FAR FUNZIONARE IL MERCATO DEL LAVORO

Perché il sostegno del reddito ai bisognosi non incentivi il lavoro nero e non deprima la partecipazione al mercato del lavoro regolare è indispensabile attivare i percorsi di formazione mirata alle centinaia di migliaia di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire per mancanza delle persone idonee

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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi pubblicata su
Italia Oggi il 27 ottobre 2022 – In argomento v. anche Restano inutilizzati grandi giacimenti occupazionali
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COME SI PUÒ RENDERE PIÙ PRODUTTIVO IL LAVORO DEGLI ITALIANI

Nell’immediato, le sole misure efficaci sono quelle che favoriscono la migrazione dei lavoratori dalle imprese meno produttive a quelle più efficienti, anche attraverso interventi di formazione mirata; ma decisivo sul piano strategico è migliorare profondamente soprattutto il sistema scolastico, oltre a quello della formazione

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Intervista a cura di Gianluca Cavicchioli, in corso di pubblicazione sull’organo dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena, ottobre 2022 – In argomento v. anche l’intervista
In che cosa si concreta oggi l'”intelligenza del lavoro”
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LA SCELTA DEL PD, NEL 2011, DI APPOGGIARE MONTI

Nel 2011 la finanza pubblica italiana era sull’orlo del default: era chiaro a tutti, dal Pd al PdL, che la situazione era drammatica e che per uscirne erano indispensabili misure politicamente possibili solo se prese da uno schieramento bi-partisan; andare alle elezioni anticipate in quella situazione sarebbe stata una follia

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Intervista a cura di Lorenzo Giarelli
rilasciata il 24 agosto 2022, pubblicata parzialmente nel numero di settembre 2022 di Millennium, mensile del Fatto quotidiano – È online anche, in formato PDF, l’intero servizio nel quale l’intervista è stata inserita – In argomento v. pure La lettera della BCE al Governo italiano, del 5 agosto 2011
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I CATTIVI SERVIZI DELLA STAMPA ALLA CULTURA DEL LAVORO

Il mercato del lavoro italiano soffre di un difetto diffuso di senso civico, ma anche della diffusione di molti luoghi comuni, cui troppo sovente la stampa contribuisce acriticamente – Qui, pur nel contesto di una intervista del tutto corretta sul piano deontologico, l’esempio di due luoghi comuni che ricorrono con frequenza

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Intervista a cura di Danilo Renzullo pubblicata su
il Tirreno il 9 ottobre 2022 – In argomento v. anche Quanti luoghi comuni sul lavoro dei rider

 

Per Ichino, docente di diritto del lavoro all’università statale di Milano, la legge serve a combattere il lavoro non regolamentato, ma non basta. Occorre anche una nuova cultura del lavoro. Accompagnata da misure, come la riduzione della circolazione del  contante, che secondo il giuslavorista porterebbero a contrastare quasi «naturalmente» alcune storture del mercato del lavoro.

Professor Pietro Ichino, il lavoro nero sottopagato e non regolamentato è ancora una piaga. Cosa non ha funzionato nell’ordinamento italiano?
Il senso civico diffuso, nel nostro Paese, è a livelli nettamente inferiori rispetto al resto d’Europa. E a livelli inferiori è anche l’efficienza dei servizi ispettivi.

Leggi, sanzioni e controlli (scarsi) sono strumenti che possono combattere questi fenomeni?
La legge non può tutto. Però una misura efficacissima per combattere il lavoro nero e più in generale l’evasione fiscale ci sarebbe.

Quale?
Ridurre drasticamente la circolazione del contante abbassando progressivamente a 100 euro il limite dei prelievi Bancomat; imporre che qualsiasi salario od onorario venga pagato a mezzo bonifico; riconoscere a qualsiasi persona, anche agli immigrati, il diritto ad aprire un conto corrente bancario gratuito.

Ma siamo in Italia, non in Olanda o in Gran Bretagna.
Però dobbiamo allinearci al nord-Europa. Per questo occorre anche una grande campagna per convincere gli italiani che pagare tutto con la “moneta di plastica”, anche il caffè al bar e il giornale all’edicola, è un atto civico e di grande modernità, mentre l’uso del contante è roba del secolo scorso, che oggi serve solo ai malavitosi

Ieri, a Firenze, un gruppo di 22 lavoratori pachistani impiegati nella filiera del tessile ha protestato contro le grandi griffes a seguito di un licenziamento di massa. Protestavano per paghe più dignitose. Siamo al lavoro e ai lavoratori usa e getta?
Un licenziamento collettivo fa notizia; un’azienda che apre, no. È ora che anche la stampa incominci a fare la sua parte per evitare che si diffonda una visione distorta di quello che accade nel tessuto produttivo.

Intende dire che in Italia c’è anche un problema di cultura del lavoro?
Sì. E che i giornalisti ne hanno qualche responsabilità per il modo selettivo e superficiale con cui diffondono l’informazione sul lavoro.

Ieri a Firenze si sono svolti i funerali di Sebastian Galassi, 26 anni, l’ennesimo rider morto mentre consegnava pizze. Lei ha sottolineato che ci sono troppi luoghi comuni in questo settore e che non bisogna criminalizzare le piattaforme che somministrano questo tipo di lavoro.
Il caso di Galassi è tragico. Ma purtroppo non è una peculiarità del lavoro dei rider: metà degli infortuni sul lavoro accadono sulle strade. E poi, a proposito di luoghi comuni, lo è anche l’espressione “l’ennesimo rider morto mentre consegnava pizze”. Il solo altro caso che conosco riguardava un dipendente amministrativo dell’impresa titolare della piattaforma e non un rider.

Questo settore può rappresentare un’occasione per giovani e giovanissimi o anche per chi, in età avanzata, si trova improvvisamente senza un impiego?
Sì. Ma quello del rider è un lavoro con un bassissimo livello di professionalità e di produttività, quindi anche di retribuzione. La vera protezione per chi vi è coinvolto sta nel garantirgli il percorso efficace verso lavori più produttivi e quindi meglio retribuiti.

Perché in Italia, a differenza di altri Paesi europei, non si riesce a strutturare le prestazioni dei “fattorini del cibo” come lavoro dipendente?
Perché in Italia prevale ancora l’idea che il lavoro dipendente possa essere misurato soltanto sulla base della sua estensione temporale.

Come incide il fenomeno della Great Resignation sul cambiamento del mondo del lavoro?
L’aumento delle dimissioni spontanee è la conferma del fatto che il mercato del lavoro, nel XXI secolo, è un luogo dove sono anche le persone a scegliersi l’impresa, e non solo viceversa.

E il fenomeno dello smart working?
Lo smart working è solo un segmento di lavoro dipendente svolto secondo la struttura del lavoro autonomo.

Il Jobs Act ha precarizzato ancora di più il mondo del lavoro?
Il rischio di licenziamento per i lavoratori è rimasto del tutto invariato, rispetto a prima del 2015. Il lentissimo aumento dei contratti a termine, che restano comunque intorno al 15 per cento del totale della forza-lavoro, era incominciato molto prima del 2015. Ed è comunque un fenomeno che investe tutti i Paesi occidentali.

Chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso, dunque, col Jobs Act?
L’Italia, nel suo complesso, ci ha guadagnato perché ha finalmente armonizzato il proprio ordinamento del lavoro a quello del resto della UE. Ci ha perso solo il ceto degli avvocati, cui appartengo: con la legge Fornero del 2012 e il Jobs Act del 2015 il contenzioso giudiziale in materia di licenziamenti e di contratti a termine si è più che dimezzato.

 

QUANTI LUOGHI COMUNI SUL LAVORO DEI RIDER

È sbagliato criminalizzare l’intero sistema del platform work solo per alcuni episodi di sfruttamento: è anche il sistema che ha consentito a moltissimi immigrati di inserirsi positivamente, con retribuzioni che talvolta raggiungono i 2000 euro al mese – La protezione migliore sta nel garantire i percorsi di formazione verso altri lavori più qualificati

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Intervista a cura di Giulio Gori, pubblicata sul
Corriere Fiorentino il 6 ottobre 2022 – In argomento v. anche il mio articolo Il ruolo insostituibile della contrattazione collettiva per risolvere la questione dei rider e l’intervista Il contratto Just Eat per i rider: l’altra faccia della luna Continua…

LE IDEE CONFUSE DI LETTA SUL LAVORO

Il Pd resta il principale garante della continuità della politica europea e atlantica dell’Italia; ma le sue due anime, sono riluttanti a discuterne apertamente fino in fondo le implicazioni sul piano della politica economica e del lavoro

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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi per
Italia Oggi, 7 settembre 2022 – In argomento v. anche Il Jobs Act spiegato a Enrico Letta
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IN CHE COSA SI CONCRETA OGGI “L’INTELLIGENZA DEL LAVORO”

Finché la dinamica salariale resta affidata al contratto nazionale, è ben difficile che le retribuzioni crescano; sarebbe necessario che i ccnl e la legge incentivassero la presenza diffusa nelle imprese di un sindacato capace di negoziare forme nuove di collegamento tra aumenti di produttività e aumenti salariali

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Intervista a cura di Chiara Del Priore, pubblicata sul sito
Repubblicadeglistagisti.it,  7 luglio 2022 – Tutte le altre interviste e recensioni relative al libro L’intelligenza del lavoro sono agevolmente reperibili nella pagina web a esso dedicata
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LE RETRIBUZIONI NON POSSONO CRESCERE SE NON CRESCE LA PRODUTTIVITÀ

E perché aumenti la produttività occorre smettere di difendere le strutture poco produttive; e favorire invece in tutti i modi, anche con incentivi economici, il trasferimento delle persone da queste strutture a quelle più dinamiche, capaci di valorizzare meglio il loro lavoro – E armonizzare il contenuto assicurativo del rapporto rispetto alla UE

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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi, pubblicata da
Italia Oggi il 2 giugno 2022 – In argomento v. anche un mio intervento di dieci anni or sono: Che cosa mantiene basse le retribuzioni italiane Continua…

CAUSE E RIMEDI PER LA STAGNAZIONE DELLE RETRIBUZIONI

La produttività media non cresce perché sono troppe le strutture improduttive che manteniamo in vita; ma anche a causa della nostra chiusura agli investimenti diretti esteri e della cattiva qualità dell’incontro domanda/offerta – Sul livello italiano dei salari pesa anche il più elevato contenuto assicurativo del contratto di lavoro subordinato

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Intervista a cura di Maurizio Cattaneo, pubblicata il 27 maggio 2022 su
Verità & Affari – In argomento v. anche un mio intervento di dieci anni or sono: Che cosa mantiene basse le retribuzioni italiane Continua…

CONTRO CHI È RIVOLTO LO SCIOPERO DEGLI INSEGNANTI?

L’astensione dal lavoro dei professori rischia di produrre danno soltanto agli studenti, non all’amministrazione scolastica, la quale al contrario risparmia sugli stipendi

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Intervista a cura di Rosalba Carbutti pubblicata sul
Resto del Carlino (Quotidiano Nazionale) il 19 maggio 2022 – In argomento v. anche Sul diritto di studenti e famiglie di sapere in anticipo chi partecipa a uno sciopero Continua…

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