA, TOGLIE CREDIBILITA’ ALL’INIZIATIVA SUL TERRENO DELL’EFFICIENZA DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

18 giugno 2008

     L’innesto nel decreto-sicurezza dell'”emendamento-Berlusconi”, mirato chirurgicamente a impedire la conclusione del processo in cui il Capo del Governo è imputato di corruzione giudiziaria, al costo di un gravissimo intralcio generale per il funzionamento della giustizia penale, pone un’ipoteca pesante sulla possibilità di un dialogo fecondo tra maggioranza e opposizione circa le riforme istituzionali. Il Paese ne ha pur sempre urgente bisogno, ma ora le difficoltà si raddoppiano. Continua…

LA POLARIZZAZIONE TRA FORTI E DEBOLI NEL MERCATO DEL LAVORO E I COMPITI DI UNA SINISTRA MODERNA

KRUGMAN INSEGNA: LA FASCIA MEDIA NON NASCE DA SOLA, LA CREA UNA POLITICA REDISTRIBUTIVA

Articolo di Marco Leonardi, ricercatore di economia politica presso il Dipartimento di Studi del Lavoro e del Welfare nell’Università degli Studi di Milano, pubblicato il 13 giugno 2008 su il Riformista.

     Paul Krugman ha parlato festival di Trento di democrazia e mercato, ma il suo lavoro più interessante di questi ultimi anni è l’ultimo libro, The Conscience of Liberal. È il suo primo libro da commentatore politico più che da economista. Ed è un libro straordinariamente interessante anche per l’Italia. Non per l’argomento, che riguarda l’aumento delle disuguaglianze negli Stati Uniti ma per l’approccio politico ad un tema così importante, ma questo lo vedremo all’ultimo.
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IL VANTAGGIO DEL GOVERNO-OMBRA NELLA POLITICA DEL LAVORO

PARTE IL NEGOZIATO FRA LA CONFINDUSTRIA E I SINDACATI SULLA STRUTTURA DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA: IL POSSIBILE RUOLO DEL GOVERNO E QUELLO DEL PD, TRA FALCHI E COLOMBE

Pubblicato su l’Unità il 18 maggio 2008

             Giovedì prossimo l’assemblea degli industriali insedierà alla presidenza di Confindustria Emma Marcegaglia. Poco dopo si avvierà il negoziato con Cgil, Cisl e Uil per la riforma della rappresentanza sindacale e della struttura della contrattazione collettiva. Le tre confederazioni proporranno come base di discussione il documento sul quale hanno raggiunto l’accordo nei giorni scorsi e che sarà discusso nei luoghi di lavoro nei giorni prossimi: sul primo punto, nuove regole per una misurazione precisa della rappresentatività di ciascuna organizzazione; sul secondo, più spazio alla contrattazione aziendale, per far crescere i salari legandone una parte maggiore ai risultati. Confindustria si presenterà alla trattativa proponendo uno spostamento ancora più deciso del baricentro della contrattazione verso le aziende.

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COME PUO’ MATURARE LA SVOLTA

Articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 27 aprile 2008 

           Devo una risposta all’editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere di ieri, ai numerosi articoli comparsi su altri giornali nei giorni scorsi, alle centinaia di messaggi che mi sono pervenuti, dopo la mia risposta negativa alla proposta di Silvio Berlusconi di assumere la carica di ministro del Lavoro nel suo governo. In questi messaggi di amici e sostenitori, circa due terzi esprimono pieno consenso (in qualche caso con motivazioni che non condivido, perché venate di manicheismo politico); gli altri esprimono dissenso e talvolta anche delusione. È soprattutto a questi ultimi che voglio rispondere.
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PERCHE’ NON POTREI FARE IL MINISTRO DEL LAVORO NEL GOVERNO DEL PDL

16 aprile 2008

Oggi sul Giornale Livio Caputo parla di questa possibile proposta. Rispondo qui, come ho già fatto pubblicamente in diverse occasioni: un mio coinvolgimento nel Governo di Silvio Berlusconi non è pensabile, per le profonde differenze che dividono il suo programma da quello del Partito che ho contribuito a fondare e nelle cui liste sono stato eletto.
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IL SIGNIFICATO DI QUESTE ELEZIONI

15 aprile 2008

Dal risultato del voto di questi giorni possono trarsi alcune indicazioni nette: 1. la destra oggi in Italia è maggioranza, “senza se e senza ma”; 2. la vecchia sinistra non rappresenta più se non una parte molto marginale della società civile (che non è, comunque, la parte più debole e povera del mondo del lavoro); 3. il Partito Democratico, appena nato, ha saputo raccogliere da solo un terzo dei voti degli italiani. Non è poco: una grande forza politica, solidamente democratica, portatrice di nuovi contenuti e nuovi metodi politici, impegnata per il progresso del Paese. Ma, come è evidente, non possiamo accontentarci di questo.
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PER DARE VALORE AL LAVORO

MANIFESTO DEI CANDIDATI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Milano, 14 marzo 2008

Impegnati nel mondo del lavoro come rappresentanti dei lavoratori o degli imprenditori, o come studiosi, abbiamo accettato la candidatura nelle liste del Partito Democratico perché siamo convinti che la realizzazione del suo programma può migliorare incisivamente la competitività del nostro sistema economico, la qualità del nostro tessuto produttivo e le condizioni di sicurezza e benessere di tutti, a cominciare da chi è più a rischio di precarietà e povertà.

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PERCHE’ ACCETTO LA CANDIDATURA

Pubblicato il 21 febbraio 2008 sul Corriere della Sera in risposta alla lettera aperta di Franco Debenedetti

Caro Franco,
puoi immaginare quante risonanze abbia in me il tuo ammonimento. Accettare di tornare in Parlamento significa rinunciare non soltanto al mio lavoro di editorialista del Corriere, ma anche a quello di professore in un dipartimento universitario che ho contribuito a costruire dal nulla nel corso di un quarto di secolo e che considero uno dei migliori del Paese nel campo degli studi del lavoro e del welfare.

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